L'export altoatesino corre veloce: primo semestre da 2,8 miliardi. Ma ora servono giovani talenti

L’export altoatesino continua a correre. Dopo il record messo a segno nei primi tre mesi dell’anno, il valore delle merci vendute all’estero dalle imprese altoatesine è cresciuto ulteriormente tra aprile e giugno: nel primo semestre 2021 è così salito a oltre 2,8 miliardi di euro con un aumento del 26,7 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Alla base della competitività internazionale delle imprese altoatesine ci sono innovazione, massima attenzione alla qualità e capacità di rapportarsi con clienti di mercati diversi. “L’elemento principale del nostro successo restano però sempre i nostri collaboratori e le nostre collaboratrici. È grazie a loro se l’industria altoatesina ha una produttività in linea con quelle delle più avanzate regioni europee”, afferma il Vice-Presidente di Assoimprenditori Alto Adige con delega all’Internazionalizzazione, Harald Oberrauch.

Sempre più imprese devono però fare i conti con una cronica mancanza di personale: “L’Alto Adige è nota come splendida destinazione turistica. Insieme siamo chiamati a far conoscere anche un altro aspetto fondamentale del nostro territorio, ovvero le sue imprese industriali fortemente innovative e orientate ai mercati internazionali. Queste imprese offrono posti di lavoro altamente qualificati, sicuri e ben retribuiti: servono misure di promozione per far conoscere anche fuori provincia le tante opportunità di carriera che offrono le nostre imprese, in modo da mantenere in Alto Adige i nostri giovani e attirare talenti da fuori provincia”, afferma Oberrauch. Assieme ad IDM Alto Adige si sta già ragionando su una promozione mirata dell’Alto Adige come business location. Inoltre, servono offerte specifiche legate al mercato immobiliare o all’istruzione per facilitare l’inserimento di chi arriva da fuori: tra le proposte di Assoimprenditori ci sono il rilancio del mercato degli affitti con focus sugli alloggi a prezzi accessibili e la realizzazione di scuole internazionali come per esempio una English School.

In tema di internazionalizzazione, Oberrauch segnala anche un altro problema: “La carenza di materie prime e l’incremento generalizzato dei loro prezzi proprio in alcuni dei settori più importanti per il nostro export – automotive, metalmeccanica, alimentare, legno – sta provocando non solo un aumento dei costi di produzione, ma anche una maggiore complessità nella programmazione dei cicli produttivi e nella capacità di rispondere agli ordini con puntualità”. La soluzione in questo caso non potrà che essere europea: “Dobbiamo riportare in Europa le produzioni strategiche. Solo così non saremo più dipendenti da altri mercati”, chiude Harald Oberrauch.

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