Didattica online: anche Unibz nel progetto internazionale per l’insegnamento dell’inglese a distanza

Nel periodo del lockdown dovuto al Covid-19 la didattica a distanza ha rappresentato la boa di salvataggio che ha tenuto a galla l’insegnamento. Il contatto ₋ ancorché virtuale ₋ tra alunni e insegnanti ha consentito alla scuola di proseguire con le lezioni e questa modalità di insegnamento non è destinata a scomparire vista anche la perdurante incertezza sugli sviluppi della pandemia. Si presenta pertanto la necessità, per chi si occupa scientificamente di pedagogia e didattica, di comprendere come utilizzare al meglio gli strumenti informatici per la trasmissione e l’acquisizione della conoscenza.

In questi mesi di preparazione al rientro in classe, Maria Cristina Gatti, professoressa di Linguistica della Lingua Inglese alla Facoltà di Scienze della Formazione di Unibz, ha avviato un progetto di ricerca internazionale incentrato proprio sul miglioramento della didattica online dell’inglese. “Il progetto si inserisce in una più ampia ricerca promossa dall’International Studies Department, School of Humanities dell’Università di Meisei di Tokio iniziata nel 2002”, puntualizza la docente di Bressanone, “tale iniziativa sviluppa le istanze dei singoli sistemi educativi nazionali ed è rivolta a fornire possibili soluzioni praticabili per l’insegnamento della lingua inglese in modalità virtuale a bambini della scuola primaria, come richiesto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità”.

unibz

La ricerca prevede l’elaborazione a livello metodologico e la realizzazione pratica di lezioni di lingua inglese in didattica virtuale da proporre ai bambini. Nella seconda parte (mese di agosto 2020) otto squadre di studenti partecipanti, tra cui una rappresentanza della facoltà di Scienze della Formazione Primaria di Bressanone, offriranno lezioni individuali di lingua inglese per dieci giorni a bambini giapponesi e georgiani della scuola primaria, sulla scorta degli approcci didattico-metodologici individuati nella prima fase progettuale con la guida dei docenti. Da settembre-ottobre, la ricerca sposterà il focus sui bambini delle scuole primarie delle altre nazionalità che, per ragioni legate alla pandemia, sono stati costretti a partecipare all’attività didattica online. “Coinvolgeremo anche bambini della provincia di Bolzano ed esamineremo le difficoltà che tipicamente incontrano i bambini bilingui nell’apprendimento della lingua inglese come lingua terza. I nostri studenti universitari che parteciperanno al progetto dovranno proporre ai docenti e studenti del gruppo internazionale le peculiarità legate al trilinguismo dell’Alto Adige, per individuare proposte di modalità didattiche adeguate che verranno poi applicate nella fase di realizzazione pratica”, spiega Gatti.

Le università che aderiscono al progetto propongono nel piano di studi insegnamenti di Didattica dell’inglese per la scuola primaria che, in ciascun sistema nazionale, presentano differenze a livello educativo e culturale. Lo sforzo del confronto con vari sistemi educativi costituisce il primo dei cardini della ricerca. Il secondo, specificamente modulato sugli studenti dei corsi di laurea in Scienze della Formazione Primaria, consiste nella loro partecipazione attiva al lavoro di gruppo in otto squadre internazionali a cui dovranno applicare le loro competenze di programmazione didattica e di insegnamento acquisite in uno scambio con i propri pari di nazionalità e culture educative diverse. “A titolo esemplificativo, i bambini giapponesi apprendono l’alfabeto romano solo all’età di 9-10 anni essendo esposti ad un sistema di scrittura che prevede già tre altri tipi di caratteri (kanji, hiragana e katakana). Questo comporta l’utilizzo di metodologie didattiche indirizzate al raggiungimento di competenze legate unicamente alla produzione orale almeno per i primi anni. Nel caso dei bambini georgiani, l’apprendimento dell’alfabeto romano inizia al secondo anno della scuola primaria. Per ragioni analoghe al contesto giapponese, da ricondursi alla complessità dei sistemi di scrittura delle lingue cartveliche, nel primo anno di scuola l’insegnamento della lingua inglese è presentato attraverso attività didattiche di tipo ludico-interattivo e non è prevista la valutazione”, chiarisce l’esperta di linguistica. “Pertanto, gli studenti coinvolti nel progetto dovranno fare riferimento ad approcci di tipo pragmatico-comunicativo, con strategie didattiche e modalità di apprendimento altre da quelle apprese nel corso degli studi rivolti a bambini europei”.

Ti potrebbe interessare