New European Bauhaus, 4 progetti altoatesini in finale: contadini influencer, mappe inclusive e riciclo

L’Alto Adige si è fatto notare al “New European Bauhaus Prize 2023”, il concorso promosso dalla Commissione Europea per premiare i progetti multidisciplinari che raggiungano obiettivi di cambiamento sociale ed ecologico coniugando sostenibilità, estetica e inclusività. Su 61 progetti finalisti da tutto il continente (frutto di una scrematura a partire da 1.450 candidature) che hanno concorso alle premiazioni avvenute il 22 giugno a Bruxelles, ben quattro sono nati in provincia di Bolzano. Dai contadini influencer alle mappe digitali, dal sapone fatto con l’olio di frittura al recupero del legno dei pallet, ve li raccontiamo.

Giovani Farminfluencers

Il progetto “Farmfluencers of South Tyrol” ideato da Meike Hollnaicher e Thomas Schäfer è arrivato tra i tre finalisti nella categoria “Reconnecting with nature”, nella fascia “Rising stars” dedicata agli under 30. Da tre anni i due – la cui storia Alto Adige Innovazione aveva già raccontato qui – utilizzano podcast, video, social media e il loro sito web per raccontare storie di ispirazione di contadini e contadine che osano aprire nuove strade nell’agricoltura. Allo stesso tempo, creano comunità e opportunità di scambio reciproco per gli agricoltori interessati.

“A volte ci viene il dubbio che il nostro lavoro valga davvero quanto pensiamo. È una grande conferma che ciò che facciamo sia riconosciuto anche dagli esperti“, afferma Meike Hollnaicher. Per l’équipe è particolarmente importante che i cosiddetti “movimenti di base” siano ora presi sempre più sul serio dalle autorità competenti e inclusi nel programma di sviluppo locale.

“La trasformazione deve venire dal basso e dalla gente, non è sufficiente inveire contro la politica, perché questa fornisce solo una cornice. Siamo tutti come l’erba che può crescere attraverso il cemento quando vede la luce”, aggiunge Thomas Schäfer. In questo senso incontrare a Bruxelles tanti piccoli e grandi progetti provenienti da tutta Europa è stata un’esperienza speciale e incoraggiante.

Meike Hollnaicher presenta Farmfluencers of South Tyrol a Bruxelles, foto di Thomas Schäfer

“Il cambiamento climatico sta andando avanti, la situazione è grave – affermano Meike e Thomas –. Secondo un rapporto del 2022 dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), il 95% del nostro cibo proviene dal suolo. Ma il modo in cui coltiviamo oggi a livello globale, il 90% di tutti i suoli sarà distrutto entro il 2050. Se nulla cambia, il degrado del suolo minaccerà i nostri ecosistemi, il nostro clima e la nostra sicurezza alimentare. Ogni progetto, per quanto piccolo, è quindi importante. Abbiamo bisogno di chi agisce”.

E adesso? Dall’inizio del progetto, i due lavorano su base volontaria. È una sfida motivarsi ogni giorno, ma il feedback positivo degli agricoltori e il riconoscimento del loro lavoro come motore della trasformazione ecosociale danno loro energia. Finanziano il loro lavoro con il crowdfunding (che si trova su http://www.farmfluencers.org) e raccolgono piccoli premi qua e là. Questa volta, purtroppo, non è bastato per vincere, ma sperano che presto arrivi l’opportunità di finanziamento o lo sponsor giusto. Il prossimo progetto è un film documentario sul clima, l’agricoltura e la gastronomia in Alto Adige.

Mapping Diversity

Il secondo progetto altoatesino finalista è “Mapping Diversity”, ed è stato sviluppato dallo studio di design Sheldon studio assieme all’Osservatorio Balcani Caucaso all’interno dello European Data Journalism Network. Il progetto è stato finalista nella categoria “Champions”, all’interno dello strand “Regaining a sense of belonging”.

