Cingolani a Bolzano: «Il futuro? Robot che assistono l'uomo. Investiamo sull'AI»

Robot «simili a bambini», capaci di muoversi, interagirsi, e apprendere. Utili, ad esempio, ad accompagnare una popolazione che sempre più invecchia. L’auditorium pieno – fino all’ultima fila – del Centro di Formazione Professionale di Bolzano, testimonianza dell’interesse ad un tema, quello della robotica, che sta prendendo sempre più piede nella vita di tutti i giorni. E così, la serata di martedì 13 novembre, è diventata spazio d’ascolto delle parole di Roberto Cingolani, direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova, e tra i maggiori esponenti del mondo della robotica nazionale e non.

Autore del libro “Umani e Umanoidi. Vivere con i robot”, Cingolani ha presentato le sfide maggiori che il mondo della robotica sta affrontando, illustrando le funzionalità dell’assistenza fornita dall’ICub, robot umanoide evoluto simile ad un bambino. Questa creazione, fiore all’occhiello dell’IIT, contiene un apparato sensoriale comprensivo del tatto, dispone della capacità di muoversi, interagire ed apprendere. «In una società che invecchia come la nostra, la compagnia delle tecnologie robot può essere utile. La loro assistenza all’uomo è importante in quanto è la macchina che si adatta a noi e alle nostre esigenze» puntualizza Cingolani. Ma quali sono nello specifico le applicazioni di queste nuove tecnologie? «Abbiamo sviluppato tecniche incentrare sul miglioramento della vita delle persone colpite da danni permanenti, come ad esempio delle mani robotiche, e dei busti compresi di gambe pensate per chi è colpito da paralisi» spiega Cingolani, e prosegue «abbiamo elaborato dei prototipi per la microsurgery, ovvero chirurgia di precisione ed a distanza, e per le delicate operazioni su feti e neonati».

Roberto Cingolani, il mondo è in continuo cambiamento

Per il direttore però, il problema odierno rimane il costante cambiamento alla quale non sembriamo essere pronti: «L’innovazione sta correndo a ritmi elevati, non siamo abituati a tutto ciò perché il cambiamento è intergenerazionale. In una stessa generazione infatti, la stessa tecnologia cambia più volte e questo non ci dà il tempo per metabolizzare le nuove innovazioni. Lo stesso problema lo riscontrano anche le stesse aziende». Già, perché è ben il 65% dei grandi marchi ad investire pesantemente sul re-skilling dei dipendenti, una continua formazione, dovuta al fatto che mentre si produce qualcosa di nuovo, quel qualcosa è già diventato vecchio. «Dobbiamo semplicemente capire che tipo di società vogliamo. Il problema è “Glocal”, ovvero globale e locale perché i due mondi sono interconnessi tra loro. Il mio appello è di investire sempre più sull’intelligenza artificiale e naturale, sulla cultura e sulla ricerca» conclude Cingolani.

Un’ultimo grande esempio di innovazione robotica presentato nel corso della serata, è stato fornito infine dai ragazzi del liceo scientifico Rainerum di Bolzano, che hanno esposto Haidi, umanoide in grado di riconoscere volti, rispondere a domande e riprodurre espressioni. A dimostrazione che l’investimento innovativo parte spesso dai più giovani.

Alexander Ginestous

 

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