Il trilinguismo, la fuga di cervelli e la scarsa collaborazione. Unibz vista da Marco Montali, vicepreside di Informatica

Sempre in attesa che il Rettore Paolo Lugli trovi il tempo di rispondere alle nostre domande, i mugugni e le preoccupazioni relative al futuro di Unibz hanno incominciato a trasformarsi in un dibattito che siamo molto lieti di poter ospitare anche sulla nostra testata. Il primo a rendersi disponibile è stato Marco Montali, docente di Data and Process Modelling e vicepreside della Facoltà di Scienze e Tecnologie Informatiche. Inevitabilmente, siamo partiti dalla lettera inviata al Rettore da uno dei fondatori di unibz e anch’essa rimasta senza risposta (cfr qui) che lamentava il mancato coinvolgimento del corpo docente nel processo decisionale dell’ateneo bolzanino. “Al di là della valutazione personale – precisa Montali –  credo che la lettera sia figlia di una percezione diffusa. Spesso la gestione dell’ateneo risulta verticistica e tende a non dare sufficiente fiducia alle varie facoltà. La mancata risposta alla lettera è già di per sé, in qualche modo, un sintomo della limitata considerazione per il coinvolgimento delle varie strutture universitarie”.

La lettera si riferisce esplicitamente alle dimissioni del Rettore Lugli. In quanto docenti eravate stati informati della decisione?
“No, la maggior parte di noi (parlo da Vicepreside di Facoltà) l’ha appreso dai giornali o leggendo che era stata aperta una manifestazione di interesse per raccogliere candidature per la posizione di Rettore a Bolzano. Anche la notizia che Lugli sarebbe rimasto l’abbiamo appresa dai media”.

Venendo alle criticità sollevate dal nostro articolo, il trilinguismo lo considera una risorsa o un problema?
“Io credo che ci sia un fraintendimento di fondo. Vanno valutate criticità e opportunità per valutare la strategia da mettere in campo. E da questo punto di vista credo sia essenziale una maggiore collaborazione tra facoltà, vertici di ateneo, e provincia, proprio per evitare polarizzazioni. Per esempio, credo possa rivelarsi utile differenziare l’approccio al trilinguismo a seconda delle facoltà, e cercare altre strade che non considerino la conoscenza delle lingue come barriera all’ingresso e in uscita, ma come risorsa da premiare. In passato lo si faceva ma di recente si è passati a una maggiore rigidità, le maglie sono state strette, ma è una decisione piovuta dall’alto. Anche se non sappiamo nemmeno bene da dove…”.


Marco Montali 

Ma quali criticità sono emerse?
“Il trilinguismo è parte integrante della missione dell’Università e spero che le mie parole non vengano fraintese. Io non ho mai avuto una personale avversione al trilinguismo, ma credo che occorra cercare un equilibrio diverso per evitare barriere che finiscono per allontanare gli studenti dai nostri corsi. A Bolzano, per la laurea triennale in informatica perdiamo circa il 50% dei candidati a causa della mancanza dei requisiti linguistici in ingresso. Una percentuale decisamente molto alta, soprattutto se si considera che la lingua dell’informatica è da sempre l’inglese. Se ne può almeno discutere? Non confrontarsi sulle proposte delle varie facoltà su questo e altri temi fa pensare che manchi la necessaria fiducia nei nostri confronti”.