La piattaforma digitale – che si può navigare qui – combinando open data con una narrazione visiva coinvolgente permette al lettore di esplorare tutti i fatti relativi al divario di genere nelle principali città europee. Come? Attraverso la toponomastica di oltre 145mila strade in 30 città di 17 paesi europei, il 90% delle quali è dedicato a uomini bianchi.

I nomi delle strade, come si legge nella presentazione del progetto, “hanno un forte potere simbolico e sono permeati dei valori culturali alla base dei processi decisionali, della legittimazione del passato e della costruzione di una memoria storica collettiva di quel passato. Non è un caso che dalla Rivoluzione francese alle proteste di Black Lives Matter, le richieste politiche di cambiamento siano state accompagnate da momenti di simbolismo che hanno spesso comportato la ridenominazione di strade, piazze e altri spazi urbani. Ciò pone una domanda: nella toponomastica dell’Europa contemporanea, chi è visibile e chi rimane invisibile?

Mapping Diversity si propone di rispondere a questa domanda. Combinando open data con una narrazione visiva coinvolgente, il lettore può esplorare tutti i fatti relativi al divario di genere nelle principali città europee. I visitatori della piattaforma possono leggere statistiche sintetiche sui nomi delle strade nelle città europee e approfondire le mappe per scoprire le dediche specifiche dei nomi delle strade. Con un clic, il visitatore può generare automaticamente una scheda per i social media con visualizzazioni di dati e approfondimenti sulla città selezionata e condividerla rapidamente per avviare una conversazione sulle dinamiche di genere che si celano dietro i nomi delle strade. In questo modo, l’esperienza va oltre lo schermo di un singolo individuo. Popola la sfera pubblica (digitale) con fatti provocatori sugli stereotipi e le dinamiche di potere insite nelle nostre vite urbane.

Sapone dall’olio delle patatine fritte

Gli altri due progetti riguardano applicazioni di economia circolare. Mezo, finalista nella fascia “rising stars” della categoria “Shaping a circular industrial ecosystem and supporting life-cycle thinking” utilizza l’olio di scarto della frittura dei fast food per produrre sapone. Il progetto nasce da un laboratorio di eco-social design tenuto dalla Libera Università di Bolzano nell’inverno 2021-2022 dai docenti Karl Emilio Pircher, Kris Krois, Aart van Bezooijen e Secil Ugur Yavu, con i partner OfficineVispa, Ufficio Famiglia, Donna, Gioventù e Promozione sociale del Comune di Bolzano e Mezopotamia Kebab.

“Un approccio per ridurre lo spreco di risorse e la dispersione dell‘olio nell‘ambiente – si legge nella presentazione del progetto –. Gli ingredienti non vengono importati da lontano, ma vengono direttamente dal fast food locale. Dopo aver fritto le patatine, lo stesso olio può anche pulire le mani. I fast food sono luoghi d’incontro di persone di tutti i tipi. Pertanto il sapone non deve contenere solo ingredienti della cucina, ma anche le idee e i sentimenti delle persone. L‘olio usato, un materiale di scarto, considerato sporco e disgustoso si trasforma in un prezioso alleato per la nostra pulizia. Il sapone, un prodotto di uso comune trasformato in medium. mezo”.

Riusare i bancali

Il progetto “Supply chain crafts”, promosso da Fercam Echo Labs, – impresa sociale nata nella sede romana della società bolzanina della logistica Fercam – si è classificato finalista nella fascia “Champions” della categoria “Shaping a circular industrial ecosystem and supporting life-cycle thinking”. Si tratta di un progetto di riuso del legno dei pallet utilizzati per il trasporto delle merci. Il materiale anziché essere avviato all’incenerimento diventa la base di laboratori creativi che lo trasformano in oggetti d’arredo coinvolgendo fasce sociali fragili come migranti, donne e disoccupati. Maggiori informazioni nella scheda del progetto.

In copertina: i finalisti del New European Bauhaus 2023, foto Commissione Europea

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