Il vino altoatesino tra passato e futuro

FacebookTwitterLinkedInWhatsAppEmail

Editoria. Il volume “Vino in Alto Adige: storia e presente di un territorio vinicolo unico” (Wein in Südtirol. Geschichte und Gegenwart eines besonderen Weinlandes), a cura del Consorzio Vini Alto Adige e pubblicato da Athesia si è aggiudicato l’ Oiv Award” 2025,  il premio dedicato alle pubblicazioni enologiche dell’ International Organisation of Vine and Wine (Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino) nella categoria “Vini e territori”.

Cinquecento pagine e oltre cinquanta saggi su economia, storia, società, tradizioni e cultura popolare del vino in provincia di Bolzano in un volume che intende descrivere dettagliatamente “storia e presente di un territorio vinicolo unico”. Per esplicita vocazione editoriale, Alto Adige Innovazione ha deciso, però, di partire dall’intervento di Andreas Kofler dedicato al futuro della viticoltura altoatesina. L’articolo, intitolato “Guardare avanti”, si interroga innanzitutto su cosa si intenderà per “qualità” nei prossimi anni. Come sottolineato da Kofler: “In avvenire, la sola qualità del prodotto non sarà più sufficiente, e la qualità complessiva del vino sarà determinata anche dalla qualità della produzione. Poiché in futuro la qualità del prodotto sarà sempre più un prerequisito per la presenza sul mercato, a divenire la chiave del successo sarà pertanto la qualità della produzione”.
Secondo l’autore, quindi, occorrerà rispondere ad alcune domande cruciali: come è nato questo vino? Come viene gestito il vigneto? Com’è la biodiversità locale? Qual è l’impronta ecologica della mia bottiglia di vino?  Detto altrimenti, precisa Kofler: “Chi beve buon vino in futuro vorrà farlo con la coscienza tranquilla, e potrà farlo solo sapendo che il vino è stato prodotto in modo sostenibile e che è stato fatto tutto il possibile per soddisfare le esigenze di sostenibilità. Un tema fondamentale in tempi di cambiamento climatico, soprattutto in un territorio come quello altoatesino in cui il tasso di riscaldamento è circa il doppio della media globale”.
In conclusione, Kofler si occupa di un tema che riguarda l’identità stessa dell’Alto Adige, che è strettamente connessa al turismo: “Il fatto che in Alto Adige sopravvivano così tante piccole aziende vinicole è una peculiarità globale che va tutelata. Ma cosa serve per tutelare le piccole aziende? Almeno in teoria, la risposta a questa domanda è semplice: ciò di cui hanno bisogno i piccoli viticoltori è di aiuto. In futuro, questo aiuto dovrà provenire soprattutto dal settore stesso, per esempio dalle cooperative, che possono sostenere le piccole aziende in ambiti quali la digitalizzazione e la meccanizzazione. (…) Le piccole strutture del settore vitivinicolo altoatesino offrono però anche enormi opportunità, perché rappresentano un’alternativa ai grandi colossi globali. Mentre questi ultimi presentano vantaggi dal punto di vista dei costi, in futuro la simpatia dei consumatori andrà probabilmente sempre più ai piccoli fornitori familiari con i quali è possibile instaurare un rapporto personale”.
Un’attenzione al rapporto personale che non può e non deve riguardare solo il settore enologico, ma il turismo nel suo complesso, soprattutto in tempi di keybox e codici alfanumerici che permettono una fruizione del territorio ben lontana dal rapporto personale con gli ospiti.

Un vigneto a due passi dal Teatro Cristallo nella periferia di Bolzano (foto Venti3)

Prima di chiudere, uno sguardo al passato di una provincia che ha fortissime tradizioni legate al vino, troppo spesso dimenticate. Basti ricordare che la piazza centrale del capoluogo, Piazza Walther, venne realizzata nel 1808 su un vigneto di proprietà di Massimiliano di Baviera, venduto al Comune perché realizzasse una piazza a lui dedicata (inizialmente fu, infatti, battezzata Maximilanplatz). Non solo, proprio su piazza Walther si affaccia la “Porticina del vino” (Leitacher Torl) considerata uno dei più bei portali gotici di tutto il Tirolo. Il nome deriva da un privilegio concesso nel 1387 che stabilì che proprio in quel luogo era consentita la vendita del vino.
Alla lunga storia del vino in Alto Adige, la pubblicazione del Consorzio Vini Alto Adige dedica diversi articoli, tra cui “Il vino come motore dello sviluppo urbano” di Josef Nössing, che mostra il ruolo fondamentale svolto dalla produzione del vino nello sviluppo urbano di Bolzano e Merano. Una lettura che potrebbe risultare particolarmente interessante per chi siede nei consigli comunali o provinciali altoatesini.

M.B.

Ti potrebbe interessare