Piano congiunto tra Assoimprenditori e sindacati per la ripartenza del settore produttivo

Sgravi fiscali per famiglie e imprese, investire sulla digitalizzazione, favorire gli investimenti pubblici e privati, promuovere la formazione e riconquistare i mercati internazionali. Sono queste le proposte centrali del piano di politica industriale creato e pensato in coppia da Assoimprenditori Alto Adige e le organizzazioni sindacali ASGB, CGIL-AGB, SGBCISL e UIL-SGK.

Un patto di sostenibilità che verrà portato all’attenzione della Giunta Provinciale, e che ha l’obiettivo di salvaguardare i posti di lavoro e dare il giusto valore al contributo che arriva dal settore delle imprese produttive, rafforzandone la competitività internazionale. Con la crisi provocata dal Coronavirus è importante riconoscere l’industria come motore di sviluppo trainante per il nostro territorio e come settore strategico per il futuro dei nostri figli in termini di creazione di lavoro e di offerta di posti di lavoro di alta qualità.

“Con oltre 50mila posti di lavoro dipendente, il settore produttivo è il più importante datore di lavoro privato del nostro territorio, nei centri urbani così come nelle aree rurali. Le imprese manifatturiere sono quelle che con una percentuale che sfiora il 90% hanno la più alta quota di contratti a tempo indeterminato e i posti di lavoro più sicuri. Con un valore aggiunto del 25% del totale, contribuiscono più di ogni altro settore economico al nostro PIL e al finanziamento dei servizi pubblici. Le aziende produttive sono quelle maggiormente vocate all’internazionalizzazione e all’innovazione: generano oltre l’80% dell’export provinciale e oltre il 70% degli investimenti in ricerca e sviluppo”, sottolineano Federico Giudiceandrea, Vinicio Biasi – rispettivamente presidente e vice-presidente di Assoimprenditori -, Michele Buonerba (Cisl), Cristina Masera (Cgil), Toni Serafini (Uil) e Alexander Wurzer (Asgb).

Le proposte nel dettaglio

1. Sgravi fiscali per famiglie e imprese

“La concessione di garanzie, i contributi a fondo perduto e gli ammortizzatori sociali sono stati una prima misura di sostegno nella fase di lockdown. Ora bisogna riaccendere il motore dell’economia in modo più sostenibile, utilizzando le risorse a disposizione per sgravi fiscali estesi almeno fino all’anno fiscale 2022 a favore di famiglie e imprese”.

2. Semplificare l’amministrazione investendo sulla digitalizzazione

“La crisi ha fatto emergere il potenziale della digitalizzazione. In quest’ambito è indispensabile un forte investimento – in particolare anche sul settore della scuola – unito ad una riorganizzazione delle procedure che le renda più semplici e veloci. La digitalizzazione deve essere semplificazione reale: i documenti cartacei vanno eliminati, non solo trasformati in PDF. Il tutto a vantaggio di cittadini e imprese ma anche della stessa amministrazione pubblica. Abbiamo imparato a rinunciare a ciò che non è strettamente necessario e potuto constatare quanto la spesa corrente improduttiva freni l’amministrazione e limiti tutti quei servizi davvero essenziali: una seria riforma amministrativa per sanità, scuola e Comuni è necessaria per liberare risorse da indirizzare verso questi e altri settori e servizi strategici, a fronte anche di bilanci pubblici sempre meno ricchi. Riguardo alle varie proposte siamo disponibili ad un confronto approfondito con le istituzioni”.

3. Favorire gli investimenti pubblici e privati e promuovere la formazione

“In questi mesi abbiamo imparato quanto siano decisive una mobilità funzionante e la possibilità di essere connessi tra di noi e con il resto del mondo. La realizzazione di infrastrutture di collegamento moderne è una necessità assoluta, in particolare anche per sfruttare appieno la possibilità delle nuove tecnologie. Accanto agli investimenti pubblici vanno promossi anche quelli privati, e vanno incentivati in modo mirato gli investimenti strategici che favoriscono innovazione, digitalizzazione e formazione, utilizzando al meglio i fondi europei”.

4. Riconquistare i mercati internazionali

“L’export locale, uno dei principali motori di crescita dell’economia altoatesina, è stato colpito due volte dal lockdown: ai mancati incassi si sono infatti aggiunte pesanti perdite di mercato legate al fatto che i concorrenti situati in altri Paesi hanno avuto limitazioni minori potendo continuare a produrre mentre in Italia le imprese erano ferme. L’internazionalizzazione è un’attività ad alto valore aggiunto, legata però in questo periodo anche ad un alto rischio e a costi in aumento. A breve termine è necessario un intervento straordinario che alla promozione turistica accompagni anche quella del “made in Alto Adige”.

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