Con la mascherina ma insieme: così i ragazzi del Rainerum si immaginano la ripartenza scuola

Ripartenza scuola: tra i tanti cambiamenti che l’epidemia di Covid 19 ci ha imposto, certamente quelli che hanno riguardato la scuola sono stati tra i più radicali e difficili da gestire. Basta aprire qualsiasi giornale, accendere qualsiasi radio o tv per sentir parlare tutti i giorni di didattica a distanza e delle varie problematiche a essa connesse: connessione internet difficoltosa, mancanza di strumenti tecnologici, difficoltà delle scuole e degli insegnanti nel riprogettare in brevissimo tempo tutta l’attività educativa e svariate proposte su come e quando riaprire.

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Ripartenza scuola, la parola ai ragazzi del Rainerum

Ma i ragazzi? Cosa si aspettano dal prossimo futuro? Gli studenti della 2B dell’Istituto salesiano Rainerum, interpellati sull’argomento, hanno espresso le loro idee, immaginando di aver già svolto il primo giorno di lezione del prossimo anno scolastico. Innanzitutto, eccezion fatta per una studentessa che ha immaginato una didattica a gruppi e alternata tra presenza e distanza, nessun altro si è augurato di proseguire con la DaD e tutti si sono detti pronti a qualsiasi sacrificio pur di tornare in presenza.

Come ogni buona giornata scolastica che si rispetti, si parte con l’immaginare l’arrivo a scuola e l’ingresso in classe: «Mi sono avviata verso la scuola con la mascherina (penso che c’è la porteremo ancora per molto, anche se c’era qualcuno non aveva ancora capito che indossarla sotto la bocca non serve a niente) e ho incontrato molta più gente che andava a piedi rispetto all’anno scorso, probabilmente perché le persone non si fidano ancora a salire sui mezzi pubblici. Arrivati a scuola, per mantenere le distanze non siamo saliti tutti assieme come sempre, ma una classe alla volta e prima di entrare nella nostra nuova aula ci hanno dato a ognuno di noi un disinfettante per mani da usare ogni volta che tocchiamo qualcosa che non è nostro. I banchi sono singoli e non ha coppie come l’anno scorso, ma per fortuna non c’è nessun tipo di barriera intorno».

Un inizio, una ripartenza scuola ben diversa dunque rispetto a quella cui eravamo abituati. Ma non finisce qui. In tanti hanno indicato la mascherina come lo spauracchio da temere di più, possibile fonte di richiami e sanzioni disciplinari: «In aula Don Bosco il preside ci ha parlato delle regole da seguire soffermandosi in modo particolare sulla mascherina, che dobbiamo obbligatoriamente indossare per tutta la durata delle lezioni. Chi violerà questa norma sarà richiamato e alla terza nota scatterà la sospensione».

Se le lezioni, a detta dei ragazzi, dovrebbero svolgersi senza tanti cambiamenti, privilegiando le uscite all’aperto e le attività laboratoriali, tante sono le novità immaginate per le pause e per la mensa, due dei momenti più cari agli studenti: «La pausa l’abbiamo fatta rimanendo in classe e se dovevamo andare all’armadietto per prendere qualcosa eravamo obbligati ad alzarci uno alla volta. Normalmente il primo giorno, a metà mattinata facevamo dei giochi in cortile, invece oggi siamo rimasti tutto il tempo in classe. Ci hanno detto che a mensa si andrà a orari diversi, entreranno solamente due classi alla volta e noi studenti dovremo lasciare una sedia libera sia davanti che accanto a noi».

Secondo qualcun altro, invece, per il pranzo sarà applicata una soluzione diversa: «In mensa c’erano dei divisori in plexiglas trasparente che hanno consentito a noi studenti di sedere uno davanti all’altro, mangiare e parlare in tutta sicurezza». Sarà diversa anche l’uscita alla fine delle lezioni: addio alla solita, confusionaria e gioiosa discesa dalle scale e fila indiana a un metro di distanza una classe alla volta. Qualcuno immagina cambiamenti notevoli anche per gli insegnanti, «che sono invitati a restare a dormire in convitto per evitare contatti col mondo esterno e, di conseguenza, eventuali infezioni». Tante idee dunque diverse dunque, ma una speranza comune, quella di ritornare a scuola in presenza.

Andrea Bellagamba

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