I «rottami spaziali» di Sonia Leimer arrivano a Museion

Museion presenta “Space Junk”, la prima personale in Italia di Sonia Leimer (Merano, 1977, vive e lavora a Vienna). La mostra sarà attiva dal 10 ottobre al 17 gennaio 2021. Oggi, 9 ottobre, l’inaugurazione alle ore 19.00. I rottami spaziali, cioè quelle parti di satelliti e di sonde spaziali che ricadono fortuitamente sulla superficie terreste, sono per l’artista il punto di partenza per un’esplorazione del presente da diverse prospettive – un presente plasmato sulle idee utopiche della modernità e che ora si vede costretto a confrontarsi con visioni di un futuro distopico, in uno stato di crisi permanente. La circostanza della pandemia globale sottolinea una volta di più la rilevanza dei quesiti messi in luce dall’artista. La mostra, ospitata al quarto piano di Museion, presenta lavori esistenti e nuove sculture create per l’occasione, come la serie Space Junk, che dà il titolo all’esposizione, e il nuovo video Eden Antarctica. L’artista ha inoltre realizzato un nuovo intervento di tipo architettonico nello spazio espositivo, inserendo una grande parete libera e curva, che oltre a dividere la sala a metà funge da dispositivo per l’esposizione di una serie di serigrafie e da parete per la proiezione di un video.

 

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Lo studio di oggetti e materiali significativi dal punto di vista culturale, sociale, storico o personale, è al centro del lavoro di Sonia Leimer, che si colloca tra scienza e finzione. Questa particolarità caratterizzava anche il primo progetto realizzato dall’artista per la Project Room di Museion Along those lines e il video 2030 proiettato sulla facciata mediale (2012). Le sculture in metallo intitolate Space Junk, paradigmatiche per la nuova mostra a Museion rientrano nell’interesse dell’artista per i rottami spaziali che, cadendo letteralmente dal cielo, sono pesantemente danneggiati dall’ingresso nell’atmosfera e dall’impatto sulla terra. Il ritrovamento di questi residui evoca da una parte il pensiero del progresso tecnologico, che indica all’umanità nuove opportunità per il futuro, dall’altra le problematiche ecologiche ed etiche insite in questa infrastruttura orbitale che supporta la tecnologia digitale. Le cinque sculture in mostra, di grandi dimensioni, assomigliano a veri rottami spaziali e nascono consapevolmente dal discostamento e dalla deformazione dell’originale.

sonia leimer museion

Sonia Leimer, Space Junk

La ricerca per la pianificazione di future colonie umane su altri pianeti è il tema del nuovo video in mostra Antarctica. Qui i ricercatori e le ricercatrici del Centro aerospaziale tedesco del Progetto EDEN ISS vivono isolati in una stazione di ricerca in Antartide per testare le possibilità di coltivazione di piante in un ambiente ostile alla vita. In una sottile oscillazione tra realtà e finzione, il video presenta scene reali accompagnate dalla voce di una scienziata fittizia che racconta, come in un diario, la vita alla stazione di ricerca. Intorno allo stesso ambito tematico si muove anche l’opera Weltraumsalat, sui metodi di crescita sperimentali per una futura agricoltura nello spazio. Il materiale della stampa “screen print” – un multistrato isolante magnetico, utilizzato in astronautica- fa riferimento all’universo di tecnologie future. Si rifà invece alla corrente dello space age design, nato nella Germania occidentale nel Dopoguerra, lo smalto in stile “fat lava”, con cui è realizzato l’omonimo lavoro a parete. Lo stile è legato all’epoca delle prime esplorazioni spaziali, e quindi ai desideri utopistici di sviluppo e prosperità. Anche le ceramiche Spardosen (“salvadanai”), sono in stile “fat lava” e ricordano i grandi vasi da terra degli anni cinquanta e sessanta. Qui delle sottili fessure creano un lieve spostamento di significato e trasformano gli oggetti in salvadanai: cambiandone la funzione, Leimer ammicca a un’epoca la cui incrollabile fiducia nel futuro appare, dalla prospettiva odierna, un po’ naif.

Sonia Leimer, Space Junk

Prova a cogliere l’evanescenza di un elemento impalpabile come il fumo la serie di opere “O”. Per questi lavori, Sonia Leimer ha raccolto le fotografie di anelli di fumo – proveniente da fonti diverse, come una sigaretta, un vulcano o stelle morenti- stampandole su rotoli di carta da sigarette. Le immagini rinviano così a dimensioni molto diverse: dal fumo inalato che penetra nelle più piccole cellule del corpo umano, fino agli anelli di fumo immensi che si formano nelle dimensioni cosmiche dell’universo. In questa continuo passaggio tra presenza e assenza, natura e tecnologia, scienza e fantascienza, Sonia Leimer mette così in luce l’essenza della realtà nella sua più intrinseca ambiguità. In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo trilingue (de/ita/eng) con testi di Silvia Eiblmayr e Letizia Ragaglia.

Sonia Leimer, Space Junk

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