Museion riparte e i visitatori diventano subito parte attiva della mostra

Dopo una lunga chiusura dovuta all’emergenza sanitaria, quest’oggi Museion riapre le sue porte al pubblico con due nuove mostre: la personale dell’artista Karin Sander “Skulptur/Sculpture/Scultura” e, nello spazio della Casa Atelier accanto a Museion, P.O.V. Point of view, il progetto del collettivo Butch-ennial Contemporary Art Group. Per l’occasione il pubblico potrà visitare le mostre liberamente dalle ore 16 alle ore 20.

Per la riapertura al pubblico, è stato adottato un regolamento, che prevede, tra le diverse misure, la pulizia quotidiana degli spazi, un percorso differenziato per l’entrata e l’uscita dal museo, una nuova segnaletica e la messa a disposizione di gel disinfettanti in ogni sala del museo. “Anche se gli ampi spazi di Museion ci avrebbero consentito di andare oltre, abbiamo stabilito un limite massimo di visitatori nelle sale, individuato in 15 persone per i piani”, spiega Letizia Ragaglia, direttrice di Museion.
Chi visita il museo avrà naturalmente l’obbligo di indossare la mascherina e mantenere le distanza di sicurezza di almeno due metri. Sono stati anche rivisti gli orari di apertura, che sono stati temporaneamente rimodulati: Museion e la Casa Atelier saranno aperti il giovedì e il venerdì dalle ore 16 alle ore 20; il sabato e la domenica dalle ore 15 alle ore 20. Nei giorni di lunedì, martedì e mercoledì Museion rimarrà chiuso.

Karin Sander, “Skulptur/Sculpture/Scultura”

I progetti di Karin Sander (Bensberg, Germania, 1957) nascono in riferimento a situazioni esistenti; con senso dell’humor l’artista affronta scenari culturali quotidiani e il loro contesto istituzionale e storico. Nel fare ciò, Sander interviene nelle strutture delle istituzioni, le modifica, sottolinea fatti e circostanze esistenti e invita il pubblico a partecipare. Ciò che è apparentemente familiare viene ripensato e diventa il punto di partenza per un processo di esplorazione. Nella mostra a Museion, Karin Sander stabilisce parametri inconfondibili. Il percorso espositivo inizia al piano terra, nel foyer di Museion. Qui il pubblico è accolto con un’opera che lo rende immediatamente parte della mostra: Identities on Display è formata da una serie di armadi in vetro concepiti come guardaroba a disposizione di chi visita il museo. L’artista interviene inoltre su un aspetto funzionale dell’edificio, ad esempio riprogrammando le lamelle per il controllo della luce solare sulla facciata. Al centro dello spazio espositivo, al quarto piano del museo, Karin Sander stende un tappeto gigante, come una pianta architettonica su cui i visitatori possono leggere le dimensioni, che possono calpestare o su cui possono semplicemente sedersi. L’artista crea così delle scene, in cui visitatori e visitatrici diventano parte della mostra. Come in una coreografia, il movimento delle lamelle che si aprono e si chiudono indirizza lo sguardo verso l’esterno, lungo alcuni lavori precedenti dell’artista e quindi sul paesaggio, mutevole e straordinario, che circonda il museo. E proprio questo paesaggio viene esposto, come un modello stampato in 3D, all’interno del museo.

Butch-ennial Contemporary Art Group, P.O.V. Point of view

Quanto possiamo fidarci di ciò che vediamo e percepiamo? Quanto inganno si nasconde intorno al nostro sguardo? Animati dalla volontà di produrre nel pubblico quella che gli stessi artisti chiamano “genuina incertezza sulla veridicità di ciò che sta osservando”, i Butch-ennial “occupano” la Casa Atelier con un’opera che mette in discussione l’idea di spazio, interno ed esterno, e quindi i luoghi stessi dell’arte contemporanea e il suo pubblico. Chi varca la soglia della Casa Atelier, non si imbatterà in una “classica” mostra con opere d’arte, ma si troverà immerso in una realtà alternativa e straniante. L’effetto è simile a quello di una scatola prospettica del XVII secolo, o alle illusioni create dalle pitture a trompe-l’oeil.

Un inganno quindi, che, come detto in precedenza, vuole instillare nell’osservatore dei dubbi sulla veridicità di ciò che sta guardando. P.O.V. riflette quindi sul primato della visione rispetto agli altri sensi e afferma essenzialmente l’indipendenza tra immagine percepita, immagine reale e significato delle cose. Una messa in discussione che è anche un pretesto per riflettere sulle nostre incertezze e sul significato dell’opera d’arte. Così i Butch-ennial sul progetto “L’inganno della rappresentazione porta lo spettatore al centro dell’opera e quindi a interpretare lo spazio riprodotto sulle pareti come un’estensione dello spazio reale. L’osservatore partecipa attivamente alla costruzione dell’immagine; soggettività e oggettività risultano, nell’estetica dell’opera, inscindibilmente legati.” Coerente all’operare di Butch-ennial, “P.O.V”. attua quindi un ribaltamento, in cui il contenitore diventa contenuto, e il contenuto è il contesto; lo spazio interno dell’atelier Museion si trasforma così nel palcoscenico della quotidianità e “P.O.V” nello statement del gruppo per la Casa Atelier di Museion.

 

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