Sanità in Alto Adige, necessario un miglioramento delle condizioni di lavoro

Durante la pandemia da Coronavirus gli occupati della sanità e dell’assistenza sociale si sono trovati improvvisamente al centro dell’attenzione. Di colpo l’opinione pubblica si è resa conto del duro lavoro svolto dal personale socio-sanitario, e di quanto queste persone siano importanti per il buon funzionamento della società. Nel suo nuovo studio l’IPL | Istituto Promozione Lavoratori analizza le condizioni di lavoro dei dipendenti del settore della sanità e assistenza sociale. I dati sono stati presi dal primo studio perfettamente rappresentativo sulle condizioni di lavoro in Alto Adige e risalgono al 2016. In tale occasione è stata applicata la stessa metodologia seguita per l’EWCS (European Working Condition Survey) di Eurofound.

Anticipiamo subito i risultati positivi: i dipendenti del settore altoatesino della sanità e dell’assistenza sociale lavorano con passione. Si sentono supportati da colleghi e preposti e hanno un margine di azione nettamente superiore a quello dei loro colleghi al nord del Brennero e a sud di Salorno. Lo psicologo del lavoro dell’IPL Tobias Hölbling commenta così questo dato: “Gioia per il proprio lavoro, margine d’azione e supporto reciproco – queste sono peculiarità indubbiamente positive del settore socio-sanitario altoatesino.”

Iscriviti al canale Telegram!  👉🏻  https://t.me/altoadigeinnovazione

Seguici su Facebook 👉🏻  https://www.facebook.com/altoadigeinnovazione

Seguici su Linkedin 👉🏻  https://www.linkedin.com/company/alto-adige-innovazione/ 

 

Grande peso psicologico ed emotivo – anche senza Coronavirus

Un punto debole riscontrato sono le condizioni di lavoro psicologicamente pesanti che risultano dal volume di lavoro (ritmo elevato, pressione esercitata dalle scadenze) e dai carichi emotivi (curare utenti o pazienti arrabbiati, dover nascondere le proprie emozioni). Calendari di lavoro colmi e, possibilmente, fare tutto alla svelta: i dipendenti altoatesini sono abituati ad elevati ritmi di lavoro. Non per niente il livello medio di carico di lavoro calcolato su tutti i settori economici si attesta in Alto Adige a 44 punti. “Nel settore sanità e assistenza sociale vi si aggiungono anche i carichi emotivi. Ciò crea ulteriore stress e porta il livello di settore a 48”, spiega Tobias Hölbling.

Clima affettivo aziendale negativo

Il punto più critico per il settore socio-sanitario è il basso clima affettivo aziendale che registra solamente 65 punti percentuali rispetto ai 77 dell’Italia, i 68 dell’Austria e i 75 della Germania. Un clima affettivo aziendale poco sviluppato comporta la mancata identificazione dei dipendenti con la propria azienda; in caso di dubbio non sosterranno il proprio datore di lavoro e cercheranno piuttosto di limitarsi a sbrigare le proprie mansioni invece che impegnarsi con passione in caso di bisogno. Così cala anche la qualità delle prestazioni. Il motivo risiede nel fatto che i dipendenti del settore sanità e assistenza sociale devono spesso confrontarsi con comportamenti inadeguati (quasi sempre di pazienti e utenti, meno invece di colleghi di lavoro e preposti).

Nel settore della sanità e assistenza sociale più di un lavoratore su quattro (26%) ha subito un’offesa sul lavoro nei tre mesi precedenti all’indagine. Nello stesso periodo quasi uno su sette (14%) è stato addirittura oggetto di minacce. Inoltre, preoccupa molto il dato che oltre una persona su dieci (12%) ha vissuto negli ultimi dodici mesi atti di violenza sul posto di lavoro. “Queste cifre si spiegano soprattutto con la tipologia di utenza del settore”, dichiara Hölbling. “Chi entra in contatto con questi servizi sta spesso male o ha delle limitazioni dovute all’età o a una patologia.”

Le soluzioni proposte dall’IPL

La gestione di pazienti difficili va alleggerita il più possibile, ad esempio prevedendo più personale e addestramenti specifici per i dipendenti. Un altro punto critico già noto è il mancato apprezzamento: in Alto Adige un numero sorprendente di occupati del settore sanità e assistenza sociale (il 21%) dichiara di ricevere poco o addirittura nessun apprezzamento per il proprio lavoro. È il valore più altro riscontrato tra i Paesi a confronto ed è anche superiore alla media europea pari al 17%.

Ti potrebbe interessare