Ticket a 36 euro, Kompatscher: «Ci saranno più prestazioni. E pagherà il 30% della popolazione»

Ha fatto discutere l’aumento del ticket sanitario da 25 a 36 euro deciso dalla Giunta Provinciale. Questa misura è stata scelta per riuscire a ridurre le liste di attesa che, specie in questo momento di post lockdown si sono ulteriormente allungate e rendere più agevole l’acquisto di ulteriori prestazioni specialistiche nell’ambito dell’Azienda sanitaria e presso strutture esterne, oltre che per pagare di più i medici. “Siamo consapevoli del fatto che i tempi d’attesa per diverse prestazioni specialistiche in Alto Adige sono tuttora inaccettabili. Ad esempio, i tempi d’attesa per una mammografia si aggirano intorno ai 200 giorni”, ha puntualizzato l’assessore alla sanità Thomas Widman. Secondo quanto spiegato sempre dall’assessore questo stato di cose dipende, in gran parte, dal fatto che la Provincia e l’Azienda sanitaria attualmente, per molte prestazioni, non possono pagare tariffe adeguate al mercato, né a collaboratori interni dell’Azienda sanitaria né a partner esterni, come le cliniche private accreditate.

Il cambiamento tariffario che si ripercuote sui cittadini, ha spinto la Giunta a cambiare anche le linee guida per l’esenzione dalla compartecipazione ai costi da parte della popolazione, la cosiddetta esenzione dal ticket. “Non vogliamo battere cassa. Aumentando il ticket aumenteranno anche le prestazioni. In questo modo l’aumento riguarderà una fascia limitata di popolazione visto che il 70% dei residenti in Alto Adige viene rimborsato dalle assicurazioni, oppure per i redditi fino a 36mila euro, gode dell’esenzione. L’impatto sulla popolazione sarà basso”, ha ricordato il presidente Arno Kompatscher. La Giunta ha intenzione di aggiungere alle categorie sinora esenti ulteriori gruppi come i minori, le persone anziane o coloro che si trovano in cassa integrazione e di esentarli, completamente o in parte, dal pagamento del ticket.

Ticket, la preoccupazione dei pensionati

I sindacati dei pensionati di Cgil/Agb, SgbCisl, Uil/Sgk e Asgb si sono detti preoccupati per la decisione della Giunta. “Non siamo stati né informati, né sentiti. La carenza di informazione ci costringe a valutare solo la negatività insita nel provvedimento”, affermano in una nota congiunta i segretari dei sindacati, che chiedono che venga indicato un tempo certo per la durata delle convenzioni e la garanzia di tempi accettabili per le visite all’interno della sanità pubblica.

Altro punto fermo è la garanzia della qualità con controlli sulle prestazioni convenzionate e il rispetto del bilinguismo. Le parti sociali chiedono anche l’aumento del limite reddituale, attualmente inferiore a 36 mila euro, per l’esenzione totale per i minori di 14 anni, per gli adulti con più di 65 anni e per le famiglie con redditi bassi ad oggi esentate. L’aumento del tetto reddituale per l’esenzione è una richiesta portata avanti da tempo dai sindacati, perché in questi anni i redditi si sono contratti rispetto al costo della vita e analogamente le rivalutazioni delle pensioni risultano per lo più inadeguate all’inflazione. Inoltre i pensionati non hanno le stesse esenzioni fiscali dei lavoratori dipendenti.

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