Riaperture, le categorie chiedono adeguamento a misure nazionali. I sindacati frenano: «Mantenere regola due metri»

Il mondo dell’economia e commercio dell’Alto Adige alza la voce, visti i numeri positivi dell’andamento del contagio delle ultime due settimane, chiedendo alla Provincia un allentamento delle misure imposte e un adeguamento alle normative nazionali. Questo per evitare costi maggiori e difficoltà per le aziende e imprese. I protocolli di sicurezza altoatesini risultano essere molto più restrittivi per categorie come parrucchieri, le gastronomie, i ristoranti, i negozi, soprattutto in materia di distanziamento: per Roma la distanza da mantenere è di 1 metro, mentre per la Provincia sono 2.

Ora le categorie chiedono un adeguamento, e a farsi portavoce è il presidente di CNA Claudio Corrarati che ha lanciato il suo appello: “Prevedere criteri molto rigidi per aprire in anticipo in Alto Adige è stata una scelta valida e giustamente molto cauta. Ora che tutto il Paese ha ottenuto il via libera per le aperture delle attività economiche, è necessario un check-up alla legge provinciale per verificare le distanze di sicurezza, il tipo di protezioni e altre prescrizioni. È bene mettere mano subito alla norma territoriale per evitare costi aggiuntivi e difficoltà lavorative alle nostre aziende che, da virtuose, finirebbero per diventare penalizzate. Si dia fiducia alle imprese, applicando regole omogenee”, ha spiegato.

I sindacati: «Distanziamento di due metri è segno di coerenza»

Di altra idea sono invece i sindacati Cgil/Agb che ritengono il mantenimento della distanza di due metri un segno di coerenza che in politica è un valore non comune. Per il sindacato, la coerenza manca invece ad alcuni esponenti dell’economia abituati a utilizzare tutti i vantaggi possibili, anche se sono frutto di decisioni da parte di un Governo centralista. Secondo la Cgil/Agb, la scelta del presidente Kompatscher di aspettare la fine del periodo di incubazione per decidere ulteriori allentamenti delle regole è inoltre un atto di prudenza e responsabilità nei confronti dei cittadini.

Alcuni sindacalisti sono stati di recente accusati dall’assessore Philipp Achammer di essere scettici nei confronti dell’autonomia altoatesina e sottomessi alle decisioni romane. “Per coerenza sarebbe corretto fare anche i nomi, senza sparare nel mucchio. Comunque non è accettabile confondere il tema della salute con la nostra autonomia. Siamo di fronte a un virus ancora pericoloso. Virologi, epidemiologi e medici continuano sollecitare la politica a tenere alta la guardia e questa è anche la nostra preoccupazione”, così la Cgil/Agb. Secondo il sindacato, non si può infine pretendere la condivisione incondizionata di scelte, sulle quali le organizzazioni sindacali non sono mai state né informate, né coinvolte. “Da sempre qualsiasi critica viene considerata un attacco all’autonomia per sfuggire ad un confronto sul merito”, conclude la nota.

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