Le difficoltà delle famiglie altoatesine durante la pandemia in uno studio Eurac

Quasi tutte le famiglie con figli hanno riscontrato problemi importanti durante la chiusura delle scuole. Un genitore su due ha dovuto cambiare o lasciare il lavoro. Sulle donne, che hanno subito le ripercussioni più importanti, in termini di reddito, è ricaduto in buona parte dei casi l’onere del lavoro di cura. Questi i risultati di un’indagine condotta da Eurac Research tra le famiglie altoatesine negli ultimi mesi.

«È importante conoscere come stanno le famiglie e i bambini in questo momento difficile per tutti. Vogliamo capire dove ha possiamo offrire un sostegno migliore e vedere come le misure adottate finora vengono attuate e accettate» ha dichiarato l’assessora provinciale alla famiglia Waltraud Deeg.

Nei mesi di luglio e agosto 2021 uno studio rappresentativo ha raccolto interviste da 2.238 cittadini appartenenti a diversi nuclei familiari, in particolare sulle sfide legate alla cura dei bambini, alla didattica a distanza e all’assistenza ai familiari, alla conciliabilità tra lavoro, famiglia e tempo libero, alla salute e alla qualità della vita.

Le conseguenze della pandemia sulle famiglie

«Si trattava di creare un’immagine che offrisse una visione dei diversi aspetti della vita delle famiglie», ha sottolineato Linda Ghirardello, ricercatrice di Eurac. «Grazie alla forte partecipazione, soprattutto per le domande  aperte, questo studio è diventato uno strumento per dare voce alle famiglie», ha sottolineato Ingrid Kofler, ricercatrice presso il Center for Advanced Studies di Eurac Research. I dati ottenuti confermano quanto si era ipotizzato finora e cioè che gli effetti negativi della pandemia si sono avvertiti soprattutto nelle donne, nei nuclei familiari plurimi e nelle famiglie con figli a carico. In molti nuclei familiari si assiste a un ritorno alla tradizionale distribuzione dei ruoli tra i sessi. La direttrice dell’Agenzia per la famiglia Carmen Plaseller ha spiegato che lo studio mira a ottenere dati comparativi e un quadro differenziato della situazione, in quanto è orientato a lungo termine. Lo studio conferma anche ciò che le indagini hanno mostrato finora: «Molti servizi estivi e pomeridiani sono stati scelti in questo periodo non tanto per motivi di compatibilità, quanto piuttosto per concentrarsi sugli aspetti sociali e di convivenza».

I servizi educativi e di cura

Si tratta, ha ricordato l’assessora per la famiglia Deeg, di riaprire al più presto i servizi educativi e di cura e di mantenere progetti già sperimentati, come quelli dell’assistenza estiva. Inoltre, negli ultimi mesi servizi quali i servizi di base per la cura dei bambini in tenera età o i servizi speciali per le famiglie sono stati importanti servizi di sostegno. «Stiamo traendo un’importante lezione dallo studio, tra cui il fatto che continueremo a sviluppare servizi di sostegno alle famiglie in stretta collaborazione con tutti i partner», ha sottolineato Deeg. In particolare, prosegue il lavoro di potenziamento dei servizi di custodia dei bambini (anche con il sostegno finanziario del PNRR) e si sta lavorando per introdurre sportelli familiari nei servizi sociali, che rappresentano importanti punti di contatto locali per le famiglie.

I dettagli sullo studio

Oltre il 90% degli intervistati ha riscontrato problemi nella cura dei bambini a causa della chiusura di strutture scolastiche e prescolastiche. Anche l’abbandono delle attività ricreative (51%), la grande incertezza dovuta alla mancanza di informazioni (45%) e la mancanza di sostegno da parte di nonni e parenti (44%) hanno creato situazioni difficili per le famiglie altoatesine. In particolare, gli intervistati con bambini che frequentano scuole elementari e medie e le famiglie particolarmente numerose hanno dichiarato che la situazione è piuttosto difficile o molto difficile. Circa due terzi degli intervistati hanno giudicato l’esperienza della didattica a distanza per bambini, adolescenti e i giovani adulti piuttosto negativa o molto negativa. Le problematiche maggiori si sono riscontrate nell’eccessivo tempo trascorso davanti allo schermo, nella mancanza di attività fisica e nel deterioramento della qualità dell’insegnamento. Sebbene siano state acquisite nuove competenze digitali, gran parte dei rispondenti si è sentita sovraccaricata dal punto di vista tecnico che in termini di tempo.

Il lavoro

Complessivamente, quasi il 40% degli intervistati ha dovuto interrompere il lavoro, cambiare lavoro o addirittura perdere il lavoro. Il totale delle ore lavorate è diminuito di circa un quarto, mentre il 14% ha dichiarato di aver lavorato di più durante la pandemia. Anche se più uomini (30%) rispetto alle donne (25%) hanno dovuto interrompere il lavoro retribuito a causa delle misure adottate per prevenire il Covid-19, queste ultime hanno registrato perdite di reddito più elevate, il che ha rappresentato un “grosso problema” per il 23% e «in parte un problema» per il 45%. Allo stesso tempo, le intervistate hanno percepito un maggior senso di affaticamento sul lavoro e gran parte delle responsabilità domestiche e assistenziali ricadevano su di loro.

Questo è il motivo per cui l’home office è diventato molto più oneroso per le donne, in particolare per quelle con figli a carico . Non c’è da stupirsi, quindi, che la conciliazione tra vita familiare, professionale e tempo libero sia peggiorata durante la pandemia per il 36% degli intervistati, mentre solo il 9% ha detto che riscontrato un miglioramento. Per il 49% ha rappresentato una sfida importante la separazione tra vita privata e vita professionale mentre il 74% non ha avuto contatti sociali sul posto di lavoro. Sebbene la maggior parte degli intervistati (65%) si sia adattata bene o abbastanza bene alla situazione pandemica, il 71% ha dichiarato che il Covid-19 ha provocato un deterioramento della qualità della vita. Quasi la metà dei nuclei familiari ha sperimentato un aumento dello stress e della tensione, soprattutto nelle famiglie con bambini di età compresa tra i 6 e i 12 anni. Anche i sintomi psicologici da stress si sono manifestati sotto forma di apatia, irrequietezza, ritiro o passività. Inoltre, lo studio ha rilevato anche un aumento eccessivo dell’uso delle nuove tecnologie e degli strumenti digitali oltre a problemi nutrizionali. Gli intervistati sono stati scelti a campione tra diverse famiglie dell’Alto Adige, inviando le loro risposte anche online. Grazie ad alcune domande aperte, i partecipanti hanno avuto la possibilità di illustrare dettagliatamente la loro situazione, le loro difficoltà e i loro desideri.

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