Il pugilato, Omero e le farfalle. Il mondo visto dal ring

Per arrivare alla palestra dove si allenano i ragazzi della Boxe Nicotera di Bolzano, bisogna cercare bene e partire da lontano. Nascosta dietro un lungo edificio a fianco dello stadio Druso, occorre attraversare un bar, salire una rampa di scale e proseguire verso l’unica area in cui non si sente rimbalzare un pallone. All’interno, attorno a un ring che occupa quasi tutto lo spazio disponibile, una ventina di ragazzi sta picchiando un sacco appeso al soffitto, saltando con la corda o facendo esercizi fisici. A prima vista non sembra un luogo di “cultura”, ma lo è molto più di tante scuole, biblioteche o teatri. Per capirlo, però, occorre, partire da lontano, molto lontano, diciamo 2500 anni fa abbondanti, dall’Iliade di Omero.

“Odesi orrendo / sotto i colpi il crosciar delle mascelle, / e da tutte le membra il sudor piove. / Il terribile Epeo con improvvisa / furia si scaglia all’avversario, e mentre / questi bada a mirar dove ferire, / Epeo la guancia gli tempesta in guisa, / che il meschin più non regge, e balenando / con tutto il corpo si rovescia in terra (XXIII, 868-876 nella traduzione di Vincenzo Monti). 

Queste sono le parole con cui Omero descrive la gara di pugilato – ai tempi pigmachia – una delle otto dei giochi funebri (agones epitaphioi) voluti da Achille per onorare la morte di Patroclo.

Pugile in riposo, statua bronzea attribuita a Lisippo o alla sua scuola, è databile tra il IV e il I secolo a. C. Museo Nazionale Romano. (foto Livioandronico2013 da Wikipedia)

In tempi più recenti, il pugilato è diventata la nobile arte, grazie, soprattutto, a James Figg, l’uomo che fece entrare la boxe nell’era moderna. Nel 1719 aprì una scuola di pugilato e sul biglietto da visita, passato alla storia, aveva fatto scrivere “Master of the noble science of defence”. (Maestro della nobile scienza della difesa). Si iscrissero un migliaio di persone. Il 1719 non è il 2023 e Londra non è Bolzano, ma i circa 150 iscritti della boxe Nicotera si inseriscono perfettamente nel percorso che la “noble art” ha iniziato un paio di millenni fa.

I ragazzi e le ragazze della Boxe Nicotera 

Intervistare dieci persone alla volta non è facile, le voci finiscono per sovrapporsi e le individualità svaniscono per far posto al gruppo. Non è questo il caso. Merito degli insegnamenti di Francesco Nicotera, del fratello Paolo, che si è occupato della selezione e organizzazione dell’intervista, ma soprattutto di ragazzi che non sentono la necessità di dover dimostrare qualcosa al giornalista di turno. Appaiono soddisfatti di quel che stanno facendo, non vanno alla ricerca di conferme esterne. Provengono da esperienze molto diverse, ci sono uomini e donne, montanari “doc” e ragazzi con background migratorio.  L’età degli intervistati va dai 13 (Carlotta) ai 31 anni (Angel), c’è chi va a scuola e chi lavora, ci sono autisti e designer, c’è chi ama il ciclismo e chi la danza. In comune hanno poche cose, ma fondamentali: non amano gli sport di squadra e amano la fatica. Sono tutti dilettanti, ma c’è chi si allena due volte al giorno come Damiano “Io mangio, dormo e mi alleno” e chi, come Angel, sembra avere un conto aperto con divani e poltrone: “Mi alleno ogni mattina appena sveglio, poi vado al lavoro, quando torno, sto un po’ con i miei figli poi la sera torno ad allenarmi. Nel tempo libero, a seconda della stagione, nuoto, scio o vado in bicicletta”.
Le ragazze, soprattutto Asia, vivono il tutto con maggiore leggerezza, ma con i ragazzi hanno un “nemico comune”, che con loro è molto più aggressivo: “le mamme”. Gaia, 15 anni, ammette che non è stato facile convincere la madre a farla iscrivere alla “Boxe Nicotera”, la paura di nasi rotti e occhi neri è diffusa in molti genitori, ma va precisato che solo una minoranza degli iscritti finisce per combattere su un ring, forse è il caso di liberarsi di alcuni luoghi comuni che circondano il pugilato.
Norman Mailer ha dedicato un intero romanzo a Muhammad Ali, alias Cassius Clay, e al suo combattimento con George Foreman a Kinshasa in “The Fight/La sfida”. Mailer, non solo ci ricorda che Muhammad Alì “volava come una farfalla e pungeva come un’ape” ma ci spiega soprattutto come grazie a Muhammad Ali il pugilato sia diventato un’arte: “Arte della parola, assenza di gravità, balletto e poesia”. Altro che “botte da orbi” e “menare come un fabbro”.
Non può quindi stupirci che Angelo sia arrivato alla Boxe Nicotera dalla danza: “Ballo e pugilato si assomigliano molto più di quel che si pensa, entrambi richiedono coordinazione e tecnica. Credo che i pugili come i danzatori debbano essere sciolti ed eleganti. Io prima facevo break dance, ora, oltre al pugilato, salsa e bachata”. Daniela, invece, ottiene risultati simili dagli allenamenti per la boxe e dalla realizzazione di piccoli oggetti all’uncinetto: “Entrambi – spiega tranquillamente – finiscono per rilassarmi”.

