Turismo, sospiro di sollievo in Alta Badia: «Visitatori tornati, siamo ottimisti». E nelle strutture partono i test sierologici

Se ne saranno accorti in tanti, i turisti sono tornati in Alto Adige. Sono in numero minore rispetto agli anni passati, sono soprattutto italiani, ma sono tornati. Questo ha fatto tirare un bel sospiro di sollievo a tutti gli operatori del sistema ricettivo, in particolare nelle zone a più alta vocazione turistica, tra queste l’Alta Badia. Per comprendere come stiano andando le cose e quali siano le prospettive, abbiamo sentito Roberto Huber, direttore di “Alta Badia Brand” con cui abbiamo iniziato la chiacchierata partendo proprio dal sospiro di sollievo. “Si, lo abbiamo tirato. Credo che a fine estate le paure che avevamo saranno eliminate. Di settimana in settimana, vediamo come cambiano le cose, a inizio giugno ci chiamavano solo per ottenere informazioni, mentre ora la situazione è molto buona per quel che riguarda agosto e si sta muovendo bene anche luglio. In gran parte sono turisti italiani, ma non solo. Arrivano anche tedeschi e olandesi e l’estero si sta già muovendo per le prenotazioni autunnali”.

Insomma, meglio di quel che tutti immaginavamo…

“Sì, non avremo i numeri degli anni passati, questa non è una stagione normale, registreremo qualche perdita, ma non sarà male come nelle attese dei mesi scorsi. Ovviamente tutti speriamo che la situazione sanitaria non torni a peggiorare e non arrivino brutte notizia. Insomma, resterà un’estate particolare ma le sensazioni sono sempre più positive. Chiaramente, continua una forte richiesta di informazioni”.

Preoccupati della situazione sanitaria?

“Sì, principalmente fanno domande relative alla sicurezza. La vacanza in montagna è ideale per questa fase perché il distanziamento sociale risulta più facile, ma chi ci chiama vuole sapere come si sono attrezzati gli esercizi ricettivi e quali misure di sicurezza sono state prese.  Da questo punto di vista, gli appartamenti sono avvantaggiati rispetto agli alberghi, tanto che qui in Alta Badia sono quasi tutti pieni per il mese di agosto. Per gli alberghi le domande sono più precise e numerose e riguardano la gestione dei pasti, le colazioni, le sale comuni, ma da questo punto di vista i nostri operatori hanno fatto davvero un gran lavoro”.

Cosa sembra preoccupare maggiormente?

“Chiedono molte informazioni rispetto alla distanza dei tavoli, alle sanificazioni, ma appunto da questo punto di vista la risposta dei nostri operatori credo sia ottimale. Seguiamo con grande attenzione le normative su igiene e sanificazioni, sul distanziamento nelle sale da pranzo e per la colazione e sulle sanificazioni. Inoltre, molti operatori stanno sottoponendo a test sierologici tutto il personale, mentre gli hotel si sono organizzati per limitare al massimo tutte le situazioni potenzialmente rischiose. Vengono organizzati percorsi con pochi contatti per far stare tranquillo il cliente. Saranno vacanze solitarie non credo che si cercheranno eventi o attività di gruppo”,

Problemi rispetto alla provenienza dei visitatori? Qualcuno si informa sulla provenienza di chi alloggia? Detto altrimenti, esiste un problema Lombardia?

“No, nessuno ci ha chiesto nulla di specifico, piuttosto sono i visitatori lombardi che ci tengono a precisare che stanno bene e fanno di tutto per tranquillizzarci”.

La crisi Covid ha messo sul tappeto anche un ripensamento delle attività turistiche. Qual è il vostro punto di vista?

“Ovviamente il problema ce lo siamo posto, ma questo ci ha spinto a puntare sempre di più sul percorso già intrapreso prima della crisi. Punteremo sempre di più su un’offerta di eccellenza basata su qualità e prodotti esclusivi per l’ospite. Un’offerta particolare e mirata, lontana dall’omologazione e dal turismo di massa. Qui in Alta Badia gli assembramenti erano già limitati e quanto avvenuto ci ha convinto che la strada intrapresa è quella giusta. Crediamo che l’eccellenza sarà sempre più premiata, le offerte mediocri non avranno futuro. Chi oggi va in vacanza lo fa pensando bene a dove andare e spende solo se ne vale davvero la pena”.

Massimiliano Boschi

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