Dieci anni di Regiograno, l’iniziativa nata per promuovere la produzione cerealicola locale

Segale, farro e orzo: sono queste le varietà di cereali locali coltivati nell’ambito del progetto altoatesino Regiograno. L’iniziativa è stata lanciata nel 2011 con il supporto di IDM Alto Adige e un finanziamento dal Fondo Sociale Europeo (FSE). Attualmente ben 56 agricoltori, un mulino e 19 panifici altoatesini sono coinvolti nel progetto producendo e trasformando il Regiograno locale in una grande varietà di pane e specialità da forno con il Marchio di Qualità Alto Adige.

Regiograno è stato inizialmente lanciato da IDM in collaborazione con numerosi enti locali, fra cui l’Unione Agricoltori e Coltivatori Diretti Sudtirolesi (SBB), il Centro di Sperimentazione Laimburg, la Consulenza per l’agricoltura montana (BRING) e l’Unione commercio turismo servizi Alto Adige (hds). Gli obbiettivi raggiunti dall’inaugurazione del progetto sono stati vari e ambiziosi: aumentare il valore regionale nel settore cerealicolo, sviluppare nuovi prodotti di nicchia di alta qualità, rafforzare i cicli regionali e preservare la diversità delle varietà di cereali nonché il paesaggio culturale. Nel 2013 il progetto FSE è giunto al termine, ma da allora Regiograno è diventata una realtà autonoma capace di riunire un’importante nicchia nell’agricoltura altoatesina. «Grazie a questa iniziativa, i cereali locali vengono ora coltivati su circa 93 ettari di terreno in tutto l’Alto Adige. La maggior parte del Regiograno è segale, con 64,5 ettari, mentre il farro viene coltivato su 28,5 ettari. Inoltre, viene coltivato anche orzo», spiega Vera Leonardelli direttrice del dipartimento Business Development di IDM. In questi ultimi mesi la richiesta di Regiograno è notevolmente aumentata, ed è proprio per questo che si vuole incoraggiare ancora di più la partecipazione di agricoltori e panettieri al progetto.

Qualità

 

Regiograno e settore alberghiero

Il progetto Regiograno non serve unicamente a favorire la produzione locale di materia prima di qualità, ma serve anche per dare la possibilità al settore alberghiero di caratterizzare ulteriormente la propria offerta culinaria con prodotti gastronomici del territorio. «Per noi è molto importante coinvolgere sempre di più anche il settore gastronomico e alberghiero, con l’obiettivo di supportare le sinergie tra agricoltura e turismo e aumentare ulteriormente il valore e la riconoscibilità del Regiograno» sottolinea Leonardelli. A tal proposito, proprio quest’anno è stato firmato un accordo con il gruppo “Locanda Sudtirolese” che si è impegnato ad utilizzare sempre più Regiograno locale. «La regionalità e la sostenibilità sono valori che ci stanno molto a cuore. In fin dei conti, la regionalità, la genuinità e l’originalità sono il fulcro delle locande altoatesine» dichiara Florian Patauner Presidente del gruppo.

Una fonte di reddito sostenibile

Molte imprese dell’Alto Adige stanno già traendo beneficio dal progetto Regiograno, in particolare, i contadini locali si impegnano volentieri nella produzione cerealicola grazie ai buoni profitti garantiti da questo mercato di nicchia. La stessa cosa, invece, non sarebbe possibile relazionandosi con i mercati su larga scala che rendono la produzione economicamente insostenibile per un piccolo coltivatore indipendente. “Per molti agricoltori, il Regiograno è un’interessante fonte di reddito alternativa che è anche economicamente sostenibile, – afferma Ulrich Höllrigl vicedirettore della SBB – attualmente 56 agricoltori in Val Pusteria e nella Valle Anterselva, nella Valle Isarco, in Val Venosta e sul Monzoccolo coltivano il Regiograno.”

Anche i 19 panifici aderenti all’iniziativa traggono vantaggio dalla produzione di cereali autoctona, infatti, solo una piccola parte della farina Regiograno è utilizzata per la produzione di pasta, mentre la maggior parte viene trasformata in prodotti da panificio oppure viene venduta al dettaglio. “Trasformiamo la farina in pane tradizionale e specialità da forno, come ad esempio la pagnotta pusterese, il pane venostano oppure il pane di segale croccante (lo Schüttelbrot)” spiega Hannes Schwienbacher della Commissione speciale per il pane.

Qualità prima di tutto

Il mercato di nicchia che il Regiograno è stato capace di ritagliarsi nel tempo si basa sui consumatori disposti a pagare la qualità del prodotto. A questo proposito, buona parte della coltivazione di cereali è biologica, mentre la restante è comunque regolamentata da rigide linee guida, come ad esempio evitare qualsiasi tipo di pesticida. Questo lo conferma anche Rolf von Berg titolare del Molino Merano, il mulino dell’Alto Adige in cui viene macinato il Regiograno: “Per noi la qualità è fondamentale, perché solo una buona materia prima produce farina di alta qualità. Ogni anno riceviamo circa 350 tonnellate di Regiograno. Ancora prima della consegna al mulino, in laboratorio viene controllato un campione. Solo dopo aver ricevuto l’approvazione dal laboratorio, il grano può essere consegnato al mulino oppure raccolto per essere accuratamente pulito, macinato e confezionato nel nostro mulino. Infine, ci occupiamo personalmente anche del trasporto ai nostri panettieri e rivenditori».

Axel Baruscotti

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