Dire basta alla professione d'architetto e cambiare vita, la storia di Guido Gentilli

Guido Gentilli  è un ex architetto, che dopo anni di lavoro ha deciso di dire basta con la professione e diventare un lavoratore dipendente, lavorando come commesso in noto negozio di casalinghi in centro a Bolzano. Una storia, quella di Gentilli, che per certi versi sembra iscriversi, ma in maniera inversa, nel fenomeno delle grandi dimissioni che ha toccato il mondo del lavoro nazionale e non dopo la pandemia (se ne parla qui).

Perché una simile decisione? “Negli ultimi anni ho sentito lo stress aumentare sempre di più, i progetti vengono assegnati a prezzi sempre più bassi e le consegne hanno tempi strettissimi, i collaboratori vanno avanti a colpi di frusta, si sente il fiato sul collo, la competitività. E poi la burocrazia: invece di diminuire aumenta, affoghiamo negli adempimenti e nelle responsabilità. Quello dell’architetto è diventato un lavoro sempre più tecnico e sempre meno creativo: mi sono disamorato” ci racconta Gentilli, con onestà, calma pacata e punte di sottile ironia, che tradiscono le sue origini friulane. “Sono di Udine e ho studiato architettura a Milano, dove ho lavorato diversi anni, poi mi sono trasferito a Bolzano sempre per lavoro, dove ho collaborato come progettista per diversi studi di architettura, sempre come libero professionista”, continua. Anche se la sensazione di stanchezza si faceva sentire da un po’, il momento decisivo per cambiare vita è arrivato pochi mesi fa “a Natale non ho lavorato per tre settimane e mi sono accorto che avevo iniziato a fare il conto alla rovescia dei giorni che mancavano per tornare al lavoro, ho pensato no, non va bene, non devo andarci di mezzo con la testa, non ne vale la pena, anche se è un lavoro, ed è pagato bene.” continua Guido, e precisa “ho pensato che andare a lavorare era un sacrificio talmente grande che mi avrebbero dovuto coprire di soldi, ma in fondo nemmeno questo avrebbe risolto veramente il problema”. Anche se fonte di frustrazione e alienazione, lasciare una vita che, dopo tanto tempo, non sentiamo più nostra richiede coraggio, un coraggio che a Gentilli non è mancato: “ho detto basta, ho restituito il timbro di architetto”. Facendo passi indietro importanti con lo stipendio, Guido non ha esitato ad accettare l’offerta di lavoro come commesso nel negozio di casalinghi in centro a Bolzano. Lasciare obiettivi, aspirazioni e visioni che non sentiamo più come i nostri e sono fonte di frustrazione e alienazione richiede coraggio,  un coraggio che a Gentilli non è mancato.

 

“L’architettura? Per il 99% sudore, per l’1% ispirazione”

E la passione per l’architettura? “Ho studiato architettura perché avevo la passione per la progettazione, ho avuto ottimi professori che mi hanno entusiasmato… ho fatto tante cose, ma rispetto ai sogni la realtà è diversa. Mies van der Rohe diceva che è l’architettura è per il 90% sudore e il 10% ispirazione, io credo che oggi le percentuali sono cambiate: il sudore è al 99% e l’ispirazione all’1% …” racconta Gentilli. “Nel mio nuovo lavoro in negozio sono molto contento di avere a che fare con la gente: prima passavo molto tempo davanti allo schermo del computer e non mi piaceva. Ad esempio, nel nostro settore si utilizza il BIM (Building Information Modeling ), un sistema molto sofisticato e complesso, che ti impegna molto e mi interessa relativamente.” Come detto, anche la burocrazia può portare a punte di kafkiana esasperazione “Anche lo SUAP, lo sportello unico per attività produttive, è uno strumento che dovrebbe in realtà semplificare, di fatto ha portato ad un aumento di  burocrazia e complicazione, ad esempio se fai un progetto in Val Pusteria devi dichiarare che non sei nel Parco dello Stelvio, oppure se stai facendo un progetto in Val di Vizze devi dichiarare che non c’è rischio aeroportuale… certo si tratta di una crocetta in mezzo ad altre 300, ma è deprimente”.

Quando chiediamo a Guido se non ha mai avuto l’ambizione di aprire uno studio tutto suo, ci risponde con disarmante e lucida onestà,  “non ho mai avuto la stoffa del capo, in passato ho avuto responsabilità di direzione, mi svegliavo la notte pensando oddio ho ordinato 50 porte sinistre invece che destre… e comunque nel mio mestiere hai sempre grandi responsabilità, cantieri importanti, tanti soldi che girano, in cui abbiamo anche sforato per via dell’aumento dei prezzi degli ultimi anni. Sono cose su cui una persona diversa, capace di gestire l’ansia, riesce a passare su, vedevo colleghi “fare surf”, ma non io” confessa Guido Gentilli, che del nuovo lavoro in negozio ama “il rapporto con le persone, l’aiutarle a risolvere un problema e magari fare contento qualcuno nell’ambito vita domestica. Inoltre, mi piace cucinare, quindi riesco a consigliare i clienti con cognizione di causa”. E la laurea in architettura non è del tutto inutile “abbiamo diversi oggetti di design, di cui posso raccontare la storia. In questo settore la differenza la fa la consulenza, l’ascolto, il poter dare la tua idea sulla base della tua esperienza” conclude Guido.

 

Caterina Longo

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