Tra Green Pass e mobilità, gli studenti universitari dimenticati: «Chiediamo più coinvolgimento nelle decisioni»

È un vero e proprio grido d’allarme quello lanciato dalla sh.asus, l’associazione degli studenti universitari altoatesini. La categoria degli studenti è stata una delle più colpite dalla pandemia Covid, e ancora oggi ne sta pagando le conseguenze, dato che in tutta Europa l’attenzione dei legislatori è stata focalizzata soprattutto sulle scuole, lasciando le università in balia della situazione, tra dubbi e timori per il futuro. Come spiegato dall’associazione nell’ambito di una conferenza stampa, gli studenti e le studentesse hanno criticato con forza la mancanza di chiarezza e trasparenza delle istituzioni. Il caos ha regnato sin dalle prime settimane di lockdown a partire da marzo 2020, con regole e normative difficili da interpretare che si susseguivano, spesso paradossali e contrastanti per passare i confini nazionali. Gli studenti iscritti negli atenei austriaci o germanici hanno avuto grandi problemi a rientrare in Alto Adige e in molti hanno vissuto una difficile situazione economica. Ora l’associazione altoatesina, che raccoglie circa 1000 iscritti in rappresentanza di oltre 15.000 ragazze e ragazzi che frequentano un’università in Italia, Austria, Germania o in altri paesi, chiede alle istituzioni un maggiore coinvolgimento delle organizzazioni studentesche nelle decisioni che riguardano il mondo universitario.

“La nostra associazione ha ricevuto molti messaggi disperati da studenti e famiglie che non erano più sicuri di potersi permettere gli studi. Circa il 40% dei giovani ha avuto perdite economiche e molti hanno avuto ripercussioni anche sullo stato mentale ed emotivo – spiega Julian Nikolaus Rensi, vicepresidente dell’associazione -. Inoltre il passaggio alla DAD ha aumentato la differenza di classi tre gli studenti. Possiamo dire con certezza che la pandemia Covid ha messo in luce i grandi problemi e difetti dell’Alto Adige dal punto di vista sociale ed economico, ha accentuato la crisi generale della democrazia e delle sue istituzioni e ha agito da catalizzatore dei profondi sconvolgimenti del nostro tempo. Gli studenti sono sempre stati vittime di questo sistema, ma da un anno e mezzo a questa parte la situazione è degenerata”.

Il vicepresidente Julian Nikolaus Rensi

In questo marasma di incertezze, l’associazione ha cercato di diffondere tranquillità e sicurezza negli studenti. In primis ha raccomandato, nel marzo 2020, di rinunciare a tutti i movimenti transfrontalieri, e si è attivata per cercare di attivare gli ammortizzatori sociali in sinergia con le istituzioni politiche del territorio. È così che nell’estate 2020 è stato possibile far passare in Giunta provinciale sia un aumento delle borse di studio già versate, sia ulteriori borse di studio d’emergenza. Inoltre insieme all’assessore Philipp Achammer sono state attivate diverse deroghe per facilitare la mobilità studentesca.

Il taglio delle borse di studio annunciato a marzo 2021 non è stato però accolto con favore: “Siamo rimasti molto delusi e amareggiati quando la Provincia ha tagliato le borse di studio per merito per mancanza di fondi. Questo perché non siamo minimamente stati coinvolti nel processo decisionale e non è stato possibile per noi impedirlo. Non è possibile, in un territorio così caro come quello di Bolzano, eliminare risorse allo studio così preziose”, prosegue Rensi. La fotografia che un anno e mezzo di pandemia restituisce è quello di molti studenti e studentesse sfiniti dalla situazione. Molte famiglie hanno dovuto sostenere una perdita di reddito, e i tipici “lavori per studentesse e studenti” sono spariti, soprattutto perché i settori della ristorazione e della cultura, due principali fonti d’impiego per studentesse e studenti, sono stati colpiti duramente dalle misure di contenimento del virus. Sono in pochi, coloro che possono beneficiare di misure sociali, come sussidi di disoccupazione, in quanto sono per lo più occupati in modo precario. “Questa situazione in generale, mette a rischio il diritto allo studio. Senza l’aiuto della Provincia, le studentesse e gli studenti rischiano di dovere abbandonare gli studi per motivi economici”, sottolinea Rensi.

Le altre richieste dell’associazione

L’associazione ha stilato una serie di richieste che verranno recapitate alla Provincia per provare a dare il via ad una ripresa. In primis viene richiesto il coinvolgimento attivo e preventivo delle organizzazioni giovanili nelle decisioni riguardanti l’università, delle chiusure e aperture, l’obbligo di indossare mascherine e divieti di eventi. Questo per non dover più evitare di ignorare i bisogni dei più giovani come la situazione relativa a piazza Erbe, allo svago e agli alloggi per studenti.

L’associazione chiede anche un’intensificazione della campagna vaccinale con tutti i mezzi adeguati, mantenendo contemporaneamente un prezzo uniforme per i test antigenici. Infine, viene richiesto una libertà di movimento internazionale incondizionata per tutti gli studenti possessori di Green Pass anche nei mesi autunnali e invernali, quando riprenderanno le lezioni negli atenei. “La Giunta dovrebbe discutere tali problemi con i governi di Austria e Germania per sostenere soluzioni a livello europeo”, conclude l’sh.asus. Misure necessarie per evitare anche la fuga di cervelli dall’Alto Adige. Di questo si è anche discusso nell’ultimo incontro con i parlamentari altoatesini a Roma, il senatore Meinhard Durnwalder (SVP) e la deputata Renate Gebhard (SVP).

Alexander Ginestous

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