L' FC Südtirol vince anche nel campionato Esport. Intervista al player Andrea Ablondi

Per la prima volta nella sua storia la società calcistica FC Südtirol partecipa a BeSports – campionato ufficiale di Lega di Serie B, organizzato da WeArena. A contendersi la coppa le società di Serie B, le quali ambiscono a vincere anche la competizione Esport. La formazione biancorossa ha trovato in Andrea Ablondi e Andrea Gioia i suoi players, capaci di vincere il girone di qualificazione e accedere già ai quarti di finale che si giocheranno a Ferrara il 4 giugno. Abbiamo dunque contattato Ablondi, 27enne parmense, che ci ha raccontato di più sugli Esports e sul torneo alla quale stanno partecipando.

Come sei arrivato ad essere player dell’FC Südtirol e in base a cosa sei stato scelto?

Tramite delle selezioni online. C’era questa possibilità di candidarsi, come fosse un “provino” e in base a come andava decidevano se prenderti in considerazione oppure no. Da quel che so, il Südtirol ha lasciato l’organizzazione della scelta a LNPB e a WeArena, quindi ci hanno visionato loro. Ci hanno fatto fare qualche partita e poi hanno selezionato me e Andrea. Ci siamo conosciuti tre giorni prima del torneo e il girone iniziale è andato decisamente bene.

Infatti avete vinto il girone di qualificazione…

“Lui è stato la miglior difesa, io il miglior attacco e quindi ci siamo completati alla perfezione”.

Come si gioca in due?

Ci sono tanti modi. Uno è che giochi in contemporanea con il tuo compagno e affronti altre due persone. In questo caso invece è stato suddiviso in modo che un player giocasse l’andata e uno il ritorno in un girone all’italiana. Ci siamo un po’ gestiti gli accoppiamenti in base anche ai modi di giocare nostri e degli avversari, c’è anche un po’ di tattica insomma.

Rapporti con l’Alto Adige in generale e il Südtirol calcio in particolare?

In Alto Adige sono venuto poche volte. Una a sciare e successivamente una volta in estate. Poi sono venuto col calcio. L’Fc Südtirol lo conosco perché sono un appassionato di calcio e gioco in una squadra. Mi sono trovato molto bene con la realtà biancorossa, anche con Manuel Insam – il social media manager – la persona con la quale mi sono sempre relazionato. Non sono mai stato allo stadio del Südtirol ma mi piacerebbe venire a vederlo, anche perché a Parma dicono che sia il più bello della serie B.

Come funziona il torneo?

Il torneo è suddiviso in quattro gironi, tre da quattro squadre e uno da cinque. Le prime di ogni girone vanno direttamente ai quarti di finale, in programma il 4 giugno a Ferrara. Le seconde e le terze, invece, faranno un playoff per decretare le sfidanti. L’obiettivo però è quello di arrivare fino in fondo. Per quanto riguarda il minutaggio sono sei minuti a tempo ma tra punizioni, calci d’angolo e rimesse laterali si arriva circa a un totale di 16 minuti a partita. C’è un’agitazione diversa, perché giochi e sai che ti guarda della gente e poi hai le telecamere che ti inquadrano. È un’esperienza completamente diversa dal giocare a casa, la auguro a tutti gli appassionati. È bellissimo, non posso dire altro.

Chi vince, cosa vince?

Non lo sappiamo nemmeno noi (ride ndr). Sicuramente c’è una coppa. L’importante è vincerlo, al di là del premio.

Usi un joystick speciale o qualche comando particolare?

Ne avevo uno ma l’ho rotto un anno fa, sto usando un joystick nero classico. Sono intenzionato a farne uno per le finali ma per scaramanzia non so se utilizzare lo stesso o farne uno nuovo. Utilizzo comandi classici, molti usano “alternativo” perché vengono da PES, soprattutto chi ha sopra i 22-23 anni. Io mi sono abituato ai comandi di FIFA e rimango col classico.

Il tuo giocatore preferito del Südtirol?

