Un premio all'architettura di qualità in Alto Adige, ecco i progetti vincitori

Presentare esempi di edifici e ristrutturazione di qualità e ben riusciti per diffondere la cultura architettonica in un territorio come l’Alto Adige, caratterizzato da un’intensa attività edilizia, ma, aggiungiamo noi, non sempre da alta qualità architettonica (ne abbiamo parlato qui, nell’intervista a Roland Baldi, vicepresidente della Fondazione Architettura). Con questo intento la Fondazione Architettura dell’Alto Adige ha istituito il Premio Architettura, giunto quest’anno alla 10°edizione. Lo scorso 18 novembre si è svolta a Castel Mareccio a Bolzano la premiazione degli otto progetti vincitori del 2022, che la giuria ha selezionato tra i 130 pervenuti. Diverse le categorie dei premi – dagli edifici pubblici alle residenze private, da progetti di riqualificazione dell’esistente, a quelli nello spazio pubblico, fino all’architettura giovane. Due i criteri importanti nella scelta dei vincitori: la capacità di creare un dialogo con il contesto e il paesaggio in cui è inserito l’edificio e la responsabilità nei confronti dell’ambiente, considerando il bilancio energetico, il consumo delle risorse e la mobilità. Guardando ai progetti, è subito è evidente che si tratta di costruzioni e interventi nati da uno sguardo -e uno studio- attento e puntuale sui luoghi e la storia in cui sono immersi. Come sottolinea la Fondazione in una nota “Non si tratta quindi né di nuove costruzioni su prati intatti né di edifici speculativi o di landmark. Anzi, queste opere cercano di contribuire ciascuna per la propria parte alla cultura architettonica senza imporsi, ma anche senza celarsi. I vincitori tramandano la storia dei luoghi e allo stesso tempo svelano nuove opportunità, pur senza gravare sulla collettività e sulle generazioni future.”
Durante la serata è stato assegnato anche il premio alla carriera all’architetto Oswald Zoeggeler. Nella sua laudatio, l’architetto Alberto Winterle ha ricordato come “le esperienze fatte e la sua profonda conoscenza della storia dell’architettura e delle trasformazioni della città di Bolzano e più in generale dell’intera provincia, ha portato Oswald Zoeggeler a diventare una figura di sintesi tra le due culture, tedesca e italiana, a cui spetta degnamente questo premio, in quanto la sua opera e ricerca costituisce un patrimonio ed un riferimento con cui in qualche modo tutti noi ci siamo misurati e ci misureremo ancora.

La premiazione a Castel Mareccio. Foto Luca Guadagnini

I progetti vincitori

Tornando ai progetti vincitori del Premio Architettura, ecco la panoramica. Si tratta di luoghi speciali, molti dei quali pubblici, che vale la pena di visitare, dove possibile:

-la Biblioteca civica di Bressanone su progetto dello Studio Carlana Mezzalira Pentimalli, che, secondo la giuria, “sono riusciti a sviluppare ulteriormente un’importante area pubblica della città con una particolare finezza spaziale e atmosferica. Sequenze di spazi sempre nuovi invitano a scoprire questo edificio pieno di sfaccettature, quasi una città in miniatura.”

spazio di produzione della cantina San Michele Appiano, progetto dell’arch. Walter Angonese con Flaim Prünster architetti, che sono riusciti, grazie ad una strategia intelligente, a dare il giusto peso architettonico anche ad una zona normalmente poco considerata della cantina, quella della produzione. “L’ampliamento di 40.000 metri cubi è stato realizzato, in gran parte interrato, collegandolo direttamente alla cantina storica, in piena sintonia con lo spirito dell’azienda che si avvale della forza di gravità nei processi di lavorazione.”

“strebhütte”, sala degustazione, Bolzano, dell’architetta Veronika Mayr, lodato per essere un progetto “sviluppato in maniera rigorosa a partire dal contesto è un esempio di recupero pragmatico e sensibile che con grande praticità consente l’adattamento a nuove funzioni solo riorganizzando l’esistente.”

chiosco sulla Passeggiata d’estate, Merano, dell’architetta Maria Magdalena Inderst, per “aver creato una costruzione che capace di inserirsi in maniera naturale e audace in un complesso articolato. La costruzione, sapientemente posizionata all’incrocio di più sentieri tra due cedri maestosi, crea un luogo che si origina dalla topografia stessa del sito e ne viene definito con dettagli semplici ma efficaci.”

“kammerer”, ristrutturazione della cinta muraria, Brunico, dell’archiettto Stefan Hitthaler, per “il suo approccio minimalista ma raffinato: evitando qualsiasi suddivisione rigida in zone si lascia l’edificio aperto a una varietà di usi e interpretazioni.”

“alte schlosserei”, San Candido, Lukas Mayr Architetti. Si tratta di un progetto per una residenza privata. Queste le motivazioni della giuria “L’edificio Alte Schlosserei risponde ai problemi e alle sfide del nostro tempo con naturalezza e sobrietà, offrendo allo stesso tempo esperienze spaziali immediate ed efficaci” Non manca un’osservazione critica agli altri progetti: “Sarebbe auspicabile che progetti così attenti godessero di maggiore considerazione tra committenti e architetti. Infatti anche gli edifici adiacenti avrebbero tutte le potenzialità per un confronto altrettanto entusiasmante con il tessuto edilizio: purtroppo però in quel caso sarà imboccata presto la strada convenzionale della demolizione e ricostruzione.”

Due i progetti per restauro di interni assegnati ex equo:

il “20/A”, Casa dell’artista, Lana, su progetto di Messner architects. Questo progetto, assegnato ex equo, riguarda la ristrutturazione dell’interno, in cui “ogni decisione relativa a materiali, forme e opportunità di sviluppo appare qui ragionevole e naturale.”

il restauro e risanamento dell’ex-cappella del Noi Techpark a Bolzano, realizzato dagli architetti Barbara Breda e Markus Scherer con draw Studio. L’ex cappella, edificata nel 1952 come luogo di raccoglimento per gli operai e le loro famiglie, è stata restaurata con grande cura, preservando la leggibilità della stratificazione storica. Attualmente funge come sala “digital detox” e spazio di lavoro autonomo.

Cat. Lo.

Immagine in apertura: la Biblioteca civica di Bressanone. Foto Marco Cappelletti

 

 

 

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