La facoltà di informatica sta procedendo verso una fusione con Scienze e tecnologie per dare vita alla facoltà di ingegneria, anche questa decisione è “piovuta dall’alto”?
“Si discute da molti anni della nascita della facoltà di ingegneria, ma credo che anche in questo caso manchi il necessario spirito di collaborazione. Gli imprenditori altoatesini si lamentano della mancanza di ingegneri, e allora si pensa di risolvere la questione facendo nascere una facoltà di ingegneria. Questo può essere certamente un passo utile, ma solo nel momento in cui si accompagna ad altre azioni strutturali, come comprendere meglio chi vogliamo attrarre a Bolzano, come risolvere il problema degli alloggi, come dare ai futuri laureati prospettive di lavoro interessanti e competitive anche sul piano economico. Il livello degli stipendi svolge certamente un ruolo! Solo per fare un esempio, a Monaco gli stipendi sono molto più alti, e chi sa più lingue viene pagato di più; qui, invece, il bi o trilinguismo viene dato per scontato e spesso considerato più importante della preparazione tecnica. Questa fuga di cervelli si somma a quanto detto sopra: se mancano studenti in entrata è difficile che il numero dei laureati in ingegneria, o in informatica, sia poi sufficiente”.

Lei perché ha deciso di restare a unibz? Solo perché è cresciuto a Bolzano?
“No, l’ho fatto per lavorare con il professor Diego Calvanese che è un’eccellenza a livello internazionale. Altri l’hanno fatto per lo stesso motivo e in altre facoltà. A unibz sono presenti diversi ottimi maestri, e molti di noi stanno a loro volta creando e portando eccellenza, ma questo, evidentemente, non aumenta la fiducia dei vertici (e forse della Provincia stessa)  nei confronti del corpo docente”.

Gli stipendi più alti che nel resto d’Italia sono un incentivo a restare qui?
“Anche in questo caso non si può semplificare. Gli stipendi sono certamente alti a livello nazionale, ma sappiamo che Bolzano è molto cara e soprattutto non ci sono scatti stipendiali, come avviene invece nel resto di Italia. All’estero gli stipendi sono spesso più alti, ma soprattutto comprendono una serie di benefit che qua non esistono – supporto amministrativo per i singoli Professori, fondi nazionali molto più elevati, giusto per citare due esempi. Chi resta a Bolzano lo fa per svariati motivi. Per la qualità della vita, per il team di lavoro, per la dimensione comunque internazionale, ma ora sta sorgendo un nuovo problema”.

Prego…
“Fino a poco tempo fa, qua c’era lo spazio per crescere. Per motivi diversi, il bilancio di unibz non permetterà più questa crescita negli anni a venire. Questo accade mentre nel resto d’Italia le università sono tornate ad assumere docenti in maniera massiccia, quindi stiamo perdendo attrattività. Infine, vorrei ricordare che gli studenti dei corsi magistrali in informatica (che sono interamente in inglese) provengono da molti paesi diversi – contiamo almeno 15 nazionalità. Al contrario di quello che succede nella maggior parte delle università italiane ed europee, molti di questi studenti non possono avere la borsa di studio in quanto provenienti da paesi non UE. Si può intervenire su questo? Come?”

Sembra un’università molto poco “autonoma” ma molto centralizzata. E’ un’impressione sbagliata?
“Lascio ad altri questo tipo di considerazioni e resterei sui fatti. A informatica, per esempio, nell’ultimo anno abbiamo perso più o meno un ricercatore a tempo determinato al mese. Persone che hanno vinto concorsi in altri atenei per diventare professori associati, a riprova della loro eccellenza. Su questo dovremmo intervenire rapidamente e sarebbe utile aprire un tavolo di discussione. Perché non incominciare a dialogare insieme del futuro di unibz, delle strategie da intraprendere per rispondere alle esigenze del territorio e della ricerca? Vogliamo che unibz sia un’università di profilo internazionale e con eccellenza nella ricerca, o diventi invece una istituzione professionalizzante (come quelle che in Germania chiamano “Fachhochschule”, distinguendole appunto dalle università)?  Perché attendere un intervento esterno per prendere decisioni strategiche per l’Ateneo? Ecco, una maggiore collaborazione tra docenti e vertici credo sia necessaria al di là delle varie opinioni per rispondere a queste domande”.

Massimiliano Boschi

Marco Montali è ricercatore in intelligenza artificiale e gestione dei processi, docente di Data and Process Modelling e vicepreside della Facoltà di Scienze e Tecnologie Informatiche dell’Università di Bolzano. 

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