Dagli scaldacollo alle riaperture, passando per i test di massa: le dieci cose che non dimenticheremo del 2020

L’anno 2020 volge al termine. Un anno sicuramente complicato, diverso e segnato profondamente dall’epidemia da Coronavirus che non ha risparmiato neanche il nostro territorio, con oltre 730 vittime e quasi 30.000 contagiati da inizio crisi. Ma in Alto Adige è successo tanto altro negli ultimi 365 giorni: dallo scandalo degli scaldacollo provinciali, fino al caos dovuto al maltempo, passando per l’economia, messa in ginocchio e che cerca faticosamente di rialzarsi grazie alla forza di volontà degli imprenditori che si sono dovuti reinventare per farcela. Avvenimenti, fatti e casi che noi di Alto Adige Innovazione abbiamo cercato di raccontare quotidianamente sul nostro sito. Riavvolgiamo quindi il nastro e ripercorriamo l’anno che sta per terminare attraverso le dieci cose che non dimenticheremo di questo 2020 in Alto Adige. Con un augurio a tutti voi di un buon inizio di nuovo anno.

Il caso degli scaldacollo provinciali

Nel mese di marzo, in pieno lockdown ed emergenza da Coronavirus, l’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige acquista un lotto di 300.000 scaldacollo protettivi da distribuire alla popolazione al posto delle ben più efficaci mascherine. Si scopre presto però che l’appalto, affidato senza gara, è andato al cugino dell’assessore alla Sanità Thomas Widmann, proprietario dell’aziend Texmarket. La spesa totale ammontava a circa 500mila euro + Iva. Uno caso tutto altoatesino, sulla quale anche la nota trasmissione di Rai 3 Report ha cercato di far luce, guadagnando però solamente il silenzio della Provincia alle domande dell’inviata.

Parallelamente a ciò, un altro gigantesco stock di dispositivi di protezione per i medici (un milione di mascherine chirurgiche, 500mila Ffp2 e Ffp3 e 430mila tute protettive) fatto arrivare dalla Cina e finanziato dal noto imprenditore altoatesino Heiner Oberrauch viene dichiarato non idoneo dall’Inail.

L’economia altoatesina che si reinventa e reagisce alla crisi

La crisi che ha colpito il mondo dell’economia nel periodo più buio dell’epidemia, quello del primo lockdown, ha messo in ginocchio molte aziende e costretto gli imprenditori ad un cambio di passo repentino per reinventarsi offrendo soluzioni per la lotta al virus. Una riconversione di impianti e linee produttive altrimenti destinati al blocco sine die, o quasi, dopo lo stop imposto dall’emergenza. C’è chi dall’abbigliamento di marca è passato a produrre mascherine, come l’azienda Oberalp, e chi prima distillava grappa ed è poi passato a produrre disinfettante per le mani, come la distilleria Roner di Termeno. Ma c’è anche chi la neve artificiale l’ha «trasformata» in sanificatori delle strade, come nel caso di Demaclenko che ha realizzato un sistema montato su camion, e composto da un generatore neve ad alte prestazioni collegato ad una pompa in grado di assicurare la pressione ottimale dell’acqua e a un serbatoio contenente disinfettanti biodegradabili al 100%. Un caso, questo, che ha fatto scuola e ha girato il mondo fino ad arrivare sulle pagine del The Guardian e Independent.

La latitanza e cattura di M49, l’orso più ricercato d’Italia

La sua storia, ed il suo nome, sono diventati famosi già nel 2019 quando riuscì a scappare per la prima volta dal recinto di Casteller in cerca di libertà. Parliamo di M49, l’orso più ricercato d’Italia che dopo una lunga latitanza ed alcuni avvistamenti anche in Alto Adige, a Passo Oclini, è stato catturato a fine aprile sui monti sopra Tione, nelle Giudicarie, e trasportato sempre al Casteller, a sud di Trento. La sua storia aveva fatto il giro d’Italia e alzato diverse polemiche a seguito delle ordinanze di cattura – e in caso di necessità di abbattimento – emanate dal presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti. L’orso però non ha resistito alla voglia di scappare di nuovo, e ci è riuscito a fine luglio, salvo poi essere riacciuffato una seconda volta a settembre.

m49

Riaperture anticipate: il caos con Roma e i meme diventati virali

Una legge autonoma per la Fase 2 in Alto Adige. Era quanto deciso dal presidente Arno Kompatscher nel maggio scorso per riaprire in anticipo le attività rispetto al resto d’Italia. Una presa di posizione forte che minacciava l’interruzione di qualsiasi collaborazione con il governo di Roma, in quanto contrari alle decisioni che il Governo stava portando avanti. Pressata da categorie economiche e base del partito, la Südtiroler Volkspartei decise di forzare la mano, suscitando scalpore e portando il ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia a confrontarsi in prima persona con il presidente altoatesino, confermando la distanza di visioni.

L’8 maggio però entra in vigore la nuova legge catalizzando l’attenzione del Paese sull’Alto Adige. «Dopo che Roma per settimane non ha ascoltato le richieste per una differenziazione regionale delle misure, abbiamo deciso di intraprendere il nostro percorso legislativo autonomo», spiegò il presidente Arno Kompatscher rivendicando la forzatura con lo Stato centrale. Ed è così che in breve tempo, sul web, hanno iniziato a comparire i divertenti meme della pagina satirica “Benko che compra cose” accompagnati dagli hashtag #KompatscherApreCose e #KompatscherAnticipaTutti, dedicati proprio al presidente e che lo ritraggono mentre…riapre cose. Guardare per credere.

