
L’Alto Adige che non cambia, ma ne avrebbe tanto bisogno
A Merano, Dario Dal Medico, sindaco uscente “italiano”, ha passato le consegne a Katharina Zeller, sindaca entrante “tedesca”, ed è scoppiato il finimondo. Dal Medico si è comportato come molti altri sindaci italiani in queste circostanze, ma tra i sindaci “tedeschi” della provincia di Bolzano la fascia tricolore non si passa e Katharina Zeller ha valutato il gesto come “aggressivo”. Il resto è cronaca, né nera né rosa, tricolore.
Nella terra che ha regole precise per ogni cartello stradale e per ogni affissione pubblica certe cose non dovrebbero capitare, ma guarda un po’ capitano e anche abbastanza spesso. In questo caso specifico, sarebbe bastato accordarsi prima, ma non è stato fatto ed è partito il classico repertorio che si ripete con pochissime varianti da decenni.
Purtroppo, in Alto Adige/Südtirol le due comunità linguistiche sono costrette a vivere su binari paralleli che raramente si incrociano, ma quando lo fanno rischiano di far deragliare il treno. Segue ondata di vittimismo dilagante su entrambi i fronti. Questa è la provincia di Bolzano nell’anno 2025, un territorio che si presenta come luogo di incontro tra nord e sud del mondo, tra mondo italiano e tedesco, solo quando si rivolge ai turisti, la convivenza ridotta a politica di marketing.
Ripetere che il mondo è cambiato che anche in Alto Adige le lingue parlate non sono più solo le (tre) locali, ma decine di altre, che non esistono solo due minoranze (una nazionale e una provinciale) ma molte di più, serve a poco o a nulla.
Qui si finge che sarà il mondo ad adattarsi all’Alto Adige e non viceversa e quando il dito indica una destinazione, gli stolti continuano a guardare il dito e gli altoatesini a verificare in che lingua è scritta. Meglio rassegnarsi?
Purtroppo non ce lo possiamo permettere, perché l’Alto Adige/Südtirol ha gli stessi identici problemi di molte altre zone d’Europa: un modello di sviluppo che non funziona più tra impatto ambientale e mancanza di mano d’opera locale, il costo delle abitazioni alle stelle e la difficile gestione della globalizzazione. Discutere di fasce tricolori non risolve nessuno di questi problemi, eppure ci caschiamo ogni volta.
Un sollievo evidente per chi avrebbe il potere di risolvere gran parte di quei problemi, ma che preferisce godersi lo spettacolo. Una divertente variante dello schema abituale e diffuso che prevede l’attribuzione di tutte le colpe a chi non ha nessun potere, nemmeno quello di voto: immigrati e turisti in primis.
Eppure, in provincia di Bolzano sarebbe facilissimo individuare chi ha il potere e quindi le principali responsabilità. Chi governa la provincia da quasi ottant’anni? Chi amministra la quasi totalità dei comuni? Chi controlla i principali media italiani e tedeschi?
Ecco, inchiodare i potenti alle proprie responsabilità potrebbe rivelarsi un utile primo passo. Farlo in un territorio in cui alle recenti elezioni solo metà dei comuni presentava candidati sindaci di un partito diverso da quello di governo, può risultare complicato, ma, come noto, chi si adatta alle circostanze le crea.
Non è difficile capire a chi giova che le questioni etniche continuino a essere al centro del dibattito politico e chi ha tutto da guadagnare dal divide et impera.
Un’immagine potrebbe aiutare i più distratti, è stata scattata poche settimane fa in una provincia bilingue, in una strada di Bolzano, capoluogo a maggioranza italiana.
Propaganda elettorale in una terra bilingue
Non resta che adeguarsi e passare al tedesco: “Nichts ist engherziger als Chauvinismus oder Rassenhaß. Mir sind alle Menschen gleich, überall gibt’s Schafsköpfe, und für alle habe ich die gleiche Verachtung. Nur keine kleinlichen Vorurteile! Am Chauvinismus ist nicht so sehr die Abneigung gegen die fremden Nationen als die Liebe zur eigenen unsympathisch”. (Karl Kraus)
“Non c’è niente di più gretto dello sciovinismo e del razzismo. Per me tutti gli esseri umani sono uguali, pecoroni se ne trovano ovunque e per tutti ho lo stesso disprezzo. ma niente pregiudizi meschini! Ciò che nello sciovinismo non è simpatico non è tanto l’avversione per le altre nazioni, quanto l’amore per la propria” (Karl Kraus).
Massimiliano Boschi