Benvenuti al mercatino di natale di Bolzano: il regno del kitsch che non fa bene alla città

Sono le 9.05 di sabato 7 dicembre, ieri era San Nicolò, domani è il giorno dedicato all’Immacolata  e Bolzano si prepara al week end più caldo dell’anno nonostante le temperature. Nel fine settimana passato sono arrivati in città 310 pullman e per questo fine settimane se ne attendono almeno altrettanti.

Il mercatino è ancora chiuso, apre alle 10 ma tutto è pronto. Un camion parcheggiato tra le casette in piazza Walther invita ad assaporare il Sudtirolo, le giacche gialle dell’Associazione Alpini stanno sistemandosi in alcuni punti strategici dell’area, mentre in altri sono già presenti gli agenti della pulizia municipale. Al parcheggio dei bus di via Mayr Nusser la situazione è ancora tranquilla, le postazioni numerate dei bus collocate sulla strada sono vuote ed è quindi impossibile non notare che su ogni cartello è collocato un adesivo che recita: “Don’t fuck up my city. Fuckin tourist“. Meglio evitare di tradurre.

Alle 9.24 vedo arrivare il primo bus, proviene da Zurigo, in quanto svizzeri non possono permettersi ritardi e si sono mossi d’anticipo. Non c’è molto altro da segnalare se non la presenza nel passaggio verso il parcheggio di chi ha passato la notte nelle sale aperte per l’emergenza freddo e ora cerca un riparo per il resto della giornata. Ritorno al mercatino due ore più tardi, l’interno è già affollatissimo e sono le 11.05 quando scorgo le prime corna di renna di peluche sulla testa di una signora che consulta con aria svagata una mappa di Bolzano.

Torno al parcheggio di via Mayr Nusser, ora ospita, al coperto, una ventina di pullman, quasi tutti austriaci, tedeschi o svizzeri, solo tre quelli italiani: uno proveniente dal Veneto due dalla Puglia. La maggior parte dei bus si limita a scaricare i passeggeri all’esterno, senza entrare. Chi scende si limita a prendere accordi sull’orario e si segna il numero della postazione bus in cui ritrovarsi nel pomeriggio per tornare a casa. Una signora appena scesa da un pullman proveniente dalla Liguria si lamenta vistosamente dell’orario previsto: “Le luci le accendono alle cinque, non possiamo tornare prima, ci perdiamo il momento più bello!”. Purtroppo per lei non c’è molto da fare, dovendo tornare in Liguria entro la notte non si può ritardare l’orario di rientro.

Altri pullman arrivano e scaricano e il flusso è piuttosto ordinato. Per comprendere meglio le modalità del viaggio di chi arriva, chiedo lumi alla responsabile gruppi di una grossa agenzia di viaggi della Romagna. Mi racconta che quest’anno hanno organizzato venti pullman dedicati ai mercatini di Natale:  “Abbiamo iniziato il week end del 23-24 novembre e finiremo il 21 dicembre. In totale parteciperanno circa 980 persone. Per questo week end abbiamo organizzato quattro pullman, per il prossimo ne abbiamo previsti sei”. Solo tre dei venti viaggi organizzati prevedono un pernottamento, tutti e tre in Austria. Quelli concentrati in un’unica giornata prevedono la visita a due o tre mercatini: “Bolzano è solo una delle opzioni, non sempre ci fermiamo (durata media 4 ore), ma tutti ne prevedono almeno uno in Alto Adige”.

I viaggi di due giorni, invece, prevedono fino a cinque (5!) mercatini: “Un gruppo organizzato per il week end scorso ha potuto visitare i mercatini di Rovereto, Bolzano, Merano, Bressanone e Innsbruck dove era prevista la sosta per il pernottamento”.

A lettori di Bolzano potrà sembrare una punizione eccessiva per chiunque, ma anche chi si limita a due mercatini in un giorno non se la passa molto meglio: “Per le gite di un giorno la partenza varia tra le 4.30 e le 5.30 di mattina, mentre il ritorno va dalle 22.30 alla mezzanotte. Dipende dai chilometri, dal traffico e dal numero di soste”.  La spesa per ogni singolo viaggiatore è attorno ai 50 euro (pranzo libero escluso dal prezzo). Ringrazio per le informazione e saluto con un evidente tono di cordoglio.