A destra: Catalin Angelo Bottazzi della Boxe Nicotera (foto Critelli 2023)

Il pugilato e l’adolescenza

“Scoprirai di non essere il primo che il comportamento degli uomini abbia sconcertato, impaurito e perfino nauseato. Non sei affatto solo a questo traguardo, e saperlo ti servirà d’incitamento e di stimolante. Molti, moltissimi uomini si sono sentiti moralmente e spiritualmente turbati come te adesso. Per fortuna, alcuni hanno messo nero su bianco quei loro turbamenti. Imparerai da loro… se vuoi. Proprio come un giorno, se tu avrai qualcosa da dare, altri impareranno da te. È una bella intesa di reciprocità. E non è istruzione. È storia. È poesia.“

I ragazzi di Nicotera non sono espliciti come Salinger ne “Il giovane Holden”, ma come lui sembrano aver vissuto un’adolescenza complicata. Non è una questione sociale, almeno, non solo, ma quasi tutti i ragazzi intervistati ammettono tranquillamente di aver avuto difficoltà nel rapporto con gli altri. Molti sono fuggiti dagli sport di squadra per timidezza o perché qualcuno li faceva sentire “diversi”. Motivazioni non molto differenti da quelle di Holden Cauldfield, ma quello che dall’esterno si fatica a comprendere, è che a questi ragazzi non viene insegnato a menare quelli che non si sopportano, ma a cadere e rialzarsi, a trovare un proprio posto nel mondo concentrandosi sulle proprie potenzialità e, soprattutto, a rispettare, non solo chi non la pensa come te, ma addirittura chi ti sta prendendo a pugni.
L’allenatore di pugilato è un maestro, non  un “mister” , forse perché resta uno sport per adolescenti, ma comunque la si pensi, per insegnarlo serve un maestro, un bravo maestro.
Non è un caso che nei film sul pugilato siano spesso i co-protagonisti. Chi non ha amato “Mickey” Goldmill, l’indimenticabile maestro di Rocky Balboa? A proposito di “Rocky”, nel film, i combattimenti finiscono spesso per essere noiosi e poco credibili mentre tutti ricordiamo la corsa sulla scalinata dell’Art Museum di Philadelphia, la “caccia” alle gallina bianca, oltre, naturalmente all’urlo dedicato alla moglie Adriana alla fine del film. Perché sono queste le cose importanti, la vittoria e la sconfitta fanno parte del gioco.
Gabriel lo spiega in maniera molto precisa “non c’è soddisfazione più bella di quando l’arbitro ti alza il braccio dichiarandoti vincitore, ma è dalle sconfitte che si impara qualcosa”. Anche Youssef, il campioncino della boxe Nicotera,, sembra avere imparato bene la lezione. “Se vinci è merito tuo e se perdi è colpa tua, ma comunque vada, alla fine ci si abbraccia con l’avversario”.
A quanto pare è sempre stato così:  “Stese al terreno / il suo rivale, e tosto generosa / la man gli porse, e il rialzò”. (Iliade canto XXIII).

Massimiliano Boschi

Immagine di apertura di Marco Vitale, Cooperativa 19 

All’intervista erano presenti:

Catalin Angelo Bottazzi
Daniela Di Brizzi
Abbasi Mazhar Waheed
Al Mourchid Youssef
Gabriel Capone
Asia Farina
Angel Dimitrov
Russolillo Damiano
Gaia Brugnara
Carlotta Pierobon

Ha collaborato Margherita Delmonego

 

Questo articolo fa parte dello speciale My Generation: un progetto che dà voce alle nuove generazioni attraverso strumenti creativi. Il progetto – promosso dalla cooperativa Young Inside con il contributo dell’Ufficio Politiche Giovanili della Provincia Autonoma di Bolzano –  oltre alle interviste pubblicate in questo speciale, esporrà opere di poster art che permetteranno di potenziare le parole e le narrazioni dei ragazzi e delle ragazze coinvolgendo tutta la città di Bolzano.

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