Venezia mon amour: i progetti altoatesini fuori e dentro la Biennale Arte

Ci vediamo a Venezia? È la domanda di rito che chi gravita nel mondo dell’arte contemporanea si sente fare in questi giorni, alla vigilia della 60. Biennale d’arte “Stranieri Ovunque”, che aprirà ufficialmente al pubblico sabato 20 aprile prossimo. Per l’occasione la città lagunare è avvolta in un fermento di progetti, mostre, eventi (e feste) anche extra Biennale, in cui non mancano le voci dall’Alto Adige.

Rimanendo in zona Biennale, l’artista Julia Bornefeld presenta, nella storica cornice di Palazzo Donà delle Rose, la suggestiva Metamorphic Stream, progetto commissionato dal Padiglione del Camerun. Il tema del cambiamento e della metamorfosi è affrontato da Bornefeld in un’installazione impalpabile, che, come una creatura indefinibile, palpita di riflessi iridescenti. Suoni arcaici accompagnano l’opera, che evoca il fenomeno della bioluminescenza, quel bagliore di diversi colori degli animali marini, in particolare delle meduse (dal 20 aprile al 24 novembre 2024, info).

Dalle Fondamenta Nove ci spostiamo in quello che è uno dei luoghi più suggestivi e protetti di Venezia, l’Isola della Giudecca. Do you wanna Dance with me? è il titolo dell’installazione che il vulcanico artista altoatesino Hannes Egger presenta a “Nomadic Party”. La mostra collettiva inaugura il 17 aprile prossimo nello spazio Punch, collocato in un vecchio spazio industriale, appunto sull’isola della Giudecca. Il progetto espositivo è curato dal collettivo internazionale “Nine Dragone Heads” formato da nove artisti e artiste dalle più diverse parti del globo, dalla Corea agli Stati Uniti, passando per la Georgia.

Vania Oh, Performance, courtesy Nine Dragon Heads/Nomadic Party

“E’ un collettivo con cui ho già lavorato diverse volte” ci racconta Egger, che raggiungiamo al telefono. “ogni due-tre anni organizzano un progetto internazionale che consiste innanzi tutto in un viaggio. Anche per la mostra che presentiamo alla Giudecca è stato così: lo scorso anno abbiamo fatto insieme un viaggio di ricerca nella laguna tra Sant’Erasmo, Pellestrina e il porto di Venezia. Da quest’esperienza ognuno è stato libero di esprimere un’opera da portare in mostra” ci racconta Egger, che è l’unico artista italiano tra gli oltre trenta esposti, e precisa: “ogni artista utilizza linguaggi diversi e la mostra rischia di essere parecchio ‘sorprendente’, diciamo così” e prosegue divertito “loro credono nella creatività spontanea delle persone, un po’ come nel fluxus…l’importante è il processo e lo  stare insieme in un ambiente internazionale e intergenerazionale. E poi la prospettiva asiatica è diversa dalla nostra occidentale”. Il lavoro di Egger è il primo in cui si imbatterà chi visita la mostra “Nomadic Party”. “Al passaggio dei visitatori un sensore di movimento attiva una voce che accoglie il pubblico e lo invita a danzare al ritmo di un pezzo di Harry Hermann Spitz per l’occasione. Ho cercato di guardare a Venezia e alla mostra come luogo di passaggio, non statico, ma fluido, come una danza che ognuno può interpretare ogni volta per sé” conclude Egger. Il programma di “Nomadic Party” prevede, nei giorni di apertura dal 17 al 19 aprile, un programma di panel e performance, con dj set del meranese Walter Garber aka DJ Veloziped (fino al 24 novembre 2024, per info su orari di apertura si può consultare il sito ).

L’interno della nuova Galleria aperta alla Giudecca, Venezia, da Alessandro Casciaro e Ncontemporary. Foto courtesy A. Casciaro

Rimaniamo alla Giudecca ma lasciamo l’aria nomadica e un po’ scapigliata del “Nomadic Party” per un nuovo spazio stabile, non legato alla natura effimera degli eventi della biennale, ma pensato per “here to stay”: quello che il gallerista bolzanino Alessandro Casciaro ha aperto, insieme alla Ncontemporary (Milano), sulle Fondamenta San Giacomo 99, con vista mozzafiato su punta della Dogana. “Per me Venezia è un ritorno, ho vissuto qui quando studiavo architettura, non è un luogo sconosciuto, ma rimane comunque molto complesso. L’idea è nata grazie una coincidenza di fattori favorevoli, è stato tutto molto veloce, chiacchierando con un collega di Milano con cui condividiamo un artista Santiago Reyes Villaveces” ci racconta Casciaro. “Il senso è di stabilirsi in un luogo alternativo alle nostre sedi e alle fiere d’arte a cui ovviamente non rinunciamo, ma che ci permetta di fare relazioni che altrimenti non sono possibili. Questo è un luogo particolare, con un pubblico internazionale che non si trova nemmeno a Milano. E poi la città non è grande e permette un ritmo meno frenetico, con possibilità di contatti e relazioni che altrimenti sono difficili da stabilire” ci dice Casciaro, convinto della scelta della Giudecca “ha influito molto sulla scelta, qui non c’è l’afflusso di massa e arriva un’altra tipologia di turista, e poi si sta sviluppando con diversi spazi, c’è fermento”.

L’esterno della Galleria foto courtesy Alessandro Casciaro

Ad inaugurare la galleria lo scorso sei aprile, la mostra collettiva “Lost Directions” con opere di Urs Lüthi (Svizzera, 1947), Santiago Reyes Villaveces (Colombia, 1986) e Silvia Rosi (Italia, 1992). Il tema dell’identità e della storia personale è il filo conduttore della collettiva, in cui le opere “rivolgendo fisicamente il proprio sguardo verso Punta della Dogana, storicamente parte del sistema di controllo delle merci in arrivo, dialogano con la città” spiega Casciaro. Per quanto riguarda i programmi futuri, proseguirà la linea della collaborazione Casciaro-Ncontemporary “l’idea è di fare progetti comuni che curiamo insieme  in occasioni particolari, come con questa mostra per la Biennale, per alternare poi progetti di ogni singola galleria” . Tra le prossime mostre in programma, la personale di Antonello Viola, che inaugura nello spazio veneziano di Casciaro il cinque settembre prossimo.

Cat. Lo.

Immagine in apertura: Venezia, foto Venti3

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