Mercato del lavoro: crollo del 5,5% dei contratti, ma c'è fiducia nella ripresa

Calo occupazionale senza precedenti in Alto Adige nell’ultimo periodo invernale appena passato, con un -5,5% di contratti di lavoro rispetto all’anno precedente e un picco del -7,5% se si guarda al solo periodo novembre-febbraio. Tuttavia, il dato è meno drammatico di quello che possa sembrare se si considera che il calo dell’occupazione è imputabile quasi totalmente al settore turistico-alberghiero a causa della stagione invernale persa. Sono questi i dati emersi dall’ultimo rapporto sul mercato del lavoro in provincia di Bolzano presentato quest’oggi dall’assessore provinciale al lavoro Philipp Achammer insieme al direttore della Ripartizione Stefan Luther.

Secondo il rapporto, il calo occupazionale negli altri settori è stato modesto e comunque spesso legato alla mancanza di turismo. Ciò lascia intendere che la tenuta della struttura economica locale non sia a rischio dal momento che il danno risulta concentrato principalmente in un solo settore economico. C’è da dire però che il blocco dei licenziamenti non permette di avere una fotografia completa dell’impatto della pandemia sull’economia locale, in quanto i numeri sulla disoccupazione potrebbero essere potenzialmente più alti considerando i contratti a tempo indeterminato protetti da tale misura nazionale. “Nei settori produttivi ci sono attualmente segnali positivi come assunzioni ed espansione dell’organico”, ha spiegato Achammer. In generale, la sensazione è che ci sia un cauto ottimismo per quel che riguarda la ripresa economica, anche sulla base dei recenti miglioramenti che non sono inclusi nello studio. La prudenza però la fa da padrona quando si parla di prospettive future, anche perché essendo la situazione ancora nel pieno del suo sviluppo non si possono fare previsioni che non rischino di scadere in semplici speculazioni.

 

 

Le categorie più fragili

Fra coloro che hanno risentito di più della crisi dovuta alla pandemia ci sono i lavoratori stagionali, le donne, i giovani e gli over 50. È su queste categorie che le istituzioni locali vogliono porre maggior attenzione attraverso l’implementazione di politiche di lavoro attive. Cioè non si vuole attendere in modo passivo che si rigeneri la domanda di posti di lavoro, ma piuttosto si vuole favorire in modo attivo un matching fra forza lavoro e aziende alla ricerca di personale. “Come in ogni crisi economica ci sarà sicuramente una nuova disoccupazione, ma d’altro canto ci saranno anche aziende alla disperata ricerca di personale ed è in questo contesto che le istituzioni possono inserirsi per favorire l’occupazione. Questa sarà la grande sfida del post-pandemia”, ha spiegato Luther. Per sostenere tale processo, la provincia pensa di investire in particolare sulla riqualificazione e sulla formazione, soprattutto fra i giovani a mezzo di strumenti come apprendistato e studio duale, quest’ultimo già fortemente promosso da UNIBZ negli ultimi anni.

Mercato del lavoro, segnali di ripresa

La riduzione delle misure anti-pandemia e la facilitazione della mobilità anche internazionale lascia poi ben sperare per la ripresa del settore turistico-alberghiero. I dati attuali sono in crescita e fanno presagire la possibilità di una ripartenza più o meno rapida, anche se i dati cambiano in modo rapido. Infine, un aspetto interessante emerso è quanto l’instabilità del settore turistico-alberghiero durante la pandemia possa aver spinto i lavoratori stagionali ad optare per settori più sicuri, con il rischio di non avere a disposizione sufficiente forza lavoro in caso di una forte ripresa durante la stagione estiva. “In realtà il settore alberghiero è per sua natura caratterizzato da una marcata mobilità del personale, perciò anche senza escludere che tale mobilità possa essere stata accentuata dalla pandemia, non ci sono indicazioni perché si verifichi un simile fenomeno”, tranquillizza Luther.

Axel Baruscotti

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