Giustizia tributaria, i commercialisti chiedono il ritorno delle udienze pubbliche in presenza

Udienze pubbliche in presenza e misure organizzative per le commissioni tributarie da rivedere in virtù dell’uscita dallo stato di emergenza nazionale. È quello che chiede il Consiglio nazionale dei commercialisti e a cui si allinea anche l’Ordine dei Commercialisti e degli Esperti Contabili di Bolzano. «La presenza di commercialisti e avvocati all’interno delle commissioni tributarie è virtuosa e indispensabile – precisa Karl Florian, presidente dell’Ordine altoatesino -. La riforma della giustizia tributaria, più volte annunciata e non ancora non realizzata, dovrà tenere conto anche di questo aspetto».

La categoria spera che si possa quindi tornare presto alla normalità con il superamento delle difficoltà che la pandemia ha imposto e il ritorno, quanto prima, della trattazione delle udienze pubbliche in presenza. Durante il 2021 si è andata diffondendo la trattazione delle udienze pubbliche con modalità a distanza, nonostante in molte Commissioni tributarie si siano registrati problemi di adeguamento della rete internet e delle dotazioni informatiche necessarie. «Questa deve essere un’alternativa alla trattazione delle udienze pubbliche in presenza, ma solo laddove questa sia esplicitamente richiesta dalle parti», precisa ancora Florian.

LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA TRIBUTARIA

Secondo i commercialisti la nuova magistratura tributaria dovrà avere una propria autonomia e deve nettamente distinguersi dalle altre magistrature (ordinaria, amministrativa, contabile e militare). I commercialisti sono vigili sui passi da compiere nel lungo percorso che porterà alla riforma strutturale della giustizia tributaria. «Deve essere la quinta magistratura per l’importanza e complessità delle materie trattate, che incidono profondamente nel tessuto economico nazionale. È necessario quindi preservare la natura speciale della giurisdizione tributaria e ridefinire i criteri di selezione dei giudici tributari, in modo da garantire una loro maggiore specializzazione anche attraverso la previsione dell’obbligo di formazione continua, salvaguardando le professionalità acquisite dagli attuali giudici tributari e la virtuosa presenza dei professionisti nelle Commissioni tributarie con un adeguato periodo transitorio. La nuova giustizia tributaria non deve più dipendere dal MEF ma da un organo possibilmente terzo e imparziale, anche all’apparenza, come la Presidenza del Consiglio dei Ministri», continua Florian.

Secondo l’Ordine altoatesino, inoltre, non è più rinviabile la necessità di intervenire sulla riduzione della pressione fiscale che costituisce il principale presupposto per una “tregua” dal punto di vista normativo da cui potrà derivare un sistema fiscale più semplice, chiaro e coerente che possa finalmente garantire maggiore stabilità e certezza normativa e, con essa, maggiore prevedibilità delle sentenze, con positivi effetti anche in termini di riduzione del contenzioso. «Senza questo aspetto nessuna riforma della giustizia tributaria potrà mai dare pienamente gli effetti sperati», conclude Florian.

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