L'altro virus da combattere: la caccia istituzionale all'untore dell'aria aperta

Troppi giovani in piazza delle Erbe, troppi bambini al lago di Monticolo, troppi anziani a passeggio al lago di Caldaro. Siamo agli ultimi sgoccioli, speriamo, della caccia all’untore che gira all’aria aperta: uno sport facile, a portata di chiunque. Ma più che puntare il riflettore sulla frustrazione di pochi cittadini che durante il lockdown si sono affacciati alle finestre per maledire quei runner imprudenti e impestati, vorremmo concentrarci sugli ultimi fuochi che arrivano dalla politica. Perché – premesso che tutti devono portare la mascherina, rispettare le distanze di sicurezza ed evitare assembramenti troppo pericolosi (soprattutto in luoghi chiusi) – è diventato assolutamente insopportabile lo scaricabarile morale che alcuni amministratori (e alcuni media) continuano a perpretrare a ogni livello. Per dirla come Zerocalcare: «Se l’epidemia scompare è merito nostro, se vi ammalate è colpa vostra».

Per ultimo, ma anche per primo, l’assessore provinciale Thomas Widman che ha invitato il Comune a intervenire con tutte le misure necessarie per evitare i troppi assembramenti che a suo dire si sarebbero verificati in città. Questo alla faccia di un virus  che, come unica certezza acclarata, viaggia soprattutto negli ambienti chiusi. «Non vorrei ci si limitasse a guardare solo la città di Bolzano», ha risposto Renzo Caramaschi in conferenza stampa. Il sindaco ha mostrato a titolo di esempio, la foto di un affollatissimo lido di un laghetto altoatesino. «E’ stato così dappertutto: a Caldaro, a Monticolo, a Fiè. L’impegno del Comune di Bolzano è stato e sarà  massimo per salvaguardare con le varie misure e disposizioni,  la salute dei cittadini. Dopodomani ci sarà un nuovo incontro del Comitato per l’Ordine e la Sicurezza pubblica e torneremo a parlare anche di questo tema».

Caramaschi snocciola i dati: «Dall’inizio dell’emergenza sanitaria sono stati fatti dalla sola Polizia Municipale di Bolzano ben 16.000 controlli con 800 sanzioni per violazioni delle disposizioni sul Coronavirus.  Non abbiamo però un esercito di vigili tale da poterci consentire di controllare costantemente tutti i 108.000 cittadini di Bolzano. E’ una questione di comprensione e intelligenza.  Sottolineo che la  fase 2, non va scambiata per la fase 3. Siamo in un periodo di convalescenza, di ripresa in libertà vigilata. Se da un lato devo dire che non possiamo permetterci di allentare troppo la presa, dall’altro va riconosciuto che i bolzanini, nella stragrande maggioranza dei casi, si stanno comportando bene, indossando la mascherina, rispettando il distanziamento fisico, evitando gli assembramenti.  Poi c’è una componente, parliamo di 2-300 persone che evidentemente non ha capito la gravità della situazione o non la vuol capire. Sul totale di 108.000 abitanti è una percentuale minima.  Bisogna comunque procedere tutti con un senso collettivo di responsabilità».

Tocca essere d’accordo con il sindaco e sperare che i vigili, che anche lo scorso fine settimana giravano per le birrerie a cercare avventori da multare, si comportino di conseguenza. Davanti a un fenomeno così enorme non si può puntare alla sola via repressiva: se servono più controlli nelle piazze e sulle rive dei laghi si mettano degli «ausiliari» che facciano informazione e creino un clima di responsabilità e sorveglianza reciproca.

Bisogna puntare, come ha già sottolineato il landeshauptmann Arno Kompatscher, a un clima di collaborazione tra cittadini e di istituzioni. Abbiamo bisogno di avere l’assoluta certezza che, invece di giocare a guardie e ladri in parchi, piazze, laghi e passeggiate, Provincia, Azienda Sanitaria e Comune lavorino all’epidemia che potrebbe arrivare domani (ovvero in autunno) blindando gli ospedali, facendo scorta di mascherine, sorvegliando i luoghi di lavoro (uffici pubblici in primis), mettendo in sicurezza i trasporti. Altrimenti è solo un’inutile caccia all’untore e non è quello di cui abbiamo bisogno.

Lu.B.

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