La campagna provinciale “Io ci sto”

Arno Komptascher o Paulo Dybala? Non ce ne voglia il presidente, ma per chiunque mastichi un po’ di calcio il dubbio non può che essere d’obbligo vedendo il gesto simbolico scelto dalla Provincia per la campagna estiva “Io ci sto” con la quale si invitava la popolazione a rispettare le regole per uscire dall’incubo Covid: il pollice e l’indice allungati in una L davanti alla mascherina, un sorriso simbolico nascosto sotto la protezione di naso e bocca. Esattamente come l’esultanza del famoso giocatore della Juventus. Una scelta che ha scatenato l’ilarità degli utenti del web.

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Lo scandalo dei furbetti del bonus Covid

È agosto inoltrato quando il mondo politico altoatesino piomba in un nuovo scandalo. Sono quattro infatti politici altoatesini che hanno fatto domanda all’Inps per richiedere il bonus da 600 euro dedicato alle partite Iva in emergenza Covid, incassandolo. Un fatto che ha destato grande indignazione tra i cittadini e il resto della politica locale. E i nomi saltano fuori subito: si tratta di Arnold Schuler (Svp), Paul Köllensperger (capogruppo e fondatore di Team K), Helmut Tauber (Svp) e il consigliere provinciale Gert Lanz (Svp). A pagare il prezzo più alto è Arnold Schuler che perde la carica di vicepresidente della Giunta Provinciale, al suo posto Waltraud Deeg.

Le elezioni comunali al tempo del Covid

A causa dell’epidemia Covid anche le elezioni provinciali sono state spostate, da maggio a settembre. A Bolzano si è riconfermato Renzo Caramaschi che ha sconfitto il rivale Roberto Zanin al ballottaggio, dopo il prezioso appoggio della SVP, con oltre il 50% dei voti. A Merano invece vittoria al fotofinish per Paul Rösch che è riuscito a superare Dario Dal Medico, candidato delle Liste Civiche in lingua italiana, per soli 37 voti con lo spoglio dell’ultima sezione. Il Comune di Merano è stato però poi commissariato dato che le trattative per una maggioranza non sono andate a buon fine. Nella città sul Passirio è arrivata Anna Abruzzese, che traghetterà il Comune fino alle nuove elezioni previste in primavera. Vittorie in scioltezza invece a Laives per il sindaco Christian Bianchi, a Bressanone per Peter Brunner e a Brunico per Roland Griessmair.

referendum alto adige

I test di massa altoatesini

Hanno fatto i giro d’Italia e del mondo le immagini dei test di massa svolti il 20, 21 e 22 novembre scorsi in Alto Adige. L’obiettivo di questa campagna era individuare il maggior numero possibile di positivi asintomatici mettendoli così in quarantena, abbassando i numeri dei contagiati schizzati in quel periodo a livelli molto alti. E la risposta della popolazione è stata sorprendente: in totale, su tre giorni di tamponi rapidi, sono state testate 343.227 persone, il 98% dei 350.000 previsti inizialmente e il 64% dell’intera popolazione altoatesina. Di questi sono 3185 i positivi, lo 0,9% dei testati. Una manovra quasi della disperazione dei vertici provinciali che ha riscosso però l’effetto desiderato, riuscendo così a realizzare una fotografia chiara del momento dell’epidemia in Alto Adige e facendo scuola anche in vista delle future vaccinazioni anti-Covid.

Il no alla riapertura degli impianti sciistici

La speranza è l’ultima a morire per gli appassionati della montagna e degli sport invernali, ma quest’anno la stagione sciistica sembra essere irrimediabilmente compromessa. Nonostante la maggior parte degli impianti altoatesini fossero pronti per accogliere gli ospiti già ad inizio dicembre, il presidente Kompatscher ha dovuto bloccare sul nascere gli entusiasmi a causa della mancanza di misure di sicurezza adeguate anti-Covid. E neanche l’appello di riaperture ai soli residenti ha avuto successo da parte degli esercenti funiviari.

“Nessuna fuga in avanti per preservare quanto raggiunto e migliorare ulteriormente i dati”, le parole del presidente sottolineando di nuovo l’importanza di tenere un comportamento volto alle regole per non vanificare gli sforzi fatti. “Siamo tutti impegnati per ripartire con alcune attività a gennaio. Sotto le feste servono invece misure che evitino ulteriori rischi. L’ultima doccia gelata per gli impiantisti è arrivata qualche giorno fa con il no del Comitato Tecnico Scientifico alle riaperture dal 7 gennaio, in quanto sarebbero ulteriormente da rivedere le linee guida presentate dalle Regioni al Governo. E intanto l’economia d’alta quota piange, per una stagione che sembra ormai non poter iniziare più, soprattutto senza turisti provenienti dall’estero.

Il maltempo che non lascia scampo

Il 2020 è stato un anno complicato anche dal punto di vista del maltempo. Diverse le giornate in cui i Vigili del Fuoco volontari sono dovuti entrare in azione per le operazioni di soccorso dovute alla forte pioggia e neve. A fine luglio sono stati registrati ben 3500 fulmini in un solo giorno, a fine agosto abbiamo assistito alle piene dell’Isarco e Adige, mentre a dicembre abbiamo vissuto nevicate record, come quella di qualche giorno fa. A tutto ciò si sono aggiunte anche due scosse di terremoto avvertite nella giornata di martedì 29 dicembre.

Alexander Ginestous

di Alexander Ginestous

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