Covid in Val Gardena: l'ha avuto 1 abitante su 4

Covid in Val Gardena: l’ha contratto un gardenese su quattro, per la precisione il 26,86%. Tanto? Poco? Se lo scopo della ricerca condotta da Azienda sanitaria e Astat su un campione rappresentativo di 2.958 persone (con tasso di partecipazione al 74 per cento) fosse stato quello di dimostrare una supposta immunità di gregge al coronavirus allora saremmo ben lontani.  Ma il numero per una valle simbolo delle Dolomiti e del turismo alpino, impressiona: un gardenese su quattro è entrato in contatto in qualche forma con il coronavirus registrando una sieroprevalenza degli anticorpi IgG anti SARS-CoV-2. «Siamo ancora lontani dall’immunità di gregge anche in Val Gardena», riassume Michael Mian, responsabile del Day Hospital onco-ematologico dell’Ospedale di Bolzano e della ricerca: «Sono venute a contatto con il virus molte meno persone del previsto. Se si considera quanto emerso nel contesto di un cosiddetto “hot-spot”, mettendo a confronto l’Alto Adige con la Val Gardena, si giunge alla conclusione che nel resto della provincia ancora meno persone sono state contagiate dal nuovo virus».

Covid in Val Gardena: ecco chi l’ha preso

Ci sono differenze significative tra i sessi tra le persone che hanno contratto il Covid in Val Gardena: più gli uomini (28,7%) che le donne (24). Per quanto riguarda i comuni: 3,2 per cento a Ortisei, del 27,7 per cento a Santa Cristina e del 31,1 per cento a Selva.
Anche il contesto professionale ha avuto un’influenza sulla presenza di anticorpi. Tra le persone che lavorano nel settore sanitario, il 27,26% ha sviluppato anticorpi. La percentuale di coloro che lavorano nel turismo è stata del 31,59 per cento e del 23,01 per cento tra le persone «non attive». «Il tasso di infestazione è stato quindi più elevato nella zona alla fine della valle. C’è stato anche un tasso di infezione più elevato tra gli occupati nel settore del turismo. Questo potrebbe indicare che l’ondata di infezioni si sia propagata attraverso questo canale e che sia partita dalla fine della vallata», ha proseguito Mian. Un altro risultato particolarmente interessante è che tutti i tamponi rinofaringei erano negativi, tranne uno che ha dato un risultato dubbio. Nessuno dei circa 2.200 partecipanti è quindi gravemente malato di Covid-19: attualmente il virus non circola nei comuni gardenesi, o quasi per nulla.

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Covid in Val Gardena: i sintomi

Ma le persone che si sono mostrate essere entrate in contatto con Covid quali sintomi hanno associato? Dolore agli arti (41,45 per cento),  perdita del senso del gusto e dell’olfatto (37,24 per cento), mal di testa (34,54 per cento), tosse (33,34 per cento), stanchezza (32,05 per cento), mal di gola e – o – sintomi di rinite (30,75 per cento), una temperatura corporea elevata di oltre 37,5 gradi per almeno tre giorni consecutivi (29,1 per cento), disturbi gastrointestinali (21,14 per cento), dolore toracico (11,28 per cento), difficoltà respiratorie (11,25 per cento), congiuntivite (7,91 per cento) e aumento dei battiti del polso (3,7 per cento).
Rispetto ai soggetti con test sierologici negativi, tutti questi sintomi si sono verificati molto più frequentemente. La durata media dei diversi sintomi è stata di sette giorni. Più della metà delle persone sottoposte al test (54,3%) ha dichiarato di aver avuto i sintomi clinici nella prima metà di marzo 2020.

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Covid 19 in Val Gardena: poche le persone che si sono allertate

Un dato estremamente preoccupante è lo scarso ricorso ai medici durante la pandemia. Tra le persone che sono risultate positive agli anticorpi e che hanno notato i sintomi, il 62,1% non ha contattato, e quindi nemmeno informato, l’Azienda sanitaria, nonostante le varie opzioni che sarebbero state disponibili in nessuna opzione. Solo il 17% gli asintomatici puri.

 

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