Nanni Moretti non si sposta e "Il sol dell'avvenire" continua a sorgere dietro di noi

“Spostati un po’ e fammi vedere il film”. In sole otto parole, il cinema di Nanni Moretti secondo Dino Risi. Il regista de “Il sorpasso” (1962) e di “Teresa” (1987), non solo aveva perfettamente ragione, ma occorre ammettere che quando Moretti si è finalmente “spostato”, i suoi film hanno perso gran parte del divertimento. D’altra parte, Nanni Moretti deve gran parte del suo successo ai dialoghi dei suoi film,  a quel che diceva, molto più che alle immagini e a quel che mostrava. Ne “Il sol dell’avvenire”, che, anche se ne dovessero seguire altri,  è il suo ultimo film, lo rivendica esplicitamente.  E’ l’apoteosi del “morettismo”, un film scritto, diretto e interpretato da Moretti su Moretti e sul suo cinema.
E, occhio allo spoiler, il romanissimo regista di Brunico mette addirittura in scena il suo estremo saluto e il suo corteo funebre partecipandoci da vivo. Come si fa a non volergli bene?
Non solo, fa interpretare a Margherita Buy il ruolo di sua moglie, (nella realtà il produttore “traditore” Angelo Barbagallo) e lascia il forte sospetto che anche Jerzy Stuhr interpreti un Moretti “privato” alle prese con compagne più giovani di lui.  Ma, soprattutto, trova anche il tempo di rispondere esplicitamente a Dino Risi e mentre gira una scena chiave del film (nel film) con Orlando e Bobulova, rimane nell’inquadratura, non si sposta, e impalla i due protagonisti tra lo sconcerto della troupe. In sintesi, Moretti non è mai stato così esplicito e “rivendicativo” e non c’è, quindi, molto altro da aggiungere, se non, per chi fosse interessato, un parere personale.


Chi scrive si è divertito molto durante la visione del film. In gran parte proprio per l’enorme faccia tosta con cui Moretti ha abusato della disponibilità della produzione, del cast e degli amici per raccontare come più gli garbava quel che ama maggiormente: se stesso e il cinema, rigorosamente in questo ordine. Più in dettaglio, risultano particolarmente apprezzabili: il sorriso con cui gira sul monopattino elettrico (“the new Vespa“) per le strade di Roma; l’ironia con cui “sfotte” la critica francese a cui sa di dovere parecchio; la “fregola” con cui Barbora Bobulova vuole limonare con Silvio Orlando e il rigore che richiede alla troupe nella rappresentazione del 1956 mentre decide di cambiare il titolo originale dell’Unità sull’invasione sovietica dell’Ungheria perché lo ritiene “troppo lungo”.  Tutto questo oltre alla scelta del titolo del film “Il sole dell’avvenire” che, come in “Ecce Bombo”, sorge alle spalle, nel passato.
Meno apprezzabile, invece, il Moretti “politico” che, nel provare a fare la storia con i “se”, si immagina quanto l’Italia sarebbe stata migliore se il Pci avesse rotto con l’Unione Sovietica nel 1956. Che è un po’ immaginare come sarebbe il mondo se la Chiesa ammettesse che Dio non esiste. Errori che possono capitare a chi si concentra troppo su di sè. Ma va benissimo così.

Massimiliano Boschi

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