Imprese femminili, welfare e politiche sociali per rafforzare la crescita

Sono sempre di più imprese femminili in Italia. E crescono anche in Alto Adige e a Bolzano, anche se rimangono tra le più basse d’Italia. Come riportato dall’Osservatorio Imprenditorialità Femminile di Unioncamere – Infocamere la crescita di aziende a matrice femminile in Italia negli ultimi due anni è pari al 0,19% (+2569 unità). Il valore minimo è stato registrato nel Lazio con un -4,31% (6304 unità) mentre il picco lo si rileva in Trentino-AltoAdige con una crescita pari al 2,54% (505 unità). Un primo dato incoraggiante, ma contando la situazione di partenza il lavoro da fare è ancora molto.

Bene, ma la strada è ancora lunga

L’ottimo risultato raggiunto deve essere da incentivo per continuare su questa strada. Lo stesso report mostra come, al 31 dicembre 2021, il Trentino-AltoAdige resti ancora ultimo come percentuale di imprese rosa con un misero 18,29% sotto a Lombardia (19,08%) e Veneto (20,29%). Al vertice di questa lista troviamo invece Abruzzo (25,71%) Basilicata (26,39%) e Molise (27,40%) che si dimostrano le regioni con più presenza di società femminili. Tra le province il gradino più alto del podio spetta a Milano (tasso di femminilizzazione al 17,18%) e a seguire P.A. di Bolzano (18,17%) e P.A. di Trento (18,44%).

La situazione in regione

Il peso relativo delle donne a livello regionale è all’apice in Val d’Aosta (30,5%), Umbria (29,7%), Molise (29,5%), Abruzzo (28,9%) e Piemonte (28,7%). All’opposto si situa la nostra regione il Trentino Alto Adige, con una quota del 23,6%. È quanto emerge dall’indagine diffusa da CNA nazionale. “Dati che – commenta il presidente regionale CNA Claudio Corrarati – ci indicano quanta strada ci sia ancora davanti. Nel nostro territorio è necessaria una riflessione su quanto e come la struttura pubblica rappresenti una reale concorrenza. Per rafforzare l’imprenditoria femminile devono essere messi sempre più al centro il welfare sociale e politiche mirate per la conciliazione famiglia-lavoro e per arrivare finalmente a scalfire il tetto di cristallo della crescita professionale ancora esistente”.

Come spiegato da CNA la scelta tra l’imprenditoria e il lavoro dipendente è uno scambio libertà-tutele. Lavoro dipendente che nella Provincia di Bolzano risulta già ad un buon punto. Come spiegato nel “Rapporto sul mercato del lavoro in provincia di Bolzano – Maggio-Ottobre 2021” il tasso di occupazione femminile come occupati dipendenti o parasubordinati è del 47,52% contro il 52,47% maschile.

Da sottolineare come il ruolo delle donne ai più alti livelli decisionali è cresciuto proprio nell’ultimo decennio, mentre le crisi di varia natura mordevano più forte l’Italia. Tanto che tra il 2014 e il 2021 i ruoli apicali “in rosa” sono aumentati di circa 63mila unità. Un dato di certo non irrilevante: nel medesimo lasso di tempo gli uomini sono calati di oltre 31mila unità. Nel 2021, in particolare, le imprese femminili hanno conseguito un aumento di 11.500 unità rispetto al 2020. “Per promuovere l’auto-imprenditorialità da parte delle donne sono necessari interventi ben calibrati, l’assegno unico universale per i figli a carico e le misure previste dal Pnrr sono un primo importante passo per l’eliminazione di qualsivoglia disparità di genere”, prosegue Corrarati. Basti pensare che nelle grandi aziende la retribuzione maschile è 17,2 punti superiore a quella femminile, dato che cala a 1,8% nelle piccole.

Alessandro Palmarin

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