Io e Andrea ci siamo innamorati di Rover, ha un bodytype – il fisico sulla playstation che determina la forza di un giocatore – pazzesco. Diciamo Rover, Larrivey e inizialmente anche Carretta ma poi a lui hanno fatto un aggiornamento e lo hanno un po’ depotenziato. Masiello e Lunetta sono anche molto forti ma Rover e Larrivey sono i nostri pupilli.

foto ©WeArena

Cosa fai nella vita? Si può vivere di Esports?

Nella vita faccio tutt’altro. Lavoro in palestra e do una mano ai miei genitori che sono ristoratori. Qualcuno già adesso vive di Esports, però è gente che è da molti anni all’interno del “competitive” di FIFA. È gente esperta, io non penso di poter vivere di questo ma mai dire mai.

Come valuti il successo degli Esports?

Sicuramente hanno debuttato nel momento giusto, prima del Covid, tra il 2017-2018 e 2019, c’è stato un boom totale. Una buona fetta di squadre ha incominciato a cercare un giocatore di Esports, c’erano molti tornei e qualcuno è diventato un player ufficiale. Il Covid, poi, ha aiutato molto perché essendo tutti in casa c’erano moltissimi tornei online e molti venivano trasmessi su Twitch, la piattaforma principale. Chi è riuscito a inserirsi in quegli anni è ancora all’interno del sistema e ci rimarrà a lungo.

È un settore in crescita?

Negli ultimi sei mesi stanno riprendendo i tornei, tornare a prima del Covid sembra difficile ma è sicuramente un settore che migliora ed è in espansione.

Ci spieghi in breve come funziona?

Ti parlo nello specifico di FIFA che è il gioco per il quale mi dedico maggiormente. C’è chi gioca “Just for fun” e chi gioca per cercare di essere competitivo e raggiungere determinati obiettivi. Se cerchi di raggiungere determinati obiettivi ci sono delle classifiche da scalare, punteggi da raggiungere in Division Rivals. Su Ultimate Team crei la tua squadra, cerchi di costruirtela, purtroppo c’è da spenderci dei soldi perché è difficile fare tutto senza. Puoi prendere dei punti, aprire dei pacchetti e cercare giocatori forti. Io non penso di averci speso delle grandi cifre. Una volta raggiunti certi punteggi puoi partecipare alle FGS (FIFA Global Series ndr), ovvero tornei ufficiali della FIFA, dove hai l’opportunità di qualificarti ai playoff mondiali o addirittura ai Mondiali. La stagione è suddivisa in cinque season di 45 giorni. Più giochi, più fai punti e più hai la possibilità di arrivare in alto.

Quante ore giochi a settimana?

L’anno scorso ci giocavo tantissimo e mi reputavo più forte. Il tempo che non dedicavo al lavoro, alla palestra, al calcio o alla ragazza, era per il gioco, quindi anche 3-4 ore al giorno. Non sono tante ma per uno che lavora e fa un po’ tutto sono persino troppe. Quest’anno sono competitivo, ma ho molto meno tempo da dedicare, al massimo due orette e mezzo al giorno. Raggiungo le tre nei fine settimana.

Come si migliora?

Cercando di imparare, guardando qualcuno su Twitch, dove ci sono tanti streamer e player bravi. Tanti fanno vedere come giocano e danno consigli, poi più giochi – come in ogni cosa – e più migliori. Capisci poi i trucchetti e ogni anno si scopre un bug nuovo per arrivare in porta. Più giochi, più migliori, più impari, anche quando perdi due o tre a zero.

Come nasce la passione per gli esports?

Penso che sia una questione di passione. Io seguo gli altri perché mi piace guardarli. Alcuni ti danno proprio l’impressione di essere molto forti, hai sempre qualcosa da aggiungere, una conoscenza da apprendere. È proprio bello vederli. È uno scalino tra l’hobby e cercare di arrivare a un obiettivo. Le persone guardano le partite un po’ per migliorarsi e un po’ perché appassiona. Poi quando guardi una partita virtuale, con le grafiche che ci sono oggi, sembrano partite vere. Ci sono live che vengono viste da 70-100 mila persone. Numeri da riempire uno stadio.

Stefano Rossi

Immagine di apertura: Andrea Ablondi (a destra) e Andrea Gioia (a sinistra). foto ©WeArena

 

 

 

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