Il Pil altoatesino crolla al -10%, cala anche il lavoro dipendente

Nel corso del 2020 l’attività economica nelle province autonome ha risentito in misura rilevante della crisi sanitaria di Covid-19. Le misure di distanziamento sociale e la parziale chiusura delle attività nei mesi di marzo, aprile e maggio hanno determinato un forte calo del prodotto; il recupero dei mesi estivi è stato solo parziale. Le previsioni formulate da Bankitalia in collaborazione con l’Istituto di statistica della Provincia autonoma di Trento indicano che il PIL provinciale registrerebbe nell’anno in corso una contrazione per il Trentino dell’11,6% e per l’Alto Adige del 10%, rispetto al 9,5% medio nazionale. Sul fronte del credito, in regione c’è un aumento dei depositi, motivato dalla totale mancanza di investimenti e dal forte rallentamento dei consumi, i prestiti sono in aumento (+2,6% in Trentino, + 4,1% in Alto Adige), ma i crediti deteriorati destano preoccupazione, soprattutto nei sistemi bancari territoriali (9,5% dei prestiti totali in Trentino, 4,3% in Alto Adige).

Nel primo semestre le imprese hanno registrato una rilevante contrazione delle vendite e delle ore lavorate in tutti i comparti. Le esportazioni, che negli anni passati avevano sostenuto in misura rilevante l’attività soprattutto in Alto Adige, hanno subito una flessione consistente; un supporto positivo alla dinamica complessiva è giunto dall’agroindustria. Gli elevati livelli di incertezza hanno comportato una revisione al ribasso dei piani di investimento delle imprese. A partire da giugno vi è stato un parziale recupero dell’attività, soprattutto nell’industria e nelle costruzioni. Secondo nostre indagini, oltre la metà delle aziende industriali intervistate avrebbe recuperato ad agosto i livelli di fatturato registrati nello stesso mese del 2019; i due terzi prevedono di incrementare le proprie vendite nella primavera del 2021 rispetto a inizio autunno. Nelle costruzioni le ore lavorate hanno segnato un lieve aumento nel bimestre luglio-agosto rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’afflusso di turisti, che si era sostanzialmente azzerato da marzo a maggio, è ricominciato nei mesi estivi, soprattutto per la componente italiana; le presenze turistiche a luglio e ad agosto sono risultate comunque inferiori a quelle dello stesso periodo del 2019. I forti cali nei fatturati delle imprese hanno determinato una marcata riduzione della redditività e si sono riflessi sulle condizioni di liquidità. A partire dal secondo trimestre del 2020, le misure di moratoria e la nuova finanza con garanzia pubblica hanno sostenuto la dinamica dei prestiti bancari al settore produttivo, consentendo anche un significativo miglioramento delle disponibilità liquide delle aziende.

 

Iscriviti al canale Telegram!  👉🏻  https://t.me/altoadigeinnovazione

Seguici su Facebook 👉🏻  https://www.facebook.com/altoadigeinnovazione

Seguici su Linkedin 👉🏻  https://www.linkedin.com/company/alto-adige-innovazione/ 

 

Nel primo semestre dell’anno le ore lavorate hanno subito una rilevante flessione in entrambe le province, in connessione con i provvedimenti di fermo della produzione e con il forte aumento delle ore di integrazione salariale. Il numero di occupati si è ridotto nella componente a termine e autonoma mentre il lavoro a tempo indeterminato è stato sostenuto dalle misure di tutela dell’occupazione. Il parziale recupero dei mesi estivi ha sospinto le assunzioni, soprattutto nei comparti legati al turismo. Nel complesso dei primi otto mesi dell’anno le posizioni di lavoro dipendente si sono ridotte di circa 4.000 unità in Trentino e di 10.000 unità in Alto Adige. Le condizioni del mercato del lavoro e l’incertezza generalizzata hanno comportato una forte riduzione dei consumi, soprattutto di beni durevoli. Ne hanno risentito anche i prestiti alle famiglie, in marcato rallentamento nella prima parte dell’anno, specialmente per le componenti del credito al consumo.

Nei primi sei mesi dell’anno il credito bancario al complesso delle imprese e delle famiglie è cresciuto in entrambe le province. Tale andamento riflette l’espansione della domanda di prestiti da parte del settore produttivo, soprattutto per il finanziamento del capitale circolante, a fronte di politiche di offerta più accomodanti. In Trentino l’aumento è stato trainato dalle banche extra-regionali mentre si è arrestato il calo degli impieghi da parte degli intermediari con sede in regione; in Alto Adige la crescita del credito è stata sostenuta dalle banche locali. Gli indicatori di deterioramento del credito sono rimasti sostanzialmente stabili per effetto dei provvedimenti varati con l’obiettivo di contenere l’insolvenza delle aziende e salvaguardare i redditi e l’occupazione nonché per le indicazioni delle autorità di vigilanza.

CNA: “Rischiamo il tracollo”

CNA Trentino Alto Adige esprime forte preoccupazione per i dati congiunturali delle Province Autonome di Trento e Bolzano, illustrati stamane dalla Banca d’Italia, in particolare per la mancanza di liquidità, i crediti deteriorati e il crollo del PIl. “È necessario – afferma Claudio Corrarati, presidente di CNA Trentino Alto Adige – attivare un piano straordinario di aiuti alle aziende sotto forma diretta, ovvero contributi a fondo perduto, o indiretta, ovvero annullamento di tributi. Occorre far partire una campagna di informazione per rinegoziare le posizioni creditizie tra imprese e banche, in una forma di collaborazione che abbia come interesse comune quello di mantenere l’esistente e creare nuova economia”.

Corrarati sottolinea: “Con la prima ondata di crisi causata dal virus, in primavera, migliaia di aziende in regione hanno fatto ricorso a contributi e a nuovi prestiti bancari. Ora queste stesse aziende, nella seconda ondata del virus, rischiano il deterioramento delle posizioni debitorie per mancanza di liquidità, in un sistema che le mette in sofferenza. Se non si agisce subito, rischiamo di perdere per strada, nei prossimi mesi, pezzi importanti della nostra economia, in particolare nella produzione e nei servizi. I prestiti bancari, infatti, sono lievitati di più in alcuni settori ad alta densità occupazionale oppure particolarmente colpiti dall’inattività. La mancanza di liquidità, per alcune categorie, rischia di mettere in forte dubbio la sopravvivenza delle aziende”.

Ti potrebbe interessare