Seventwenty, il casco (ad alta sicurezza) che si ispira ai nidi d'ape

L’idea è venuta a Patrick Pedevilla quando le figlie hanno cominciato ad andare in bici: un casco che si potesse veramente definire sicuro. Oggi quell’idea è diventata realtà e si chiama Seventwenty, un casco innovativo che si propone come rivoluzione della sicurezza in ambito sportivo. Il viaggio dell’imprenditore altoatesino e del suo team comincia cinque anni fa con lo sviluppo dei primi prototipi e le prime battute d’arresto. “Ci è voluto molto tempo, specialmente perché all’inizio per me questo era un secondo lavoro, che stavo finanziando tutto esclusivamente con le mie risorse”, spiega Pedevilla. La svolta arriva con il programma televisivo austriaco “2 Minuten, 2 Millionen” in cui l’imprenditore Hans Peter Haselsteiner decide di investire un’ingente somma di denaro nella start-up bolzanina.

“Ad un certo punto non riuscivo più a farcela da solo. Abbiamo dunque iniziato a cercare un investitore che non solo ci sostenesse finanziariamente, ma che potesse affiancarci anche con le proprie conoscenze e una rete di contatti” ricorda Pedevilla. Grazie al duro lavoro del suo team che non ha mai smesso di credere nel progetto, nel 2020 Seventwenty ha lanciato il casco da mountain bike. Oggi l’azienda è ancora in corsa per conquistare la sua fetta di mercato e lavora senza sosta per lanciare a breve anche un casco da città, mentre un casco da sci è in previsione per l’inverno.

 

Come spesso accade in ambito tecnologico, le migliori idee traggono ispirazione dalla natura. “Il nome Seventwenty rappresenta la somma degli angoli interni, che negli esagoni dà sempre 720°. E l’esagono è la forma di base della struttura a nido d’ape, che costituisce il nucleo della nuova concezione del casco” spiega Patrick Pedevilla. È proprio da questa intuizione che scaturisce l’elevato grado di sicurezza che caratterizza i caschi della start-up. Infatti, il vero segreto di Seventwenty risiede nel rivestimento interno del casco costituito da un materiale elastico, simile alla gomma, a forma di nido d’ape. L’eccezionale capacità di assorbire gli urti di questa struttura innovativa, ribattezzata HexaGo, permette di abbassare drasticamente il rischio di danni cerebrali dovuti agli incidenti in bicicletta. Ciò è reso possibile dalla deformazione delle celle esagonali in seguito all’impatto, le quali deformandosi assorbono gran parte dell’energia dovuta all’urto e ripartiscono la forza di arresto in modo omogeneo sulla testa dello sventurato ciclista. Inoltre, a differenza di quello che avviene con i normali caschi in polistirolo, il nucleo HexaGo® è in grado di ritornare alla propria forma originaria anche dopo impatti ripetuti, aumentando così di fatto l’affidabilità del dispositivo.

La maggior parte dei caschi ad oggi in commercio possiedono capacità protettive limitate e non garantiscono una protezione sufficiente da traumi cerebrali. Questo fatto è principalmente dovuto ad una normazione lacunosa per l’omologazione di tali dispositivi di protezione. Perciò la scelta del proprio casco rimane un tema fortemente attuale, anche alla luce del fatto che sempre più traumi cranio-cerebrali sono causati da incidenti riconducibili all’attività sportiva, ancor prima degli incidenti stradali, ricorda il Prof. Dr. Saltuari. L’intuizione di Seventwenty è stata quindi quella di inserirsi in una nicchia di mercato sfruttando la presenza di norme obsolete e proponendo un prodotto innovativo che potesse fare della tecnologia il suo punto di forza.

Axel Baruscotti

Ti potrebbe interessare