Oltre 1600 le aziende italiane ben radicate in Germania

Iniziamo dai numeri: 1.670 aziende, 104.000 addetti e 59 miliardi di euro di fatturato. Questi i dati delle imprese a controllo italiano che operano in Germania secondo la ricerca “Il valore delle aziende italiane in Germania”, realizzata dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo per la Camera di Commercio Italo-Germanica (AHK Italien). “Lo studio presentato oggi conferma la centralità della Germania nelle attività e negli investimenti delle imprese del nostro Paese – spiega Jörg Buck, Consigliere Delegato della AHK Italien – In generale, l’Italia è un tassello fondamentale all’interno delle catene del valore tedesche e i dati sul commercio bilaterale ci dicono che il ruolo di primo piano dell’Italia per l’industria tedesca ha retto la prova della pandemia. In un’ottica di ripartenza e di crescita continua, occorre continuare a puntare, a livello privato come pubblico, sulle leve strategiche delle aziende italiane evidenziate anche dalla ricerca: l’innovazione, anche nelle sue forme protette dalla proprietà intellettuale, la tutela dell’ambiente e l’elaborazione di modelli produttivi che facciano della sostenibilità il proprio fulcro.”

Se si guarda agli investimenti esteri, la Germania rappresenta la seconda meta favorita dagli imprenditori italiani con una quota del 10,8% sul fatturato totale (59 miliardi su 546,2 secondo i dati Eurostat) realizzato dalle controllate estere italiane nel mondo. Nello specifico, le  1.670 aziende italiane attive in territorio tedesco assommano il 7% sul totale delle controllate estere italiane e possono contare su ben 104 mila addetti occupati per il 61% nel settore dei servizi e per il restante 39% nel manifatturiero. La Lombardia è la prima regione di provenienza geografica delle imprese, seguita da Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte e Trentino-Alto Adige. Prendendo in esame il fatturato complessivo delle controllate estere attive in Germania, la quota italiana si attesta sul 2%, ma aumenta per la distribuzione all’ingrosso (4,4%), i trasporti (2,5%) e per alcuni settori manifatturieri, quali i prodotti e materiali da costruzione (6%), l’elettrotecnica (4,2%), la metallurgia e i prodotti in metallo (3,9%).

Le relazioni economiche italo-tedesche non si limitano alla presenza diretta di imprese a controllo italiano, ma sono in realtà ancor più intense se si considera il complesso intreccio di legami che caratterizza le catene globali del valore. I partner europei giocano, in linea generale, un ruolo chiave nel funzionamento della macchina produttiva tedesca, in tutti i settori manifatturieri. L’Italia detiene, in particolare, una posizione di primato tra i fornitori della catena automotive, fiore all’occhiello del manifatturiero tedesco, con un apporto di valore aggiunto del 2,4% alla produzione tedesca di autoveicoli, davanti a Francia, Polonia e Cina. Il contributo italiano si presenta estremamente diversificato in termini merceologici, riflettendo così l’eterogeneità della base produttiva del Paese, ma spicca soprattutto nella metalmeccanica, negli intermedi in gomma-plastica e nel tessile-pelletteria per l’automotive. “In prospettiva, grazie anche al PNRR, le imprese italiane potranno rafforzarsi ulteriormente sul piano della digitalizzazione e della sostenibilità ambientale, diventando così partner di maggior valore per le aziende estere e migliorando la propria competitività a livello internazionale”, sottolinea Fabrizio Guelpa, Responsabile Industry and Banking Research di Intesa Sanpaolo.

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