Marmolada, sale il bilancio delle vittime. Draghi è arrivato a Canazei

Si aggrava il bilancio della tragedia della Marmolada. Un altro corpo senza vita è stato recuperato dai soccorritori e le vittime accertate salgono dunque a sette. Scende invece quello dei dispersi. Quattro persone ritenute disperse nel crollo sono state rintracciate e sono in salvo. Il conteggio dei dispersi dunque scende a 15. Otto i feriti, di cui due in gravi condizioni, mentre quattro dei sette morti per ora accertati sono stati identificati. Si tratta di tre italiani, tra cui due guide alpine della provincia di Vicenza e di quella di Treviso. Il premier Mario Draghi è arrivato da poco a Canazei:”Oggi l’Italia piange queste vittime e tutti gli italiani si stringono con affetto – ha detto -. Questo è un dramma che certamente ha delle imprevedibilità, ma certamente dipende dal deterioramento dell’ambiente e dalla situazione climatica. Il Governo deve riflettere su quanto accaduto e prendere provvedimenti perché quanto accaduto abbia una bassissima probabilità di succedere e anzi venga evitato”.

Stamattina le ricerche sono iniziate subito alle sette, con i droni perché nessuno può entrare in ghiacciaio in questo momento. L’uso dei droni a comando remoto permette di individuare punti di dettaglio, per poi intervenire con gli elicotteri, fare i recuperi, tutto quello che possiamo fare in questo momento. Facendo questo monitoraggio in tempo reale è possibile a capire se ci sono dei reperti. Come spiegato dal Soccorso alpino, le operazioni sono molto complicate e riuscire a trovare i dispersi vivi è una possibilità molto remota.

Come è avvenuto il distacco

Il distacco, secondo le prime informazioni del Soccorso Alpino, si sarebbe verificato nei pressi di Punta Rocca, lungo l’itinerario di salita della via normale per raggiungere la vetta. Proprio sabato sulla Marmolada era stato raggiunto il record delle temperature, con circa 10 gradi in vetta. La procura di Trento ha aperto un fascicolo sul crollo del seracco. Disastro colposo è il reato ipotizzato, al momento a carico di ignoti. Ad occuparsi delle indagini, con il procuratore Sandro Raimondi, è il pm Antonella Nazzaro. La massa di materiale staccatosi dal ghiacciaio della Marmolada è scesa da una velocità di 300 chilometri l’ora. E’ quanto hanno accertato i tecnici del Soccorso Alpino che hanno mappato tutta l’area della montagna in cui si è verificato il crollo del seracco. Una parte consistente del ghiacciaio è ancora attaccata alla montagna: si tratta di un fronte di ghiaccio di 200 metri con un’altezza di 60 metri ed una profondità di 80 metri. Se si volesse fare un termine di paragone, dicono gli esperti, si tratta dell’equivalente di due campi di calcio colmi di ghiaccio. Il tutto esposto a 45 gradi di pendenza. Il materiale che si è staccato è invece esteso su un fronte di due chilometri sulla via normale ad un’altezza di circa 2.800 metri: e questo significa, appunto, che la massa di materiale staccatosi ha percorso almeno 500 metri con una velocità stimata dai tecnici pari a 300 km l’ora.

Per segnalazioni o richieste di informazioni – esclusivamente da parte di familiari di eventuali persone disperse – la Provincia autonoma di Trento ha attivato il numero di telefono 0461.495272 (gli operatori rispondono 24 ore su 24).

Il rapporto di Eurac

Sul grande problema del ritiro dei ghiacciai sono uscite numerose pubblicazioni di Eurac Research in cui si fa il punto della situazione. “A causa delle dimensioni esigue, sono particolarmente esposti al rischio di scioglimento causato dalle temperature più alte. Tra il 1983 e il 1997 la riduzione della superficie è stata del 19,7%; a questa si è aggiunta un’ulteriore perdita dell’11,9% negli anni compresi tra il 1997 e il 2006. I ghiacciai si sono ritirati perdendo, in termini di superficie, da diverse centinaia di metri quadrati a diversi chilometri quadrati, come nel caso della Vedretta di Vallelunga. Un ulteriore indicatore del ritiro dei ghiacciai è costituito dal cosiddetto bilancio di massa: questo dato, espresso in millimetri di acqua, indica la quantità di neve e ghiaccio aggiunto o perso in un anno dal ghiacciaio”, si legge nel Rapporto sul clima Alto Adige 2018.

Tutti i ghiacciai analizzati dall’Ufficio idrografico della Provincia autonoma di Bolzano, in collaborazione con l’Università di Innsbruck e il Comitato glaciologico italiano (Ghiacciaio di Fontana Bianca, Vedretta Lunga, Vedretta di Malavalle, Vedretta Pendente, Vedretta occidentale di Ries), registrano da anni un massiccio calo di neve e masse di ghiaccio. Fanno eccezione gli anni 2000/01, 2012/13 e 2013/14, durante i quali la massa è leggermente aumentata – soprattutto nel 2013/14 – perché, malgrado temperature superiori alla media, in inverno è nevicato moltissimo. Anche la copertura nevosa sempre più scarsa in estate contribuisce allo scioglimento dei ghiacciai. Poiché la neve riflette la radiazione solare, protegge i ghiacciai durante l’estate. Per contro, un ghiacciaio sgombro, cioè privo di neve, ha una colorazione scura e una capacità di riflessione otto volte più bassa. Per questo si scalda più velocemente e perde massa.

“I ghiacciai altoatesini continueranno a sciogliersi e in molti casi spariranno completamente. In uno studio dell’Ufficio idrografico della Provincia autonoma di Bolzano, Ben Marzeion ha calcolato il possibile ritiro dei ghiacciai causato dal cambiamento climatico. In base alle sue stime, più o meno entro il 2050 i ghiacciai si saranno ritirati sopra i 3000 m. A seconda degli scenari, nella seconda metà del XXI secolo i ghiacciai potrebbero ridursi a un quarto della superficie e del volume che avevamo nell’anno 2000 oppure sciogliersi completamente già prima della fine del secolo”, spiega Eurac.

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