I dati: un turismo mordi e fuggi

I mercatini, come noto,  favoriscono il turismo mordi e fuggi, lo dimostrano anche i dati di una ricerca presentata proprio questa settimana in Comune. Numeri che evidenziano come nel mese di dicembre le presenze alberghiere a Bolzano siano più basse rispetto, non solo a quelle di giugno, luglio, agosto e settembre, ma anche di maggio e ottobre.

 

 

Sempre nella stessa ricerca,  si consiglia di: “Prevedere delle azioni per l’aumento dell’indice di occupazione. Inoltre, si vuole contestualmente sottolineare l’importanza di controllare costantemente il rapporto tra residenti e turisti e di evitare situazioni di raggiungimento della capacità portante della città. A tal proposito, si vuole sottolineare che la città di Bolzano sembra contare un alto tasso di turismo giornaliero si consiglia prevedere delle azioni per la trasformazione del turismo giornaliero in pernottamento. In modo tale da offrire maggiori impatti economici positivi sia alle strutture ricettive che le strutture di ristorazione così come ai negozi e tutto l’indotto turistico. Si vuole inoltre far notare come la città di Bolzano goda di una forte attrattività nel centro storico sia di turisti che si fermano a pernottare in città sia di visitatori giornalieri. Si consiglia quindi uno studio per il miglioramento del flusso turistico che comprenda la visita e il passaggio all’interno dell’intero territorio cittadino. Si ritiene quindi necessario analizzare il turismo giornaliero tramite uno studio ad hoc per poterlo comprendere al meglio e per identificarne strategie idonee”.

In sintesi brutale, meglio avere un visitatore per cento giorni che cento in un giorno solo ed è meglio averli sparsi per l’intera città invece che concentrati in uno spazio limitato come accade in questi giorni. Nell’apprezzare il coraggio dell’Amministrazione comunale nel presentare una ricerca simile proprio in occasione del mercatino, ricordiamo che avevamo già evidenziato il problema in una delle precedenti puntate di Alto Adige Doc. Quella in cui la ricercatrice dell’Eurac Anna Scuttari sottolineava come il punto dolente fosse proprio relativo alla gestione dei turisti giornalieri e si domandava se per Bolzano fosse un vantaggio identificarsi con il mercatino: “Ci sarebbe la possibilità di identificarsi (anche) con altre proposte che non evocano il turismo mordi e fuggi?”.

Come noto, il turismo è ormai l’industria più importante di questo secolo e nessuno vuole o può farne a meno. Proprio per questo i flussi turistici andrebbero organizzati e gestiti tenendo bene a mente anche l’impatto ecologico di certi eventi (La maggior parte dei visitatori del mercatino  arriva utilizzando mezzi propri…). Ma anche di questo si è già scritto in precedenza e ci si può quindi concentrare sull’identità che Bolzano mostra ai turisti in visita. Da questo punto di vista, l’immagine simbolo di quest’anno è senza dubbio l’orso di lucine piazzato in Piazza del Grano, proprio sotto la Casa della Pesa, un edificio storico risalente al tredicesimo secolo..

Un manufatto che potrebbe limitarsi ad essere un banale acchiappa selfie come se ne vedono ormai ovunque, non fosse che è ispirato ad un orso (ovviamente di peluche perché quelli veri in Alto Adige non sono graditi) con cappellino rosso di ordinanza in cui spicca lo stemma cittadino. Più sotto viene evidenziato un grande cuore, mentre le terga del peluche luminoso si adagiano su una serie di zerbini in cui è stato scritto “Enjoy Bolzano Centro Storico”, ovviamente sia in italiano che in tedesco (“Enjoy” non è stato tradotto).

Ecco, evidentemente Bolzano ama rappresentarsi proprio così: attraverso un’immagine che più kitsch non potrebbe essere, una in cui la “dittatura del cuore” tipica del kitsch si fonde con lo stemma della città. A rendere tutto ancora più sincero ed esplicito, gli zerbini che invitano a godersi il centro storico, simbolo involontario dell’atteggiamento che una buona fetta di città ha verso i turisti. A questi ultimi, viste le condizioni del trasferimento, va comunque la nostra solidarietà. Anzi, comunque la pensiate: benvenuti al mercatino di Natale di Bolzano, anzi, benvenuti al “Christkindlmarkt”, il mercatino del Bambin Gesù (come da denominazione ufficiale).

Massimiliano Boschi

 

Alto Adige Doc: la rubrica che racconta l’Alto Adige lontano dagli stereotipi. Per chi si fosse perso qualche puntata precedente, nessun problema: eccole tutte.

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