Dove nulla (o tutto?) è fuori posto. “Madre di Dio” di Davide Perbellini all'Hofburg di Bressanone

Davide Perbellini è un giovane e affermato fotografo di architetture, che per il progetto “Madre di Dio” è entrato con il suo obiettivo nelle chiese altoatesine. Ma non per immortalare i Michael Pacher, gli Schnatterpeck o i celebri affreschi di Castel Appiano, tesori medioevali che non mancano nei manuali d’arte, no. Perbellini è andato alla ricerca delle chiese costruite tra il 1945 e il 1980 – architetture periferiche, più scontate e normali. 

La mostra al Museo diocesano di Bressanone, visibile fino al 9 gennaio 2022, presenta una selezione di 16 immagini dal progetto. Le fotografie esposte, tutte a colori, si focalizzano in particolare sulle statue e gli altari mariani. Incorniciate da candidi passepartout, le opere risaltano sugli antichi muri con pietre a vista delle sale. “L’ambiente mi è piaciuto fin da subito, mi sembrava di entrare in una chiesa francescana”, ci ha raccontato Perbellini. Ma il riferimento al minimalismo francescano finisce qui, nell’allestimento della mostra. Se guardiamo alle fotografie, termosifoni, condizionatori, tovagliette di plastica e piante finte incorniciano le statue della madonna – statue come ne conosciamo mille uguali. Scatti formalmente perfetti, puliti -di quell’asciutta impassibilità tipica della migliore fotografia d’architettura degli ultimi decenni- restituiscono scorci di ordinaria devozione. E ne mettono in evidenza l’algida mediocrità, almeno a livello estetico. Nulla è scomposto negli altari e tutto è pulito e dignitoso; nessun muro è scrostato, nessuna pianta è fuori posto, eppure è difficile sentire vibrazioni di qualche tipo. Dalle foto spirano spifferi gelidi. Spifferi, non cicloni, perché le statue e gli interni fermati da Perbellini sono lontani dalla grandiosità del brutalismo, e confinano più con il kitsch e gli ambienti da vetrinetta e naftalina dei cassetti di un’anziana zia. Anche se nelle immagini di Perbellini non compaiono mai figure umane. E’ un leitmotiv estetico che attraversa un po’ tutte le chiese fotografate – da Santa Maria Assunta a Merano a San Giovanni Nepomuceno a Cornedo all’Isarco, fino a San Giuseppe ai piani di Bolzano, vera “chicca”, tra gli ultimi progetti di Marcello Piacentini. E’ un’atmosfera che ritroviamo in molte chiese anche nel resto d’Italia, non a caso Perbelini cita i ricordi d’infanzia, i pellegrinaggi a San Giovanni Rotondo. Molti di questi luoghi di culto sono nati in un momento storico considerato di rinascita, ma in cui spesso l’architettura -ovviamente non solo quella religiosa- ha lasciato naturalmente posto all’edilizia, l’arte all’artigianato artistico o peggio ancora alla produzione in serie. Lo sguardo insolito e laterale di Perbellini entra nelle pieghe di un Alto Adige che non ha fatto eccezioni, che non profuma solo di Stube e di cirmolo, ma di lisoformio e marmo.

Eppure, in Alto Adige non mancano esempi recenti di arte e architettura religiosa eccezionale, rispondenti a vocabolari più consapevolmente contemporanei. Ma che non sempre incontrano il gusto dei consigli parrocchiali e dei fedeli, come ad esempio la cappella mortuaria dell’artista Luis Steger a Lutago, in Val Aurina, ma se ne possono citare molti altri.
In questo contesto, va riconosciuto al Museo diocesano il coraggio del confronto con i linguaggi della contemporaneità – con la mostra di Davide Perbellini, ma anche con scelte espositive passate, come la collettiva “Beauty Case”.
Tornando alle immagini di “Madre di Dio” e riflettendo su quanto i limiti estetici possano tradursi in limiti spirituali, ci piace ricordare una celebre frase detta da Carlo Scarpa in una conferenza all’Accademia di Belle Arti di Vienna, nel 1976 “Il valore di un’opera consiste nella sua espressione – quando una cosa è espressa bene, il suo valore diviene molto alto.”

La mostra di Davide Perbellini (Merano 1990) “Madre di Dio” è visibile fino al 09.01.2022 al Museo diocesano di Bressanone.
Madre di Dio è anche un libro edito da franzLAB ed è parte di una trilogia in corso di lavorazione, composta dai capitoli “Figlio di Dio” e “Casa di Dio”

Caterina Longo

Immagini: Davide Perbellini, Madre di Dio, courtesy of the artist

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