Rocco Ventura: personaggi, viaggi e sogni di un "romanticone" finalmente libero

Indipendentemente da chi l’abbia pronunciata, la frase “con la cultura non si mangia” resta una grande sciocchezza. Non vale nemmeno la pena di soffermarcisi troppo, ma sia concesso sottolineare, che proprio grazie alla cultura si mangia, senza ci si limita a nutrirsi, spesso nel modo sbagliato. Come ricorda la Treccani: “La nozione di cultura si ritrova già nel pensiero antico, dove essa indica l’educazione dell’uomo a una vita propriamente umana” ed è proprio su questo aspetto che si concentra questo speciale: sulla potenzialità liberatoria ed emancipatrice della cultura nelle sue varie accezioni.
A chi non ne fosse ancora convinto, si consiglia un dialogo con Rocco Ventura, attore della compagnia Teatro La Ribalta o con Antonio Viganò, fondatore e regista di quella compagna. Meglio ancora con tutti e due, come abbiamo fatto noi in una tranquilla mattinata primaverile.

Al T-Raum, sede del Teatro la Ribalta, è una normalissima mattinata di lavoro. È appena terminata una riunione, quando Rocco Ventura ci raggiunge per l’intervista, mentre il resto degli attori compie esercizi fisici sotto la guida di Paola Guerra. Poco dopo si aggregano anche Paolo Grossi, neo presidente del Teatro La Ribalta e Antonio Viganò, che con il suo tono inconfondibile ci racconta l’ingresso di Ventura nella compagnia.
“Rocco e i suoi genitori venivano spesso ai nostri spettacoli e il padre ce lo aveva presentato per il suo speciale talento vocale da doppiatore. Questo ci aveva spaventato più che attratto, perché credevamo che questa sua caratteristica lo avrebbe reso poco adatto al nostro teatro. Un giorno, però, siamo andati a cena tutti insieme e sono venute fuori le preoccupazioni per il percorso scolastico di Rocco. Gli insegnanti sottolineavano le sue difficoltà, ‘non sa fare due più due’ dicevano. Ma il padre ci ha spiegato che se chiedeva al figlio quanto fanno due elefanti più due elefanti otteneva la risposta giusta. Questo mi ha fatto scattare un click, mi ha fatto pensare ai libri di Oliver Sacks sulle potenzialità nascoste e inespresse del cervello umano e abbiamo deciso di provare”.
Rocco Ventura ha mostrato rapidamente tutte le sue capacità inespresse e di conseguenza è arrivata la proposta di assunzione della compagna. Inaspettatamente, però, un servizio sociale si è messo di traverso. “Ci hanno spiegato che Rocco aveva un’invalidità del 100% e che non sarebbe stato in grado di lavorare – precisa Viganò. Noi, però, non ci siamo arresi. Abbiamo mostrato come fosse stato in grado di imparare a memoria un testo di Luigi Pirandello lungo quattro minuti e glielo abbiamo fatto recitare davanti ai medici, che sono rimasti strabiliati. Io ho solo aggiunto ‘ora se volete potete provarci voi…”
Il resto è andato come doveva andare. Dopo un solo anno di lavoro con la compagnia, Rocco è stato in grado di girare per un mese con una compagnia inglese recitando in inglese. “Da solo e per 14 repliche – precisa con orgoglio Viganò. E non è un’eccezione, tutti i nostri attori hanno acquistato grande autonomia con il passare del tempo, ora viaggiano autonomamente anche quando c’è da prendere un aereo. Hanno imparato a relazionarsi e si sono scrollati di dosso quell’etichetta che impediva loro di crescere, di emanciparsi”.

