Turismo, la ricetta per ripartire: «Test obbligatorio quando si prenota l'hotel»

In questa rubrica ci siamo occupati spesso di turismo, per la sua importanza a livello globale e soprattutto per le ricadute a livello locale. L’emergenza Coronavirus ha totalmente bloccato ogni attività del settore e il rilevante danno economico è ancora difficile da valutare. Troppi gli aspetti in gioco che non riguardano solo la ricettività, ma anche la ristorazione e, soprattutto, i trasporti, compagnie aeree in primis.

L’analisi complessiva è al momento impossibile, troppa l’incertezza e troppo vasta la dimensione del problema. A livello locale qualcosa si sta comunque muovendo per cercare di comprendere quali strade prendere. Per avere il polso della situazione ho contattato Werner Zanotti, direttore di Bressanone Turismo, uno dei pochi che ha mostrato di saper coniugare al meglio il pragmatismo tedesco con immaginazione italiana.

Una capacità mostrata anche durante l’intervista, in particolare in un paio di risposte da cui decido di partire: «Questione turistica a parte – premette Zanotti – credo che la prima questione da risolvere riguardi la disponibilità dei posti in terapia intensiva e dei letti in ospedale. Questo ci è mancato rispetto ad Austria, Svizzera o Germania e la capienza non andrebbe aumentata di qualche letto, ma almeno di dieci volte. Non dobbiamo mai più mostrarci impreparati. Anche se quei letti non verranno mai utilizzati, il costo economico sarebbe comunque enormemente minore rispetto a un secondo lockdown».

Una risposta che è l’unico punto di partenza possibile, dal punto di vista sanitario, economico e quindi anche politico. La battaglia contro il Coronavirus si è vinta o persa negli ospedali e nei laboratori, non nelle strade, lo dimostrano tutti i dati da tutta Europa.

Non casualmente, Zanotti si concentra su un altro aspetto sanitario anche per un altro motivo: «Per ripartire dobbiamo essere in grado di garantire la massima sicurezza agli ospiti, che sia tra un mese o tra sei. Un’ipotesi percorribile credo sia quella relativa ai test rapidi. Perché non introdurli anche negli hotel? Chi prenota dovrebbe sottoporsi al test sul Covid. È vero, si andrebbe a violare la privacy delle persone, ma se si è trasparenti, se diciamo da subito a chi prenota che dovrà fare un test al check in perché è obbligatorio per tutti, garantiremmo sicurezza ai clienti che saprebbero già a cosa andrebbero incontro. Ovviamente anche tutto il personale dell’albergo dovrebbe essere sottoposto a test, tutti i giorni. Al momento è solo un’idea, ma sarà difficile ripartire, in attesa del vaccino, se non si garantiscono standard elevati di sicurezza».

 

Photo by Markus Spiske on Unsplash

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Riguardo alle altre strade da percorrere, alcuni dati interessanti stanno arrivando dall’Austria che ha deciso di riaprire alcuni settori prima degli altri: «In Austria hanno riaperto i piccoli negozi e i primi risultati sembrano soddisfacenti. I clienti mostrano grande voglia di tornare a spendere e rispettano le norme di sicurezza e distanziamento. L’Austria non è solo una nostra vicina, ha anche un settore turistico molto simile al nostro, quindi guardiamo con grande attenzione a quel che accade. Personalmente verifico anche come si stanno muovendo in Baviera. Sono in continuo contatto con i miei omologhi locali e all’estero, c’è un confronto continuo per condividere informazioni e cercare soluzioni».

Al momento, però, poco si può fare oltre al raccogliere informazioni, Zanotti la sa benissimo e non prova nemmeno a negarlo: «La situazione è ancora troppo incerta e complicata. Se ci mettiamo a pensare oggi a come gestire funivie, trasporto pubblico, sentieri etc non andiamo da nessuna parte. Possiamo immaginare degli scenari, ma al momento ci sono troppe variabili in campo. In certi casi è meglio attendere che si presentino le condizioni che ci permettano di lavorare senza girare a vuoto. Ovviamente ci stiamo preparando a varie soluzioni, ma là dove non possiamo ancora decidere, ci limitiamo ad aspettare anche se magari dopo dovremo metterci a correre».

Pur tenendo a mente questa premessa, da qualche parte bisognerà ripartire, magari puntando decisamente sul turismo locale, su chi, per esempio abita nelle città dell’Alto Adige e non vede l’ora di poter tornare a frequentare malghe, baite e sentieri di montagna.

«Al momento stiamo lavorando proprio su questo, puntando sul contesto provinciale e regionale che consideriamo prioritario, fosse anche solo per il turismo giornaliero. Stiamo cercando già di intercettare la domanda di cui parlavi e Idm sta già lavorando ad un progetto di comunicazione indirizzata in questo senso. Ci punteremo decisamente, ma occorre essere onesti, il turismo locale non è in grado di sostenere l’intero settore turistico provinciale, è troppo grande. Per questo il secondo step sarà indirizzato al turista italiano, al bacino nazionale. Ovviamente è ancora presto per capire quali precise strategie andranno attuate, la situazione non è abbastanza chiara, non sappiamo nemmeno se tutte le regioni usciranno dal lockdown nello stesso momento. Sappiamo però, che il turismo nazionale ripartirà molto, molto prima di quello internazionale».

Il Coronavirus, il problema, è globale, ma le soluzioni restano nazionali. Zanotti, ovviamente, non ci può fare molto, altri invece….

Massimiliano Boschi

 

Foto di copertina Photo by Karsten Würth on Unsplash 

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