Boom di voucher, Confartigianato: «Meglio così che il lavoro nero»

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I voucher? Sono sempre meglio del lavoro nero. A dirlo sono i vertici di lvh.apa Confartigianato Imprese, prendendo così posizione dopo qualche giorno di polemiche relative all’utilizzo (per molti abuso) di voucher in provincia di Bolzano, la prima in Italia (3,2 milioni quelli emessi nel 2015).

In Alto Adige è frequente il pagamento di determinate prestazioni lavorative attraverso l’utilizzo dei cosiddetti voucher, ovvero tramite il sistema dei “buoni lavoro”. I vertici di lvh.apa Confartigianato Imprese non vedono questa pratica come un problema, anzi: “Un rapporto di lavoro legale è indubbiamente da preferire al lavoro nero – ha commentato sul tema Martin Haller, vice presidente di lvh.apa.

I voucher rappresentano del resto soprattutto per i giovani uno strumento semplice e pratico al fine di ottenere il pagamento per determinate prestazioni lavorative svolte. Una pratica assolutamente normale secondo l’opinione del vice presidente di lvh.apa Martin Haller: “In un Paese dove la disoccupazione giovanile è del 39,3%, i lavori occasionali rappresentano una buona opportunità per guadagnare denaro ed entrare in contatto con potenziali datori di lavoro.” La crescita nell’utilizzo dei buoni lavoro testimonia unicamente che i lavori in oggetto vengono svolti in maniera legale e corretta: “In Italia il lavoro nero e l’economia sommersa rappresentano un grosso problema – ha aggiunto Haller -. Oltre 900.000 aziende, ovvero i due terzi dell’intero artigianato italiano, devono fare i conti con queste tipologie di economia illegale. È comprovato che attraverso i voucher diventa possibile arginare almeno parzialmente tali fenomeni.” Combattere il lavoro nero ed incentivare il mercato del lavoro sono del resto stati i motivi principali che hanno portato all’introduzione dei buoni lavoro nel 2008. “E’ vero che in Italia molto spesso vengono spesso emanate leggi prive di senso, ma in questo caso è giusto guardare agli aspetti ed agli sviluppi positivi della pratica in oggetto – ha concluso Haller -. I casi limite non mancano certamente anche in riferimento al modello in oggetto, ma non mi pare corretto mettere in dubbio l’intero sistema solo per questo motivo.”

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