Voucher, Bolzano prima in Italia: "Abuso nei lavori stagionali"

A Bolzano 3,2 milioni di voucher nel solo 2015, 900 ogni 100 abitanti in età da lavoro. Per un giro d’affari di 32 milioni di euro con un supero sconto in termini di contributi previdenziali: infatti se per un assunto si versa all’Inps il 33% dello stipendio, con i voucher i contributi previdenziali crollano al 13%. A Bolzano, dunque, si sono versati 4,1 milioni di euro anziché 10,5: un risparmio per i datori di lavoro di 6,4 milioni. La denuncia arriva dal segretario della Uil-Sgk Toni Serafini.

Bolzano prima in Italia per uso di voucher per abitante

Bolzano risulta sesta fra le province in termini assoluti, mentre in termini relativi – per numero di voucher per abitante – è la prima in Italia. «Tra le province che maggiormente utilizzano il voucher, vi sono quelle dove vi è una spiccata “stagionalità” del lavoro. È un caso? – si chiede Serafini – Si sta forse realizzando un “insano” connubio tra voucher e lavoro stagionale? Invece, a dispetto di quelle che erano le premesse iniziali sull’utilizzo di questo strumento, molte delle province (soprattutto del Sud) che meno utilizzano i voucher sono proprio quelle dove la disoccupazione e il lavoro nero sono più alti».

Boom nel commercio, agricoltura giù

Sono i numeri della Uil-Sgk ad alzare il velo sul caso dei buoni lavoro teoricamente utilizzati per far emergere il lavoro nero. Se già in Veneto i consulenti del lavoro dell’Ancl hanno denunciato il boom dei voucher in quella regione e il rischio di un duro colpo alle tutele dei lavoratori, l’Alto Adige rincara la dose: non servono a far emergere il lavoro nero, ma a coprire i lavori stagionali, specialmente nel settore del commercio e del turismo, pagando molto meno dei contratti “veri”. Il terziario – commercio, turismo e servizi – rappresentano, con quasi il 50% dei buoni lavoro, il settore di attività nel quale si utilizzano maggiormente i voucher.

«Mentre i settori che dovevano essere “protagonisti” (quasi assoluti) come il giardinaggio, il lavoro domestico, le attività sportive coprono meno del 15% dei buoni venduti e la stessa agricoltura l’1,3%, in questo caso grazie ai paletti normativi richiesti e ottenuti dalle Parti Sociali» dice Serafini. A livello nazionale l’uso dei voucher in agricoltura è in calo negli ultimi anni, mentre è un vero boom quello dell’uso nel commercio.

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Tracciabilità e abbassare il tetto dei 7 mila euro

Il Jobs Act varato dal governo Renzi nel 2015 ha innalzato il tetto di utilizzo massimo di voucher in un anno, per lavoratore, a 7 mila euro. Una scelta che secondo la Uil-Sgk «non farà altro che cannibalizzare sempre di più potenziali rapporti di lavoro subordinato attraverso l’utilizzo di questo poco tutelante istituto per il lavoratore, che, nel tempo produrrà, inevitabilmente, instabilità lavorativa, bassa professionalità, pensioni basse, e, soprattutto, un “buco fiscale” nelle casse dello Stato e con un indebolimento del sistema di sostegno al reddito. Ricordiamo che i voucher sono esentati dal contributo per indennità disoccupazione e non danno quindi diritto ad essa».

Secondo Serafini «il governo ha ora una buona occasione: la revisione dei decreti attuativi del Jobs Act, che deve fare entro un anno dall’entrata in vigore della Legge. Ebbene, si potrebbe intervenire su più aspetti: tracciabilità “vera” dei buoni-lavoro, comunicazione precisa d’inizio e fine del lavoro, riduzione del tetto massimo di utilizzo da parte delle imprese, esclusione di alcuni settori che già oggi hanno strumenti ultra flessibili in tema di rapporti di lavoro».

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