Rocco Ventura in “Otello Circus” (© Vasco dell’Oro)

Il resto ce l’ha raccontato lo stesso Rocco Ventura dopo essersi presentato: “Sono nato nel 1996 a Cavalese, ho ventisette anni e abito a Passo San Lugano”. Questo significa che ogni giorno prende il bus per Ora e lì ne prende un altro per Bolzano. “Mi sveglio tutti i giorni alle 6.30, ma non mi pesa particolarmente. Diventa faticoso solo quando perdo la coincidenza e devo aspettare un’ora per il bus successivo”.
Come precisa Paolo Grossi: “Spesso è Rocco ad aprire il T-Raum perché è il primo che arriva; è il mio compagno di stanza quando andiamo in tournée e da lui ho imparato molto, anche se a volte non mi lascia dormire perché deve finire il montaggio dei video per il suo canale YouTube”.
Il canale si chiama Megaroccolo e si potrebbe dire che è la passione principale di Rocco Ventura. Lo ha aperto 13 anni fa per “giocare” con i personaggi dei cartoni animati. “In sintesi, prendo i personaggi da film differenti e li incrocio per creare nuove storie”.
Tutti i video hanno qualche migliaio di visualizzazioni, ma è evidente che Ventura non lo fa per il pubblico: “Il mio sogno nel cassetto è diventare doppiatore e questo tipo di lavoro mi aiuta molto”.

https://www.youtube.com/watch?v=AgxQs_9l0oI&t=10s

Sempre grazie ai cartoni animati ha imparato anche l’inglese: “A scuola non avevo ottenuto molti risultati, invece su YouTube guardo spesso i cartoni animati anche in lingua originale e li confronto con la versione italiana. Così ho finito per associare le varie parole nelle due lingue e ho imparato.  Sono riuscito a muovermi tranquillamente anche in Inghilterra”. Lo dice come se fosse la cosa più normale del mondo, anche perché ha ottenuto ottimi risultati anche con il tedesco, lingua necessaria per alcuni spettacoli del Teatro la Ribalta. Ora è anche il rumorista ufficiale della compagnia. A questo proposito, non nasconde minimamente quanto gli piaccia fare l’attore: “Mi apre l’immaginazione, mi sento libero dalle catene dei pregiudizi e mi sento di poter sfogare molto di quel che ho dentro e che altrove ho paura di rivelare. Mi piace molto entrare nelle emozioni dei personaggi, sono una persona empatica. Insomma, recitare mi aiuta a esprimere cosa ho dentro con corpo e voce ed è una grande soddisfazione”.
Questo non significa che sia una passeggiata priva di problemi: “A volte ho bisogno di tempo per focalizzare tutto al meglio, fatico a gestire i cambiamenti repentini o dell’ultimo minuto”. La paura di trovarsi davanti a un pubblico, invece, sembra non sfiorarlo minimamente: “Mi sento molto bene sul palcoscenico, credo di esserci portato, mi sa che l’ho preso da mio padre”. Anche sui ruoli che predilige ha pochi dubbi: “Il mio preferito è il dottor Frankenstein dello spettacolo “Il paradiso perduto”. Un personaggio che voleva sfidare dio e la morte e, pur vincendo la sfida, non ha realizzato la persona che sognava, non ha raggiunto la perfezione. Ma ho anche un personaggio preferito nei cartoni animati: Buck il furetto dell’”Era glaciale”, mi ci sono immedesimato”.
Prima di salutarci, riusciamo anche a farci svelare il suo sogno nel cassetto: “L’idea mi è venuta dopo aver visto il musical di Shrek a Londra, quando ero in tournée con lo spettacolo “Into the light”. Mi piacerebbe realizzare un musical tratto da “Hubie, all’inseguimento della pietra verde”. E’ un vecchio film che fu un flop nelle sale, ma io ho provato una grande empatia nel guardarlo. Il protagonista è un romanticone inguaribile come me e nel musical mi piacerebbe aggiustare tutto quello che non funziona nei personaggi del film”.

Massimiliano Boschi

Questo articolo fa parte dello speciale My Generation: un progetto che dà voce alle nuove generazioni attraverso strumenti creativi. Il progetto – promosso dalla cooperativa Young Inside con il contributo dell’Ufficio Politiche Giovanili della Provincia Autonoma di Bolzano –  oltre alle interviste pubblicate in questo speciale, esporrà opere di poster art che permetteranno di potenziare le parole e le narrazioni dei ragazzi e delle ragazze coinvolgendo tutta la città di Bolzano.

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