Se il viaggio delle industrie italiane nell'innovazione mondiale parte dall'Alto Adige

Dal Canton Uri in Svizzera a Toronto, dal Ces di Las Vegas a Singapore e al Giappone. Sono solo alcune delle tappe di Open Mind Tour, il programma studiato da tre importanti associazioni territoriali di Confindustria: Bergamo, Varese e Emilia Centro. Un ciclo di viaggi e incontri alla scoperta di ecosistemi innovativi, curato e accompagnato da Giacomo Biraghi, per favorire l’interconnessione con altre realtà e persone e la visita di luoghi più all’avanguardia, il tutto per raccogliere ispirazioni e conoscere modelli replicabili. I destinatari sono imprenditrici, imprenditori e manager curiosi dei nuovi trend, degli scenari di mercato e dell’innovazione. Significativo che il tour sia partito, venerdì 19 aprile, da una giornata alla scoperta dell’Alto Adige. Non il primo territorio che normalmente si associa al concetto di innovazione e che invece ha sorpreso i partecipanti.

Il tour, accompagnato da Blum, è partito di buona mattina dall’headquarter di Vipiteno del gruppo HTI: dopo una presentazione di un gruppo che sfiora il miliardo e mezzo di fatturato nel mondo, che tiene insieme decine di brand legati alle tecnologie funiviarie ma non solo, i partecipanti hanno visitato la sede produttiva di Leitner e quella di Prinoth. Subito dopo pranzo tappa a NOI Techpark, la casa dell’innovazione altoatesina che per fine anno, con l’apertura della facoltà di ingegneria di unibz e degli edifici D2 e D3 dedicati a nuove aziende tecnologiche, raddoppierà i suoi abitanti arrivano a più di duemila persone tra ricercatori, imprenditori e innovatori. Accompagnati da Hubert Hofer, deputy director di NOI spa, gli industriali hanno visitato tre dei 45 laboratori: Micro4Food di unibz; la live demo di Smact; TerraxCube. La sorpresa, oltreché tecnologica, è sociale: a NOI Techpark la lingua più parlata è l’inglese e i ricercatori arrivano da ogni parte del mondo. Il modello, fondato su un tech transfer costruito su misura sulle esigenze del territorio, convince sempre più.

Infine la giornata si è conclusa con un emozionante incontro con Roberto Biasi, fondatore, con il fratello Vinicio, di Microgate. Dai sistemi di controllo per telescopi ai sistemi cronometraggio di precisione e valutazione delle performance atletiche. La tecnologia, nel cuore delle Alpi, può elevare le performance dell’uomo ad altissimi livelli in moltissimi campi.

Quando si parla di innovazione nel mondo l’Alto Adige ha un suo posto ben preciso. La struttura imprenditoriale della nostra provincia vede un fortissimo peso dell’export nel settore dei macchinari e della tecnologia. Su 6 miliardi di export, più di tre afferiscono a queste voci, solo due a beni primari della terra (vino, food etc). Il dato, illustrato da Francesca Fiori, responsabile internazionalizzazione di IDM,  è emerso giovedì pomeriggio in un bel convegno organizzato all’aeroporto di Bolzano dallo studio Bergs & More: un convegno, significativamente affollato, per riflettere sulle opportunità di export offerte dal continente africano. L’economia altoatesina corre, e ha bisogno di sostegno e accompagnamento per fare in modo che i più non si siedano sugli allori di un mercato europeo che è comunque in difficoltà. Se la manifattura incide per il 25% sul Pil della Provincia, il turismo attorno al 12% e l’agricoltura solo il 4%, il dibattito pubblico inverte sistematicamente la percezione di questi dati.

 

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