Caro Kompatscher, è ora di cambiare aria, la nostra. Si ricandidi

Stol, il quotidiano online del gruppo Athesia, l’ha definito “Der Tag der Wahrheit”, il giorno della verità, il giorno in cui Arno Kompatscher dovrà decidere, e comunicare, se tornerà a candidarsi alla carica di Presidente della Provincia. Dovrebbe arrivare a breve, in concomitanza con la clausura Svp che si terrà nei primi giorni di dicembre, nel frattempo, da mesi, e non casualmente, si sente ripetere lo stesso ritornello, “Kompatscher è un comandante senza esercito”.
Probabilmente è vero, ma proprio per questo dovrebbe tornare a candidarsi. Perché l'”esercito” da queste parti è da troppo tempo nelle solide mani di un gruppo imprenditoriale e di una potente associazione di categoria. Un binomio che fino a una decina d’anni fa governava direttamente la provincia e che, più di recente, si limita a consentire agli altri di governare. O almeno questo prova a fare, o a far credere.

Nei fatti, come dimostrato in svariate occasioni, il partito di riferimento, l’Svp, è spaccato in due e ha perso la sua principale attrattiva: essere il partito di raccolta, il partito dell’Autonomia.
Per poter continuare ad esercitare il suo potere, il vecchio establishment  deve quindi raccontare e raccontarsi che nulla può accadere senza il suo esplicito consenso. Deve far credere di avere ancora in mano le chiavi delle porte di accesso alle stanze che contano.
A Merano, Bolzano e Laives, tre delle quattro principali città dell’Alto Adige, governano sindaci italiani? E’ vero, ma le decisioni importanti restano nelle salde mani di chi governa la Provincia da decenni. Come rivelato dalle intercettazioni pubblicate in “Freunde im Edelweiss” sono gli stessi che hanno deciso anche il nome del vicepresidente italiano della Provincia. Con l’assessore ai trasporti gli è andata peggio, questa volta, però, si giochi a carte scoperte.
Perché, come già evidenziato, il  potere deve essere egemone per impedire che un candidato fuori dal loro controllo possa presentarsi alle elezioni, comunali o provinciali, con qualche possibilità di vittoria. Si deve innanzitutto impedire che un candidato “scomodo” ottenga un’esperienza di governo tale da convincere il pragmatico elettorato sudtirolese a valutare il cambiamento. E’ ormai una questione di sopravvivenza.
E’ proprio per questo che Arno Kompatscher deve ricandidarsi alla carica di presidente della Provincia. Perché per la prima volta potrebbe vincere le elezioni qualcuno che notoriamente non è nelle grazie del Bauernbund e del gruppo imprenditoriale che fa capo alla famiglia Ebner.
La sua ricandidatura sarebbe un segnale fondamentale, perché oggi tutti sanno quanto Kompatscher sia malvisto da chi si crede onnipotente.

Quel che poi succederà nelle urne sarà conseguente e non del tutto prevedibile, ma l’attuale Landeshauptmann ha tra le mani la possibilità di segnare l’inizio della fine di un sistema di potere che continua ad appellarsi a identità etniche ormai superate e a una tradizione evocata strumentalmente per portare avanti evidenti interessi economici. Chi vuole preservare il territorio e tutelare l’ambiente, il vero patrimonio di questa provincia, e chi lo sta sfruttando in ogni modo per aumentare i propri profitti?
Scegliendo di ricandidarsi alle sue condizioni, Kompatscher dimostrerebbe in maniera definitiva che a quel sistema ci si può opporre, che lo si può sfidare e che si possono trovare strade alternative. Non è detto che il presidente in carica abbia il carattere, la forza o persino la voglia di percorrere quella strada, ma aprirebbe comunque uno spiraglio. Girerebbe la chiave di  un portone che è rimasto sprangato troppo a lungo. Un vecchio e pesante portone che ha reso l’aria viziata, quella di cui, tipicamente, si percepiscono gli effetti solo dopo essere tornati a respirare aria pulita.
Caro Kompatscher, è ora di cambiare aria, la nostra. Si ricandidi.

Massimiliano Boschi

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