Covid, l'Alto Adige spinge per tornare zona gialla e poter riaprire le attività

Una curva dei contagi da Covid-19, e di conseguenza una situazione sanitaria, che è tornata ad essere sotto controllo, una campagna vaccinale che procede in maniera spedita, una strategia di test a tappeto che consente di monitorare costantemente larghe fette della popolazione. Secondo la Giunta provinciale, l’Alto Adige avrebbe le carte in regola per allentare almeno parzialmente le attuali restrizioni, ma restano da risolvere alcuni nodi chiave con il governo nazionale, al quale è stata inviata una lettera per chiedere delle deroghe alle misure in vigore. Di ciò si è occupato questa mattina (13 aprile) l’esecutivo di Palazzo Widmann, con il presidente Arno Kompatscher che, in conferenza stampa, ha ribadito l’obiettivo di voler procedere con maggiori aperture, accompagnando il tutto con un massiccio programma di pre-screening da svolgere due volte la settimana per chi lavora nelle aziende private e nel pubblico impiego.

“Un passaggio già discusso a fine marzo con le parti sociali – ha spiegato Kompatscher – che replica quanto si sta già facendo con il progetto pilota dei cosiddetti test nasali validi per le scuole e per le attività sportive. Proseguire lungo questa strada significherebbe poter pensare a una cauta riapertura di bar e ristoranti”. A tal proposito, il presidente della Provincia ha chiesto al settore privato “maggiore coraggio per contribuire alla soluzione dei problemi. Così come accaduto con la scuola, anche in questo caso la politica è chiamata a creare la cornice-quadro all’interno del quale ci si possa muovere: ma serve il contributo e la volontà di tutti”. Per ripartire dopo il lockdown degli ultimi mesi, però, vi sono alcuni ostacoli da superare, soprattutto lungo l’asse Roma-Bolzano. A partire dal decreto-legge che divide il territorio nazionale in zone rosse e arancioni. “I dati epidemiologici dell’Alto Adige – ha proseguito il presidente della Provincia – sarebbero da “zona gialla”, fatto che renderebbe possibile proseguire, seppur con prudenza, con le riaperture”.

A tal proposito, Kompatscher ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio Mario Draghi e ai Ministri della salute, Roberto Speranza, e per gli affari regionali, Mariastella Gelmini, chiedendo “una deroga alle misure restrittive”. Una richiesta, quella altoatesina, che secondo il Landehauptmann si basa su più fattori: “Una campagna vaccinale tra le più efficienti d’Italia, un’attività di testing a tappeto della popolazione, un tasso di incidenza dei nuovi casi che si attesta sui 130 per 100.000 persone e il ridimensionamento dei tassi di occupazione dei reparti ospedalieri, comprese le terapie intensive”. La richiesta del presidente della Provincia di Bolzano si accompagna a quella di “un riconoscimento dell’attività di pre-screening in autosomministrazione, così come avviene già in molte regioni e paesi europei”. Sino a quel momento, la Provincia intende comunque proseguire quantomeno con i test antigenici, ampliando il numero di siti su tutto il territorio altoatesino nei quali eseguire gratuitamente i cosiddetti “tamponi rapidi”. “Ogni test in più – conclude Kompatscher – è un contributo alla riduzione dei contagi”.

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