Affitti, l'Associazione Mediatori: «Auspicabile una tassazione agevolata su quelli a lungo termine»

Negli ultimi tempi si è parlato molto degli immobili sfitti e dei Comuni con carenza di alloggi. Tramite apposita delibera, la Giunta provinciale ha ora sia rilevato i Comuni con necessità abitative (LP 3/2022), sia rinnovato il regolamento relativo all’imposta municipale sugli immobili (IMI) delle seconde case. L’obiettivo è migliorare la regolamentazione degli immobili sfitti nei Comuni con necessità abitative e di incrementare la pressione fiscale sulle seconde case, affinché queste ultime siano introdotte sul mercato degli affitti. “Nonostante la bontà della premessa, va precisato che l’attuale regolamento IMI sottopone il titolare di immobili affittati a lungo termine a una tassazione notevolmente maggiore rispetto al titolare di immobili affittati a scopo turistico (affittacamere privati, p.es. AirB&B)”, spiega l’Associazione Mediatori Alto Adige in una nota.

Le seconde case possono essere utilizzare dal titolare per scopi propri (necessità della famiglia), ma anche affittate/utilizzate come segue con le relative aliquote IMI medie:

  • affitto a breve termine, affitto turistico (affittacamere privati, p.es. AirB&B) – IMI: 0,2-0,3%
  • affitto a lungo termine – IMI: 0,76-3,5%
  • immobile per ferie (uso proprio o residenza di un membro della famiglia) – IMI: 1,56-3,5%.
  • Confrontando le diverse aliquote IMI si nota subito che gli immobili destinati all’affitto turistico breve (affittacamere privati, p.es. AirB&B) pagano un’IMI notevolmente inferiore.

In questo modo, i proprietari di immobili affittati a lungo termine pagano però spesso un’IMI doppia – e fino a 17,5 volte – rispetto al titolare di un immobile affittato a scopo turistico.

“Negli ultimi anni vantaggi quali l’aliquota ridotta, l’immediata disponibilità e le maggiori rendite delle seconde case affittate in ambito turistico, hanno di fatto ridotto il numero di immobili affittati a lungo termine. A causa della tassazione più vantaggiosa e delle rendite più elevate, soprattutto nei Comuni e nei centri urbani a maggiore vocazione turistica, i titolari di immobili decidono di affittarli solo in ambito turistico. Questi immobili in affitto vengono così sottratti al mercato degli immobili, una carenza concretamente riscontrabile ormai da molti anni. Sarebbe invece importante che i titolari intenzionati a mettere a disposizione i propri immobili con contratti di affitto a lungo termine (3+2 oppure 4+4 anni), residenti in Provincia o che esercitano un’attività lavorativa, fossero tassati in misura minore rispetto a quelli che affittano i propri immobili solo in ambito turistico. Questo anche perché, con un affitto ordinario (3+2 e 4+4 anni) si verrebbe a creare dello spazio vitale per persone e famiglie che vivono in Alto Adige. Una minore pressione fiscale su questi immobili avrebbe un enorme rilevanza. Bisogna inoltre aggiungere che, già con l’introduzione dell’accordo territoriale nei Comuni con esigenze abitative che ha previsto la cosiddetta cedolare secca e le modifiche relative alla base imponibile IRPEF per gli immobili affittati a lungo termine, lo Stato è riuscito, con successo, a fare dei concreti passi avanti”, si legge.

Negli ultimi anni in Alto Adige è diventato difficile trovare immobili in affitto, e questo rappresenta sicuramente un’ulteriore difficoltà per l’economia, perché per i datori di lavoro, così come per i lavoratori dipendenti, sarebbe importante che il mercato avesse un’adeguata disponibilità di questa tipologia di alloggi.

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