Quanta vita c'è nell'abitare, gli scatti di Ivo Corrà raccontano l'IPES in una mostra al Trevi

“Preferisco la roba di una volta, non quella di adesso, non vi spaventate perché santi ce n’è tanti” racconta la signora nel video mentre mostra la parete del suo salotto: non c’è un posto libero, è piena di quadri e quadretti, come quella di un museo. La signora è una delle tante che ha aperto le porte della sua casa al fotografo Ivo Corrà per “Abitare è vita- l’Universo Ipes e l’Alto Adige” un progetto nato in occasione dei 50 anni di IPES (Istituto per l’Edilizia Sociale dell’Alto Adige) che comprende una pubblicazione e una mostra fotografica curata da Michele Fucich visibile al Centro Trevi fino al 12 aprile prossimo. Camera in spalla, da maggio a ottobre 2022 Corrà ha battuto tutta la provincia per “raccontare la vita all’interno, intorno e sotto gli appartamenti IPES” sparsi nei luoghi più diversi da Solda a Vipiteno, da Malles a Bressanone, da Bolzano a Merano. In mostra, un centinaio di scatti – più il video citato all’inizio “re-incontrarsi”- catturano frammenti di una realtà vastissima: sono ben 135 mila gli alloggi IPES, con oltre 30 mila persone che vi abitano, una città diffusa e sparsa, che corrisponde anche ad una certa immagine collettiva delle case popolari.

 

Foto Ivo Corrà ©

“Si ha un’idea molto ridotta, la gente in genere pensa che ci sono delle case popolari dove ci abita un pacco di gente” ci racconta Corrà alla preview della mostra. E invece? “e invece… è un mondo sia dal punto di vista architettonico per dove sono posizionate le case, ma anche per le persone, le etnie, le storie… ho provato a raccontarle, con il mio sguardo”. In mostra al Trevi troviamo un racconto trasversale, che tocca architetture e quartieri, luoghi – è stato bello e divertente, perché ho potuto sperimentare con diversi linguaggi– spiega Corrà. Davanti agli occhi scorrono cortili, giroscala di edifici storici e periferici, mattoncini e cemento, architetture e cruda e grigia edilizia, tendine alle finestre e pannelli fotovoltaici. Altre immagini colgono quello che succede nelle strade, davanti alle case, altalene, bimbi in bici, ma anche spose e invitate al matrimonio che sfilano in abiti sgargianti (colte con un guizzo geniale alla Martin Parr). “Oggi la chiamano street photography …” sorride Corrà” in pratica è una fotografia di osservazione, non sai mai quello che succede come fotografo, devi fidarti del caso… vado e quello che vedo vedo…”

Foto Ivo Corrà ©

Ma a colpire di più sono le fotografie che ci fanno entrare nelle case della gente e quindi condividerne un momento di vita. Corrà ci porta nei salotti e nelle camerette, nelle cucine e sui balconi, ma soprattutto ci fa incontrare le persone: giovani e meno giovani, bambini e bambine, ragazzi, coppie di anziani. In queste immagini sentiamo che Corrà non è di fronte alle persone, nell’atteggiamento del fotografo, ma in mezzo a loro. E loro si sono fidate. È nella spontaneità della relazione la loro forza. Pare ancora di sentire le voci e gli scherzi che hanno preceduto lo scatto- e per questo nessuno è mai veramente in posa, anche quando lo è. Spesso troviamo gesti di affetto e contatto, sguardi. Sono scatti che sgorgano naturali, umani, e ci fanno dimenticare il perfetto -e cocciuto- equilibrio formale che li struttura. E che, dopo gli anni di pandemia, restituiscono un’immagine di casa come luogo di relazione e non di isolamento.

Foto Ivo Corrà ©

Il 4 aprile alle ore 18 si svolge un talk di approfondimento “L’universo IPES, tra realtà e rappresentazione” al quale interverranno Gianfranco Minotti, Ivo Corrà e Michele Fucich.  Per l’occasione è stato pubblicato un volume curato da doc ed edito da IPES. In mostra sono presentati, oltre agli scatti e ad un video, una selezione di libri sui temi dell’esposizione,  in collaborazione con la biblioteca C. Augusta.

Caterina Longo

Immagine in apertura: Foto Ivo Corrà ©. Tutte le immagini fanno parte del progetto “Abitare è vita, l’Universo IPES e l’Alto Adige.

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