Materie STEM, con le aule sovraffollate cala il rendimento degli studenti: lo dice uno studio Unibz

Non è una novità che qualità e quantità non vadano d’accordo, almeno quando si parla di formazione. Questo è uno dei motivi per cui la Libera Università di Bolzano, con il suo vantaggioso rapporto studenti-docenti, ottiene sempre buoni risultati nei ranking. Tuttavia, l’impatto delle aule sovraffollate sulla qualità dell’istruzione nelle materie MINT, molto richieste sul mercato del lavoro, finora non è stato affrontato nella ricerca, tanto più quando le si confronta con altre materie. Ciò avviene ora in un paper in corso di pubblicazione nella Economic of Educations Review intitolato “Class size effects in higher education: Differences across STEM and non-STEM fields”. L’economista Mirco Tonin, docente della Facoltà di Economia di unibz, insieme ad altri due autori, ha portato alla luce nuove evidenze sulla relazione tra prestazioni accademiche e dimensioni del gruppo in diversi corsi di studio.

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La ricerca si è basata su un campione di 25.000 studenti di una grande università britannica e un totale di più di 190.000 osservazioni che hanno riguardato sette coorti di studenti del primo anno di tutte le discipline. Questo ha permesso ai ricercatori di prendere in considerazione nella loro analisi fattori come lo status socio-economico, il genere e le capacità degli studenti, oltre alle differenze tra le materie STEM e altre discipline. Come hanno rivelato le analisi econometriche dei dati, le aule affollate impattano negativamente sui voti degli studenti, con differenze notevoli tra le discipline. Mentre nelle materie STEM, la riduzione del voto medio di un punto (su un massimo di 100) si osserva quando in classe ci sono circa 45 studenti in più,  per i campi di studio non STEM, lo stesso effetto lo si osserva con ben 143 ulteriori studenti. Questo in un contesto universitario in cui in media ci sono circa 150 studenti per classe, con un minimo di 5 e un massimo di 389. “Abbiamo trovato che il rendimento accademico cala molto di più con gruppi numerosi di studenti nelle materie STEM che in quelle non STEM”, spiega il prof. Mirco Tonin.  Inoltre, lo studio ha evidenziato che le piccole dimensioni del gruppo avvantaggiano in particolare gli studenti provenienti da contesti socio-economici deboli e, all’interno delle materie STEM, gli studenti di sesso maschile e quelli con migliori capacità nello studio.

“Formare un numero sufficiente di giovani qualificati nelle materie STEM è un prerequisito importante affinché le società possano raggiungere progresso tecnologico e crescita economica”, sottolinea Mirco Tonin. I risultati dello studio unibz attuale contengono quindi anche un chiaro messaggio per i decisori politici e i responsabili delle istituzioni universitarie. Se le risorse stanziate sono sufficienti per permettere un rapporto vantaggioso tra studenti e insegnanti nelle università, si assiste a un ritorno diretto sotto forma di migliore preparazione degli studenti e ciò in misura ancora maggiore nelle materie STEM.

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