Per chi suona la campanella?

Bolzano, ore 10, incrocio tra via Castel Roncolo, via dei Francescani e via Vintler. Dalle scuole elementari J.W.V. Goethe parte il suono di una campanella. Uguale identica a quella “italiana” anche se è una scuola di lingua tedesca. Proprio quella che ricordiamo e conosciamo tutti. Ma per chi suona?

Non si scorge anima viva, gli ingressi sono chiusi e il giardino antistante è circondato dai nastri bianco e rossi della polizia, nemmeno fosse la scena di un crimine. Quel suono in questa desolazione non può che rattristare, ma può anche far riflettere. Perché il suono delle campanelle, come persino quello delle campane, difficilmente in futuro sarà uguale per tutti. Almeno nei primi tempi.

I regolamenti sul distanziamento sociale previsti per la cosiddetta “Fase 2”, avranno ricadute su mobilità, trasporto pubblico, afflusso turistico e ogni attività quotidiana. Tutte le città, Bolzano compresa, dovranno rivedere i loro orari. Più eventi per meno persone nei teatri, nelle chiese e nei musei. Le lezioni scolastiche e universitarie, probabilmente, dovranno essere scaglionate su orari più lunghi, discorso analogo per molte attività di servizio, a partire dai parrucchieri.

Non sarà facile, non è immediatamente immaginabile, ma non è detto che tutto questo sia unicamente un male. La pazienza da dote si trasformerà in necessità ma, finalmente, gli orari smetteranno di essere ancorati a un mondo che già prima dell’epidemia di Covid 19 non esisteva più. Tutti gli orari saranno costretti ad adattarsi alla realtà, al presente. Il passato sembrerà lontanissimo, anche e soprattutto in Alto Adige/Südtirol, dove, fino a oggi, solo i turisti erano riusciti a fare aprire i negozi al sabato pomeriggio.

Massimiliano Boschi

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