Ebner, la concentrazione editoriale e quella alternativa che deve crescere

C’è un futuro per il giornalismo e il pluralismo dell’informazione in Alto Adige e in Trentino? La domanda non è oziosa e sta sollevando un acceso dibattito tra gli operatori dell’informazione locale. A dare fuoco alle polveri, due giorni fa, su salto.bz un lungo interessante intervento del collega giornalista Fabio Gobbato riguardante lo stato dell’arte del mondo dell’informazione altoatesina e trentina. Il pezzo intitolato “Athesia è ovunque, anche dove non c’è”, prende spunto dalla notizia rimbalzata (ma non troppo circolato) nello scorso fine settimana dalla condanna per comportamento antisindacale di SIE, società che fa capo ad Athesia, nella chiusura nel gennaio scorso de ‘Il Trentino’. Alto Adige Innovazione e pochi altri (tra cui Salto e la Rai) ne hanno dato notizia, sottolineando come la condanna sia per certi versi una vittoria simbolica nei confronti di Michl Ebner, padrone incontrastato dell’editoria altoatesina e trentina. Il lungo commento di Gobbato, mosso in primis dal fatto che poche testate hanno riportato questa notizia sicuramente di valore e importante per ricostruire le dinamiche del panorama editoriale locale, ha mosso alcune riflessioni che Luca Barbieri, giornalista e co-founder di Media Accelerator, società editrice del giornale online che state leggendo in questo momento, ha voluto mettere nero su bianco qui.

L’imponente sistema di potere costruito nel tempo da Athesia, la società del Presidente della Camera di Commercio, è chiaro: spazia dal mondo editoriale al turismo, dalla forte esperienza politica all’economia. «Quello che – è proprio il caso di dire – “regna” in Alto Adige è un gigantesco sistema di potere che penetra in ogni più piccolo anfratto, e che oltre a fare incetta di tonnellate di pubblicità nel privato fa man bassa (in ragione dei numeri che può vantare, ovviamente) di buona parte delle sovvenzioni e delle commesse pubbliche nell’editoria (nel senso dei libri). La cosa sarebbe già molto grave se si stesse parlando di un editore puro che bada unicamente a fare denaro producendo informazione. Perché vendere informazione non è esattamente come vendere lavatrici. Si crea consenso, e lo si toglie. Ma in questo caso, per di più, si sta parlando di un editore che è anche un politico molto conservatore e che potenzialmente può fare politica (e in diversi suoi mezzi già lo fa), in ogni riga, in ogni musichetta, in ogni jingle, in ogni sondaggio e in ogni sghignazzata. Vuoi che sul mio giornale io parli della tua attività, del tuo concerto? Prima fai il bravo, poi magari paghi un’inserzione e poi ti metto l’articolo. Vuoi comparire con una fotina sulle mie 50.000 copie? Dammi una notizia in esclusiva e poi vediamo. Questo è il metodo Athesia», spiega con chiarezza Gobbato nel suo pezzo.

Crediamo però che alla base di tutti i problemi ci sia (ancora) la mancata costruzione di una valida alternativa economico-editoriale. Il problema principale infatti non risiede nella pluralità dell’informazione. In Alto Adige ci sono più organi di stampa rispetto a molti altri territori. Il problema risiede nel fatto che c’è un gigante e tantissimi nani. È da questa constatazione che devono nascere cooperazioni, iniziative, scambi di sinergie che possano permettere a questi «nani» di crescere. E che passi anche attraverso il sacrosanto strumento della pubblicità, anch’essa controllata in gran parte da Athesia attraverso le sue concessionarie. Un modo per far emergere voci nuove, differenti e nuove opportunità per tutti. Per i giornalisti – in primis – e per i cittadini che ci leggono e che credono ancora nell’informazione trasparente e pulita. «Io credo che, in questo scenario, con un gigante che opera da gatekeeper politico-economico a livello sistemico, sia necessario lavorare a una piattaforma comune (…). Ognuno con la sua diversità, ma anche con una strategia economica coordinata. Gobbato ha giustamente citato un tema chiave, quello della raccolta pubblicitaria. Possiamo provare a immaginare una piattaforma pubblicitaria che aggreghi il mondo alternativo ad Athesia, in entrambe le lingue? Credo che il mercato, le aziende, apprezzerebbero un’alternativa strutturata che si presentasse con numeri significativi su ogni target. Fornirebbe, finalmente, una seconda opzione all’investimento sui mezzi Athesia (…). È solo uno dei possibili ambiti di collaborazione. Ce ne sono altri, a partire da quelli che possono coinvolgere la cittadinanza», puntualizza Barbieri.

Alto Adige Innovazione tutto ciò lo sa bene. Siamo una piccola realtà dove è la passione il motore che alimenta le pagine del nostro sito. Raccontiamo quotidianamente un bellissimo territorio ricolmo di idee e giovani innovativi, e un ecosistema industriale che lavora per far diventare l’Alto Adige la vera cerniera tra Italia ed Europa. Una varietà sfaccettata che merita più di una narrazione a senso unico. Ma per averla dobbiamo rinunciare tutti al nostro piccolo orticello di sopravvivenza per provare a costruire qualcosa di più grande.

Ti potrebbe interessare