Il labirinto e i cantieri. Viaggio dentro l’ospedale di Bolzano (terza puntata)

L’ospedale di Bolzano ha diversi ingressi, quello definito come “principale” è situato nell’ex nuova clinica. Quello più frequentato è, però, quello di via Lorenz Böhler accessibile sopra la vecchia rampa. Come in quasi tutti i grandi ospedali, non appena varcata la soglia d’ingresso ci si trova di fronte a una sorta di labirinto. Lettere e colori indicano i percorsi per i vari reparti, a Bolzano sono ventotto. In ordine alfabetico da Anestesia e Rianimazione 1 fino a Urologia, chi scrive, però, non si trova lì come paziente, ma come “turista” della settima città dell’Alto Adige per numero di abitanti. Per me, un percorso vale l’altro e senza guida rischio solo di rompere le scatole e infilarmi dove non dovrei. Decido quindi di avvalermi di una guida, che poi diventeranno due: i dirigenti amministrativi Francesco Gullotti e Daniela Qualtieri.
Mi ospitano in ufficio e, dopo qualche minuto di spiegazioni, sembrano entrare in perfetta sintonia con l’idea di raccontare l’ospedale in maniera alternativa. Gullotti, però, ci tiene a sottolineare un aspetto fondamentale: “Effettivamente, l’ospedale può essere visto come una città, ma è una città in cambiamento e in continua crescita con problematiche conseguenti. Al momento sono in corso importanti ristrutturazioni e cantieri, operazioni che all’interno di un luogo di cura risultano particolarmente complicate. Servono sforzi importanti per rendere fruibili le nuove aree senza interrompere le attività delle vecchie”.
Detto altrimenti, i traslochi non si possono fare come in altri luoghi, non si può fermare l’attività di un reparto ospedaliero come si blocca quella di un ufficio, tempi e modalità sono inevitabilmente molto diversi. “È una sfida enorme – prosegue Gullotti – i reparti non si possono chiudere, tutte le operazioni vanno gestite nel rispetto delle esigenze del paziente che restano primarie”.
Come già sottolineato, anche per l’ospedale esiste un piano per la mobilità. Le fermate dell’autobus, i parcheggi, le ciclabili, gli spazi per i mezzi di soccorso, tutto deve essere gestito e pianificato. “Ovviamente, non possiamo permettere che vengano occupati spazi di sosta che potrebbero complicare l’arrivo dei mezzi di soccorso, ma cerchiamo anche noi di rendere sempre più sostenibile la mobilità dei dei dipendenti, ma non solo”.
Un tema su cui ritorneremo, ma intanto alcuni numeri possono aiutare a spiegare le dimensioni del problema, quelli dei parcheggi ce li fornisce Daniela Qualtieri: “Gli oltre tremila dipendenti che ovviamente lavorano su turni diversi, hanno a disposizione un migliaio di posti in un parcheggio interrato e altri ottocento all’aperto ma non riservati. Un altro parcheggio interrato è a disposizione dei visitatori, in totale sono disponibili 2800 posti auto”. Un numero che sembra essere sufficiente, anche perché, soprattutto nei mesi più miti, molti dipendenti utilizzano le biciclette e i dati sembrano confortanti: “L’apertura della nuova ciclabile con ingresso da via Resia ha reso molto più appetibile l’utilizzo della bicicletta per i dipendenti. Gli altri frequentatori hanno spesso problemi a muoversi autonomamente e quindi è più facile che arrivino con un mezzo privato”.
Mentre parliamo, Gullotti indica spesso la mappa dell’ospedale appesa nel suo ufficio, ma comprenderne esattamente la struttura è complicato. Chiedo quindi di poter essere accompagnato in un giro perlustrativo e Gullotti, molto gentilmente, acconsente a farmi da guida.

La visita nel “labirinto”

Tornati all’ingresso, seguiamo il percorso per arrivare al quarto piano dell’area verde in cui è ospitato anche il reparto malattie infettive. Da lì si gode una vista panoramica sul cantiere per la realizzazione del nuovo centro di approvvigionamento e smistamento e della nuova centrale tecnologica. Successivamente ci spostiamo sull’altro lato dell’edificio dove si sta costruendo il nuovo ospedale di Comunità, il nuovo studentato della Claudiana e la nuova facoltà di Medicina. In totale, i costi per la ristrutturazione e l’ampliamento dell’ospedale hanno superato gli 800 milioni di euro, oltre la metà è già stata spesa.
Terminata anche questa osservazione panoramica, scendiamo ai piani inferiori, mentre camminiamo Gullotti indica anche i lavori di ristrutturazione in corso all’interno dell’ospedale, ma tra il prendere appunti, lo scattare delle foto e il tentativo di orientarsi nel labirinto, si perdono alcune informazioni fondamentali.

I piani inferiori, quelli dove si trovano, per esempio, gli spogliatoi del personale, assomigliano ai lunghi corridoi delle stazioni della metropolitana, non fosse che sono tirati a lucido e che sono molto meno affollati. La visita prosegue nella nuova clinica, poi usciamo negli spazi vicini al padiglione “Doppia W”, un giardino dove l’anno passato è stato inaugurato “MoMente”, una piccola zona relax per pazienti, visitatori e personale sanitario. Dopo una brevissima sosta, passiamo a fianco del fondamentale parcheggio per le biciclette, prossimamente si interverrà anche su questo per migliorarne l’offerta e la sicurezza, poi rientriamo nell’edificio principale dell’ospedale.
Inutile dire che senza Gullotti mi sarei perso decine di volte, le indicazioni presenti alle pareti e sul pavimento, pur continue e precise, non riescono a togliermi dalla mente l’idea che senza guida mi ritroverei a vagare per l’ospedale per giorni, disidratato e affamato. Sarà per questo che appena sbuchiamo all’ingresso principale della nuova clinica, il mio occhio corre cercare il reparto re-idratazione o almeno la mensa. Ovviamente non trovo né l’uno né l’altro, ma vedo quella per la cucina, un luogo in cui si preparano migliaia di pasti ogni giorno suddivisi in decine di diete diverse. Chiedo se si può visitarla, mi dicono che è possibile, ma in un altro momento. La prossima puntata, quindi, sarà dedicata a quella che probabilmente è la più grande cucina dell’Alto Adige.

Massimiliano Boschi

 

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Tutte le fotografie ©Venti3

 

 

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