Unibz, il 70% dei laureati sono donne (ma sul lavoro sono ancora penalizzate)

Ogni anno, l’indagine del consorzio interuniversitario Almalaurea fornisce informazioni sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati. E poche settimane fa ha presentato il primo Rapporto tematico di genere “Laureate e laureati: scelte, esperienze e realizzazioni professionali”, volto a mappare, riorganizzare, esplorare e approfondire il complesso e articolato insieme di informazioni statistiche su scelte formative ed esiti occupazionali, per rappresentare e comprendere le differenze tra laureate e laureati, sotto molteplici punti di vista. Il Rapporto è stato realizzato attingendo alle indagini che ogni anno forniscono dati sul Profilo e sulla Condizione occupazionale dei laureati.

L’analisi si è basata sull’indagine che ha coinvolto 291.000 laureati del 2020 e 655.000 del 2019, 2017 e 2015, rispettivamente, uno, tre e cinque anni dopo aver completato i loro studi, sul loro profilo e stato occupazionale. Dall’osservatorio di AlmaLaurea emerge che in Italia nel 2020 le donne costituiscono quasi il 60% dei laureati, con performance pre-universitarie e accademiche migliori di quelle dei colleghi uomini. Eppure questi ultimi sono più valorizzati sul mercato del lavoro e occupano professioni di più alto livello. Le donne ambiscono alla stabilità del lavoro, all’utilità sociale e all’indipendenza, mentre gli uomini puntano al guadagno e alla carriera. Con i figli poi, il divario si amplia.

Il 70% dei laureati di unibz sono donne

Analizzando i dati del Profilo dei laureati del 2020 (primo e secondo livello e laureati a ciclo unico) della Libera Università di Bolzano emerge che le donne costituiscono più del 70% dei laureati. Tuttavia, va sottolineato il fatto che la situazione non è omogenea tra le singole Facoltà: mentre alla Facoltà di Scienze della Formazione le laureate costituiscono il 93%, alla Facoltà di Scienze e Tecnologie informatiche soltanto il 29,4% sono donne. Anche se negli anni la percentuale di ragazze che scelgono corsi STEM sale, c’è ancora una forte prevalenza maschile.

In termini di rendimento, in unibz le donne superano gli uomini. Sia la regolarità negli studi sia il voto di laurea sono migliori per le donne (concludono gli studi in corso il 77,4% delle donne, rispetto al 68,0% degli uomini; il voto medio di laurea è, rispettivamente, pari a 102,1 e 100,9/110). Le donne svolgono più esperienze di tirocinio (81,1% rispetto al 69,6%), ma anche più esperienze di studio all’estero (34,6%, rispetto al 30,8% degli uomini). Le studentesse si impegnano dunque molto per ampliare le conoscenze, arricchire il curriculum vitae e la propria agenda di contatti professionali.

Interessante anche considerare gli aspetti ritenuti rilevanti nella ricerca del lavoro delle laureande e le loro aspettative. Nella ricerca del lavoro, le donne prediligono la stabilità e la sicurezza del posto di lavoro (64,6%, rispetto al 49,1% degli uomini), seguono la possibilità di guadagno (51,3%, rispetto al 67,4% degli uomini) e la possibilità di utilizzare al meglio le competenze acquisite (47,6%, rispetto al 42,4%). Anche l’utilità sociale del lavoro è più importante per le donne (42%) rispetto agli uomini che si sono laureati nello stesso anno (33%). Analizzando gli aspetti ritenuti rilevanti nella ricerca del lavoro, non stupisce poi il fatto che le donne sono molto più interessati a lavorare nel settore pubblico (46,2%), rispetto agli uomini (26,3%). Inoltre la disponibilità delle laureate unibz triennali, magistrali e a ciclo unico del 2020 a lavorare all’estero è minore, rispetto a quella degli uomini.

Il 42% delle laureate magistrali lavorano nel settore pubblico

Analizzando i dati dell’Indagine Occupazionale del 2022, che si riferisce alle laureate e ai laureati del 2019, ad un anno dalla laurea, emerge che la percentuale di laureate di primo livello che non lavorano e sono alla ricerca di un’occupazione è leggermente più bassa, rispetto a quella dei laureati (11,3%, rispetto al 13,2%). Il tasso di occupazione delle donne è dunque più alto di quello degli uomini. Se analizziamo invece le laureate e i laureati magistrali, salta all’occhio subito che gli uomini rappresentano il 58% dei laureati, mentre per le lauree triennali a prevalere sono le donne (66,8% dei laureati). Il tasso di disoccupazione ad un anno dalla laurea tra le laureate magistrali è del 0%, mentre per i laureati è del 2,5%. Questi dati dunque  sono molto incoraggianti, anche se va detto che per capire meglio la situazione e poter fornire un’analisi dettagliata e rappresentativa, si dovrebbero mappare gli sviluppi dei dati negli ultimi 10 anni. Molte laureate magistrali proseguono il lavoro iniziato prima della laurea (31,6, rispetto al 18,5% degli uomini) e anche qui il tempo dall’inizio della ricerca al reperimento del primo lavoro è leggermente più breve, rispetto a quello dei laureati: 2,1%, rispetto al 2,5% degli uomini.

Il 21,6% delle laureate di primo livello lavorano nel settore pubblico (rispetto al 6,4% dei laureati). Per quanto riguarda le laureate magistrali del 2020 ben il 42,1% lavora nel settore pubblico (rispetto all’11,1% degli uomini). Approfondendo le informazioni sul luogo di lavoro, vediamo che l’8,8% delle laureate triennali lavorano all’estero (rispetto al 10,6% dei laureati). Un’ inversione di tendenza invece si trova nei dati delle laureate magistrali, dove il 26,3% lavora all’estero rispetto all’11,1% degli uomini. La retribuzione media delle laureate e dei laureati triennali è rispettivamente di 1.510 Euro per gli uomini e di 1.241 Euro per le donne. La situazione cambia per le laureate e i laureati magistrali: 1.757 EUR per le donne e 1.650 EUR per gli uomini. La laurea magistrale sembra dunque premiare più le donne che gli uomini.

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